Mentre il Coronavirus miete vittime e sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari, costringendo i Governi a misure drastiche come quelle adottate in Italia, l’economia è bloccata e lo scenario futuro oltre che incerto – in quanto non si sa quando si tornerà alla normalità – è anche nero per molte aziende. La realtà molisana già sofferente potrebbe subire un tremendo contraccolpo, con ripercussioni per le piccole e medie imprese che si protrarranno probabilmente per il resto dell’anno e con una parte di queste che rischia di chiudere i battenti.
“Siamo preoccupati non solo per la salute delle persone ma per ciò che succederà dopo l’emergenza“, afferma Pasquale Oriente, presidente provinciale di Campobasso della Confesercenti. “Il futuro che si prospetta è drammatico. Già la situazione non era positiva, ora questa pandemia ha inflitto una mazzata definitva alle attività commerciali e artigianali. Noi crediamo che fra il 50 e il 60 % degli esercenti subirà un colpo da cui sarà difficile riprendersi e molti rischieranno di sparire“. Le prime misure adottate dal Governo non sono considerate sufficienti. “Il sostegno di 600 euro alle partite iva come previsto nel decreto “Cura Italia” ci sembra una misura irrisoria in confronto a ciò di cui ci sarebbe bisogno. Di certo non basterebbe un contributo una tantum ma stanziamenti per almeno sei mesi, forse anche un anno. Il Governo ha promosso il reddito di cittadinanza e ora, di fronte a questa emergenza, vuole dare un piccolo indennizzo ad attività che devono affrontare spese e tasse importanti, oltre che avere il necessario per vivere. Inoltre la sospensione dei tributi non farà altro che rinviare le scadenze a giugno, facendo ritrovare il problema raddoppiato, perché bisognerà pagare il vecchio e il nuovo“. Se la Confesercenti si sta muovendo sia a livello nazionale che locale, non mancano proposte simili su altri fronti. Quella di uno stanziamento di un contributo importante arriva anche dall’ex presidente dell’Acem Corrado Di Niro.
“È un momento di emergenza per tutti“, afferma l’imprenditore. “Il Governo ha ‘partorito’ un Decreto col quale aiutare famiglie e imprese. Ecco le imprese, quelle che danno lavoro alle famiglie. Il premier Giuseppe Conte ha dichiarato di essere consapevole che la misura da 25 miliardi non sarà sufficiente, dovendo ricostruire il tessuto economico una volta terminata l’emergenza Coronavirus. Ha parlato di interventi rapidi. Dalle parole, però, occorrerà passare ai fatti. Immediatamente. Diversamente, saranno migliaia le aziende e le imprese che non riapriranno dopo l’emergenza, lasciando a casa milioni di lavoratori nella disperazione delle famiglie. Sarà importante, ad esempio, prevedere e lanciare tutti insieme, noi imprenditori, un motto che, partito dal Molise, dovrà riecheggiare nelle stanze romane: aiuti alle imprese a fondo perduto. È indispensabile, perché aiutare vuol dire consentire la ripartenza. Il solo posticipo delle scadenze di tasse e contributi non aiuterà le aziende, che si ritroveranno a dover pagare tutto insieme nella seconda parte del 2020. Ciò significherà il collasso delle imprese. Per far ripartire l’economia e difendere milioni di posti di lavoro unitevi al coro: aiuti alle imprese a fondo perduto“. Mentre alcuni commercianti sono costretti per disposizioni governative a restare con la saracinesca chiusa, coloro che rientrano fra i servizi essenziali e possono restare aperti non se la passano tutti allo stesso modo.
Testimone del momento desolante è Jacopo, edicolante di piazza della Repubblica, munito di guanti e talvolta di una mascherina e costretto a osservare la strada silenziosa davanti a sè in attesa del prossimo cliente. I numeri delle vendite ovviamente si sono ridotti. “Il calo è significativo e rispetto a quelle che erano le mie aspettative sono persino sorpreso per le persone che comunque passano qui da me. Il calo più drastico si registra sui giornali, per i quali si verifica il maggior reso. Riviste, enigmistica, materiale destinato ai bambini mantengono, se vogliamo, un buon numero di richieste per essere in un clima di emergenza. Tuttavia i clienti vengono per lo più la mattina, il pomeriggio resto chiuso perché non passa quasi nessuno“. Le misure vengono rispettate? “Io dietro a questa pila di carte la distanza la rispettavo anche prima. Ci sono clienti con le mascherine, altri non hanno nulla, ma se capita di arrivare qua davanti allo stesso tempo restano in attesa a debita distanza. Questa emergenza e le distanze di sicurezza imposte l’uno dall’altro hanno generato una sorta di diffidenza fra le persone“.