E’ la domenica di Pasqua, quella che i cristiani vivono come la festa della Resurrezione e che molte persone amano condividere cone le proprie famiglie e i propri parenti. Ma l’emergenza sanitaria Coronavirus quest’anno impone una Pasqua “solitaria” a tutti, da passare insieme solo eventualmente con chi condivide lo stesso tetto o meglio lo spazio della propria abitazione. Non ci sono persone in strada. Generalmente questa è la prima vera domenica primaverile in cui, in concomitanza con la festa, fra la partecipazione alla Santa Messa e la passeggiata in compagnia, il centro dei vari comuni pullula di persone. Vedere vuoto Corso Vittorio Emanuele II a Campobasso, come gli altri principali punti di incontro nei comuni del resto della regione, è qualcosa di surreale. La Resurrezione i cristiani la vivono nel cuore, la tecnologia ci permettere di essere tutti virtualmente vicini. Ma la rinascita della vita sociale – e non solo – dovrà ancora attendere per un pò
Gravina: “Mai come oggi senso di comunità è chiamato in causa”
“Campobasso e la sua gente non aveva mai vissuto un evento così gravoso per le relazioni sociali. È una sfida contro un nemico invisibile ma che possiamo combattere con le giuste condotte, quelle di persone responsabili che riconoscono il giusto valore ad ogni singolo agire; quelle di cittadini che con il proprio comportamento tutelano la salute propria e quella dell’intera comunità. Perché mai come oggi, il senso di comunità è chiamato in causa, dimostrando che ogni singolo comportamento ha senso e valore nel rispetto reciproco. Campobasso e la sua gente, non aveva mai vissuto un evento così asociale, soprattutto in questi giorni in cui la socialità solitamente si unisce al credo e trova, nelle celebrazioni religiose, l’occasione per tornare a riempire le strade ed i luoghi dopo il periodo invernale, mai così corto e quasi mai così caldo come negli ultimi anni. Ma Campobasso e la sua gente sono chiamati a dimostrare, ancora di più in questo particolare momento, di comprendere l’emergenza ed il pericolo, di saper rispettare l’isolamento al quale tutti, o quasi, siamo relegati, nella speranza così di poter presto tornare a riempire chiassosamente ogni angolo della nostra amata città. Auguri di buone festività pasquali a voi tutti, con la forza ed il coraggio che questo momento richiedono”.
Roberti: “Ricorderemo questi giorni bui ma dobbiamo ancora scrivere la storia”
“Cari amici, nessuno di noi poteva immaginare di dover vivere in questa surreale situazione, in queste interminabili notti mi è tornato alla mente un passo del Manzoni che da studente personalmente mi toccò molto… Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d’insolito rispetto, con un’esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarle un filo d’intorno, né di lasciar che altri ardiscano di farlo e di metterla sotto terra così». Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l’inaspettata ricompensa, s’affacendò a far un po’ di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come su un letto, ce l’accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l’ultime parole: «addio, Cecilia! riposa in pace! In questi giorni quanti non hanno potuto accompagnare nell’ultimo viaggio un padre, una madre, un fratello, quanti di noi non hanno potuto farsi il segno della croce d’innanzi alla bara di un amico. Quante persone sono state seppellite nella solitudine della morte. Ma la Pasqua ci insegna che c’è sempre una resurrezione, c’è e ci sarà sempre un momento in cui presi dallo sgomento e dalla disperazione intravediamo quel barlume di luce che ci incoraggia ad andare avanti. Ricorderemo questi giorni bui e tristi che verranno riportati sui libri di storia, ma noi questa storia la dobbiamo ancora scrivere, dobbiamo scriverla raccontando di aver sconfitto questo maledetto nemico invisibile. Questa Pasqua di resurrezione dovrà essere per tutti noi da stimolo per vincere questa battaglia perché solo se tutti ci impegneremo ad accettare le regole che ci siamo dati, insieme riusciremo a poter scrivere una nuova pagina della nostra vita. Se tutti vogliamo tornare a riscoprire la nostra città, ad assaporare il profumo del mare, ad abbracciarci, salutarci stringendoci una mano, per ogni resurrezione occorre sempre fare un sacrificio, quel sacrificio che io oggi chiedo a tutti Voi dicompiere. Rispettiamo le regole e Forza Termoli perché insieme ce la faremo. Buona Pasqua a Voi e ai vostri cari”.