Quarantena non è soltanto sinonimo di separazione. La quarantena può separare le persone ma unire gli animi.
Lo sa bene Bazoumana, ragazzo ivoriano ospite del centro SIPROIMI del comune di Sepino, arrivato in Italia con la valigia ricolma di speranza e passioni. Una su tutte: quella per il prossimo. Un ragazzo costretto a lasciare tutto e a vivere separato dai propri affetti, a convivere con la sofferenza di non poter abbracciare i suoi bambini o i suoi genitori e di poterli vedere attraverso il solo filtro freddo di uno smartphone. Appena venticinquenne, Bazoumana è stato accolto presso il centro del progetto SIPROIMI del comune di Sepino gestito dall’associazione “Dalla parte degli ultimi”, dove vive in questi giorni le dolorose conseguenze e restrizioni che il Covid-19 ha imposto a tutti.
Ma non si è dato per vinto: armato di ago e filo, i suoi strumenti del mestiere, ha deciso di dare il proprio contributo durante questa emergenza per offrire un minimo di conforto a chi più di ogni altro sta pagando il prezzo di questa epidemia: gli anziani ed i malati. Bazoumana, che in Costa d’Avorio ha imparato il lavoro di sarto, ha voluto mettere a disposizione le proprie capacità producendo mascherine protettive da donare alle case di cura del paese, per far sentire la propria vicinanza a chi in questo momento sta soffrendo. Insieme agli altri ragazzi ospiti nella struttura, ha avviato un piccolo laboratorio ed ha iniziato la sua produzione. Le mascherine naturalmente non sono certificate ma, essendo queste ultime introvabili, i presidi home-made contribuiscono comunque, insieme a tutte le altre misure disposte dalle linee guida ministeriali, ad offrire una forma di protezione e a lenire la preoccupazione di chi è maggiormente vulnerabile.
Le mascherine sono state quindi donate a diverse realtà del territorio e pian piano sono iniziate ad arrivare richieste anche da parte della popolazione residente, che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa. “Il gesto di Bazoumana – dichiarano dall’associazione “Dalla Parte degli Ultimi” – vuole essere un modo per rendersi utile in favore del paese che lo ha accolto e supportato nel suo percorso di integrazione. Un gesto di generosità che speriamo arrivi anche alle coscienze delle tante persone che ancora mostrano diffidenza nei confronti degli stranieri: insieme si è più forti, non solo nei momenti di particolare criticità come quello attuale”
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