Il Tribunale Civile di Campobasso ha riconosciuto a un molisano il recupero da un istituto di credito locale di 100mila euro di debito dopo aver rilevato profili di usura e anatocismo. In particolare il soggetto, seguito in giudizio dagli avvocati Aldo e Stefano De Benedittis (foto in basso), aveva stipulato con un istituto di credito un contratto di mutuo per un valore complessivo – tra capitale ed interessi – di circa 260mila euro. Il giudice, a seguito di perizia del CTU e accogliendo le tesi del ricorrente, ha rilevato, nella sua statuizione, come il contratto di mutuo fosse gravato sin dall’inizio sia dall’usura che dall’anatocismo, tipico, quest’ultimo, dei piani di ammortamento c.d. “alla francese”. Tale pronuncia, accogliendo le tesi sulle molteplici violazioni del Codice Civile, ha portato l’originario debito da 260mila euro a 160mila. Quindi ha consentito ai richiedenti il recupero di una somma di circa 100mila euro. Non male di questi tempi. Infatti, una volta che in un qualsiasi contratto avente ad oggetto la dazione di una somma di denaro vengano accertate la violazione del 2° comma dell’Art. 1815 del C.C. (se sono convenuti interessi usurari la clausola è nulla e non sono dovuti interessi) e la violazione della norma imperativa ex Art. 1283 C.C. – che vieta la produzione di interessi su interessi precedentemente scaduti – qualunque interesse non è dovuto. “In un momento storico come questo – precisano dallo studio legale – sapere che il proprio debito con la banca diventa né più né meno che un semplice dilazionamento del rimborso di una somma depurata da qualsiasi interesse, può aiutare le imprese ed i privati cittadini a vivere più serenamente o, nel caso in cui il rimborso delle somme sia terminato, a vedersi riaccreditare somme non dovute sui propri conti correnti. Spesso accade – chiosano i legali – che i soggetti che si rivolgono agli istituti di credito per un mutuo o un finanziamento in generale, certi di aver sottoscritto un contratto con tassi d’interesse apparentemente bassi, non siano consapevoli che anche dietro ad un tasso dell’1% o del 2% si nascondano pratiche scorrette perpetrate a loro danno dagli istituti creditizi”.
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