“Nonostante le ferree limitazioni imposte dal lockdown, l’assessore regionale Vincenzo Niro avrebbe preso parte ad un incontro di natura politica svoltosi ad Agnone la sera di venerdì 15 maggio“. A denunciarlo è il consigliere regionale del M5s Andrea Greco, che ha voluto vederci chiaro su quelle che sono inizialmente giunte come indiscrezioni di un intervento dei Carabinieri in Alto Molise per identificare diverse persone che in barba alle disposizioni relative al contenimento del contagio avrebbero generato un assembramento. Tanti i messaggi arrivati allo stesso Greco, essendo residente ad Agnone, per chiedergli se fosse lui l’esponente di Palazzo D’Aimmo sotto accusa. Mentre al momento non trapelano dettagli da parte dei Carabinieri. “Al tavolo, seduto insieme a lui, ex amministratori del consiglio comunale di Agnone, cittadina che si appresta a tornare al voto dopo la caduta del sindaco Lorenzo Marcovecchio. Insomma, un incontro politico in un luogo chiuso, nonostante le restrizioni ancora in vigore. In un momento come quello che sta attraversando l’intero Paese, chi rappresenta i cittadini nelle istituzioni ha il dovere di dare l’esempio sul rispetto delle leggi. Dopo mesi di comunicati e dirette del governatore Donato Toma che invitava tutti a rispettare le regole, ora un rappresentante della sua maggioranza è il primo ad infrangerle? La vicenda merita un chiarimento. Lo si deve ai tanti molisani che tra mille difficoltà fanno fatica e sacrifici per andare avanti, lo si deve per rispetto ai tanti operatori della sanità che hanno fatto e fanno di tutto per proteggerci. Soprattutto per queste ragioni, tramite una interrogazione urgente, ho chiesto al presidente della Regione Molise di fare luce su questo episodio. Un fatto che, se confermato, sarebbe molto grave. Ritengo non sia tollerabile che le norme e i divieti possano valere solo per alcuni, mentre ad altri è consentito violare le disposizioni delle autorità. Se l’incontro sarà confermato e se la presenza dell’assessore sarà accertata, l’unica strada percorribile resta quella delle dimissioni da parte di chi ha palesemente violato le regole, le leggi. Contravvenire a norme imperative da parte di rappresentanti politici-istituzionali rappresenta un’aggravante, almeno dal punto di vista etico, per il semplice fatto che, lo ripeto, il ruolo istituzionale deve essere esempio di condotte corrette per l’intera collettività. A Donato Toma il compito di chiarire fin da subito una vicenda che inevitabilmente potrebbe gettare fango sull’intera regione“.
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