“Non avete capito che vi stiamo aiutando, non sapete cosa vi sta per succedere“. E’ una delle frasi intercettate dagli inquirenti nell’ambito dell’operazione antidroga “Piazza Pulita” che sarebbero state pronunciate da uno dei capi dei sodalizi nei confronti di tre acquirenti che pare avessero contratto un debito rimasto insoluto per circa 8mila euro. Fa parte di quegli elementi che mostrerebbero i metodi talvolta violenti ed estorsivi utilizzati nella gestione dell’attività e nella riscossione dei crediti da parte del 32enne di Bojano, finito in carcere, che si faceva chiamare “Serpente”, ritenuto al vertice dell’associazione dedita in particolare allo spaccio di cocaina che ruotava attorno ad un night dell’area matesina e che aveva interessi anche a Campobasso. Il giovane reggente, secondo le indagini, avrebbe tenuto rapporti stretti con l’altro boss che si era insediato a Bojano, il 53enne considerato dalla Procura ex affiliato al clan camorristico Rega di Castello di Cisterna, tramite il quale spesso si riforniva. Proprio un vecchio debito sostanzioso avrebbe spinto il 32enne ad intercedere per lui presso tre acquirenti al fine di farsi consegnare i soldi entro una certa data, anche a costo di farsi cedere un bar intestato ad uno dei tre. “Ha detto vai ad incendiargli la casa… fai quello che vuoi tu per farti dare i soldi“, continua il giovane capo per intimorire i presunti debitori, facendo leva sulla pericolosità del 53enne. “Sono altre cento persone che sono dietro a lui… dopo entri in guerra“. Ad appoggiare però il modus operandi ci sono anche i suoi sodali. A partire dalla moglie, coinvolta nell’associazione. “Ti faccio vedere io che succede putt…“, rivolta ad una delle debitrici. E un altro indagato farebbe capire che se non venisse rispettata la scadenza “il bar pufff“, probabilmente ad intendere che sarebbe saltato per aria. Non sarebbe l’unico episodio. In un’altra occasione il 32enne e un altro associato per farsi pagare avrebbero minacciato e schiaffeggiato un cliente fino a farlo piangere e tirare fuori qualche centinaio di euro. Per avvalorare la sua autorità il capo si sarebbe procurato anche una pistola, che sarebbe stata mostrata in più occasioni per raggiungere lo scopo, nell’ambito delle riscossioni. “Ti sparo anche se ti voglio bene” sarebbe il messaggio inviato ad un cliente. In un caso sarebbe arrivato persino a fare irruzione armato in casa di un 50enne extracomunitario, indagato nell’attività di spaccio e all’epoca dei fatti fra i gestori del night, probabilmente per farsi saldare un debito di droga. L’inquilino di casa, in una intercettazione, avrebbe riferito di non volerlo però denunciare: “Io voglio lavorare, non fare casini“.
Trasferito nel carcere di Cassino.
Il 32enne, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenutosi nei giorni scorsi, è stato trasferito da uno degli istituti di pena molisani, dove era stato associato al momento dell’esecuzione dell’ordinanza di misura cautelare, al carcere di Cassino. Sarebbero probabilmente subentrati incompatibilità con altri detenuti al fine da rendere opportuno, dopo l’interrogatorio, il suo trasferimento. Ovviamente non ci sono modifiche alle esigenze cautelari sottoscritte dal gip. La difesa del giovane sarebbe invece al lavoro per ottenere una misura meno afflittiva.
Il ruolo delle donne
Nell’inchiesta sarebbe emerso anche il ruolo delle donne più vicine al capo dell’associazione. La moglie sarebbe stata, oltre che coinvolta nell’attività di spaccio, anche la principale consigliera del “Serpente”. La partecipazione ad almeno un episodio di matrice estorsiva sarebbe da collegare alla intercettazione sopra riportata. Anche la madre del 32enne avrebbe preso parte in più occasioni alle cessioni dello stupefacente. Il night inoltre poteva rapprestentare secondo gli inquirenti un luogo ideale per intercettare i consumatori della polvere bianca e di altri stupefacenti. Almeno una parte delle persone che ruotavano intorno al locale era coinvolta nell’attività di spaccio. Due intrattenitrici sono finite nel mirino della Procura per aver consegnato droga agli acquirenti. Su Campobasso il “Serpente” poteva fare affidamento su due ragazze incensurate che probabilmente avrebbero potuto avere maggiore libertà di movimento lontano dai sospetti delle forze dell’ordine.