Ospedale Covid a Larino, missione da 11 milioni di euro. La richiesta di 100 sindaci. Il 15 giugno consiglio regionale monotematico

Trasformare il Vietri di Larino in centro di cura per pazienti Covid è la proposta fatta da 100 sindaci molisani che hanno rimarcato le loro idee con una manifestazione di qualche giorno fa proprio nello spiazzale del nosocomio del basso Molise. Un’operazione che costerebbe alla Regione circa 11 milioni di euro per ottenere una camera iperbarica, 35 posti letto compreso di terapia intensiva e semi intensiva. La richiesta è stata appoggiata, oltre che dal Commissario alla Sanità Molisana Angelo Giustini, anche dalle opposizioni. Il segretario del PD Molisano, facciollaVittorino Facciolla si è fatto portavoce con una mozione ed ha chiesto un consiglio monotematico sul tema che si terrà il prossimo 15 giugno. “Siamo soddisfatti di questo importante risultato per due motivi – commenta Facciolla. –  Il primo è che da mesi (e siamo stati i primi) sosteniamo che realizzare l’ospedale Covid a Larino significa poter creare un importante centro interregionale per le malattie infettive che sarà sicuramente motore per l’economia del nostro territorio, il secondo motivo è che finalmente si torna a discutere in Consiglio regionale di temi fondamentali per tutti i cittadini molisani come quello della Sanità e si torna a farlo con una prospettiva programmatica e concreta.” E così, se questo significa anche prepararsi alla nuova eventuale ondata di virus che si prevede nel prossimo autunno, anche il sindaco di Capracotta incalza chiedendo che nella riforma della sanità molisana sia presente l’ospedale di Agnone. ” In questi giorni si parla – giustamente – dell’Ospedale di Larino, ma si continua, volutamente, ad ignorare l’Ospedale di Agnone che nel corso degli anni ha subito solo tagli e ridimensionamenti – afferma Paglione in una nota nella sua pagina Facebook. – Ma adesso non credo ci siano più scuse, perché le risorse ci sono. E dunque si può investire istituendo subito un minimo di posti di terapia intensiva per far funzionare il pronto soccorso, le sale operatorie, almeno per il day e week surgery, il reparto di medicina, al quale dovrà essere subito assegnato un direttore e gli altri servizi (la radiologia, finalmente con una nuova Tac, il laboratorio di analisi e gli ambulatori specialistici, la cardiologia prima di tutto). Praticamente, il minimo indispensabile per assicurare alla popolazione altomolisana e di un vasto territorio al confine con la Regione Abruzzo quei servizi che sono necessari in un’area disagiata. Perché anche quando l’emergenza Covid sarà del tutto cessata, speriamo al più presto, noi dovremo comunque fare i conti con i problemi di sempre. Potremo, tuttavia, giocarci qualche opportunità che ci viene data, ad esempio, dalle qualità che abbiamo, a cominciare dall’ambiente e dai grandi spazi a disposizione, dall’ormai imminente attivazione della banda ultralarga e dalla stessa qualità del vivere, proprio per provare a ripopolare i nostri territori. Poter contare su un ospedale che funziona e che riesce a mettere in sicurezza la vita delle persone rappresenta un punto di forza per tutto il territorio. Per questo, senza dimenticare il dramma vissuto, e con il pieno e totale rispetto dei morti e di quanti hanno sofferto e lottato contro l’epidemia, cerchiamo di coglierne, se possibile, gli aspetti positivi. Che sono quelli di aver riportato l’attenzione sulla sanità pubblica e di aver saputo mobilitare una ingente quantità di risorse finanziarie.” Anche questa una proposta fatta sin dall’inizio dell’emergenza Covid che vede il rilancio del nosocomio non solo perché abbia un ruolo strategico in emergenza come presidio di un’area disagiata ma anche in una visione futura. Il coraggio di tornare ad investire sulla sanità regionale, dunque, viene invocato in ogni area del territorio regionale.

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