Nella giornata odierna personale della Polizia di Stao di Campobasso ha dato esecuzione ad una misura cautelare personale degli arresti domiciliari in comunità terapeutica nei confronti di un giovane di Campobasso, per reati di maltrattamenti in famiglia ed estorsione. Dalle indagini è emerso un drammatico spaccato familiare in cui l’indagato costringeva il padre ad accompagnarlo a comprare lo stupefacente, anche più volte al giorno e nonostante le restrizioni alla circolazione dovute all’emergenza sanitaria. Tanto faceva dopo aver previamente ottenuto dalla madre, con insistenza e minacce, la ricarica della carta prepagata a lui in uso. Il rifiuto di concedergli denaro o di accompagnarlo a comprare lo stupefacente era fonte di condotte aggressive e minacciose da parte dell’indagato ai danni dei genitori. All’esito delle indagini questa Procura della Repubblica formulava, per ben due volte, richiesta di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere che veniva rigettata dal GIP. A seguito dei provvedimenti di rigetto si proponeva appello al Tribunale del Riesame che, condividendo le argomentazioni fornite dalla Procura, disponeva gli arresti domiciliari in comunità di recupero, avendo l’indagato espresso, medio tempore, una volontà in tal senso. La vicenda ripropone, in tutta la sua drammaticità, il vissuto di tante famiglie con tossicodipendenti i quali, a causa dell’uso delle sostanze stupefacenti, diventano pericolosi per sé e per gli altri rendendo insostenibile la convivenza al punto che la prospettiva del carcere, per un figlio, diventa preferibile alla prosecuzione di una vita fatta di paure, di sofferenze e di emarginazione. L’applicazione della misura cautelare in comunità di recupero rende auspicabile che l’indagato, con il tempo, troni ad essere un “soggetto persona” e non più un “oggetto” in balia della dipendenza; che la sua famiglia possa riacquistare parte della serenità perduta e che tutto questo possa – unitamente a centinaia di casi analoghi – contribuire a ridurre il consumo di stupefacenti sulla piazza locale, prima causa del moltiplicarsi dei fenomeni criminosi e dell’interessamento della criminalità di tipo mafioso per questo territorio.
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