“In Molise non si segnalano stabili presenze di organizzazioni con i caratteri tipici delle mafie. Tuttavia la Regione non risulta immune da proiezioni di cosche di ‘ndrangheta, di clan di camorra e di sodalizi di origine pugliese“. E’ un passaggio della Relazione semestrale della Dia – Direzione Investigativa Antimafia – inviata al Parlamento, in cui viene esaminata anche la situazione della nostra regione, dove le mafie trovano spazio grazie alle alleanze con pregiudicati locali senza necessità di spostarsi o stabilizzarvisi. “Un elemento che accomuna queste organizzazioni sono le intese con pregiudicati di altre nazionalità, stabilitisi in Molise, o con famiglie rom stanziali, che agevolano la gestione sul territorio delle attività illecite tipiche delle associazioni mafiose, che sembrano così non avvertire la necessità di radicarsi. Di certo, la vicinanza geografica tra il Molise e la Campania tende a favorire la ‘migrazione’, in territorio molisano, di pregiudicati di origine napoletana e casertana, in particolare lungo la fascia adriatica e nelle zone tra il Sannio e il Matese, queste ultime prossime alle aree di influenza del cartello casertano dei Casalesi“.
La doppia strategia dei clan nel periodo post Covid.
La “paralisi economica” provocata dalla pandemia di coronavirus può aprire alle mafie “prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”, si legge nella relazione, in riferimento alla situazione in Italia. La mafia, ai tempi del Covid-19, è l’altro virus. Il rischio, spiegano gli analisti, è che le mafie allarghino il loro ruolo di “player affidabili ed efficaci” a livello globale, mettendo le mani anche su aziende di medie e grandi dimensioni in crisi di liquidità.