La CGIL del Molise apprende con dolore la notizia della morte di Andrea Gianfagna, pietra miliare del sindacalismo molisano, nazionale e anche internazionale. “La scomparsa di Andrea – scrive in una nota Paolo De Socio, segretario generale Cgil Molise – lascia un vuoto non solo nella CGIL ma anche in diverse generazioni di lavoratori e compagni che nell’uomo e nel sindacalista avevano da sempre trovato un punto di riferimento ideologico e concreto per la guida di tante battaglie e rivendicazioni. Andrea Gianfagna ha trascorso, con incarichi diversi, più di settant’anni in CGIL. Mai domo, nemmeno nel periodo della malattia, ha continuato a lottare a modo suo con fasi profonde di elaborazione e confronto, raccontando, negli ultimi anni, la sua storia legata indissolubilmente all’organizzazione che era parte di se e per sempre nel suo cuore: la CGIL. Andrea Gianfagna, come tutti i dirigenti del suo tumultuoso tempo, ha pagato di persona lo scotto della repressione post bellica : tra i protagonisti indiscussi delle lotte contadine che fecero da preludio all’applicazione della riforma agraria, mentre ricopre l’incarico di responsabile di Federbraccianti del Basso Molise, viene arrestato con l’accusa di avere occupato un fondo e di avere reagito all’intervento delle forze dell’ordine. Dal 1950 al 1960 ha guidato la Camera del Lavoro di Campobasso e successivamente prosegue il suo percorso sindacale nella FILZIAT, la categoria della CGIL che rappresentava i lavoratori dello zucchero, delle industrie alimentari e del tabacco, diventandone in breve tempo punto di riferimento e quindi Segretario Nazionale. Andrea Gianfagna lega il suo nome a vicende di rilievo della vita politico/sindacale italiana e Internazionale vivendo da protagonista scenari come quello che vide la nascita del Piano del Lavoro della CGIL (1949), gli scioperi “al rovescio”, la svolta sindacale di Di Vittorio e la controversa lettura dell’invasioni sovietiche avvenute a distanza di anni in Ungheria e poi in Cecoslovacchia. Negli elenchi dei carabinieri degli anni ’60 viene definito come “…socialista ma settario come un comunista…” quindi per i piani strategici di salvaguardia dell’ordine pubblico in quel tempo elemento da arrestare in caso di situazioni di “grave emergenza” determinate da lotte e rivolte. La storia di Andrea è ricca di episodi e per un certo verso affascinante anche negli anni delle divisioni della sinistra italiana : nel 1964 insieme ad altri militanti del suo partito di origine, quello socialista, contribuisce alla fondazione del PSIUP e in seguito continua il suo impegno nelle battaglie sindacali della FILZIAT riuscendo ad aggregare, nelle lotte contro i soprusi che si verificavano nel settore agro-alimentare e saccarifero in particolare, anche i movimenti studenteschi, dei commercianti e degli amministratori locali. Tanti i racconti legai alla sua militanza attiva anche negli ultimi mesi di vita raccolti in un libro intervista redatto da Elisabetta Scavo dal titolo : “Andrea Gianfagna: impegno e passione dalla parte del lavoro”. Quel libro che mi ha fatto conoscere anche aspetti intimi di Andrea e che abbiamo presentato, insieme allo stesso Andrea, visibilmente emozionato, a Norberto Lombardi, Antonio D’Ambrosio e Sandro Del Fattore, in anteprima nel giugno del 2018 all’Università del Molise. Il rammarico di non aver potuto tenere fede all’impegno di replicare la presentazione che Andrea avrebbe voluto fare in quel Basso Molise che lo aveva visto protagonista di tante battaglie. A volte la sua cagionevole salute altre i miei “maledetti non rinviabili” impegni, ora la sua scomparsa lo hanno impedito. Ciao Andrea, il tuo ricordo guiderà le nostre lotte”.
Petraroia: “Fra i protagonisti più dinamici del Mezzogiorno. Custodiamo il suo esempio”.
“La scomparsa di Andrea Gianfagna priva il movimento sindacale italiano di uno dei più dinamici protagonisti delle lotte sociali e politiche del nostro Mezzogiorno”, scrive Michele Petraroia, attualmente Coordiantore della Camera del Lavoro di Melfi. “Fervente antifascista socialista già dal 1944 è impegnato in attività promosse a Campobasso dal Comitato di Liberazione Nazionale e giovanissimo entra nella Segreteria della Camera del Lavoro, distinguendosi per passione, competenza e rigore. Guida le lotte contadine e viene arrestato nel 1953 per l’occupazione delle terre in Basso Molise. Dopo qualche mese su ricorso curato da Lelio Basso esce dal carcere. Vicinissimo a Giuseppe Di Vittorio lo accoglie nel 1954 a Salcito per l’inaugurazione della Casa del Popolo e successivamente a Campobasso per averlo ospite al matrimonio del fratello, dove Di Vittorio fu uno dei testimoni. Nel 1959 Andrea viene chiamato a Roma alla Federterra per poi passare alla Federazione degli Alimentaristi e quindi alla guida della Federbraccianti, acquisendo stima e autorevolezza, tant’è vero che nel 1980 è nella delegazione ufficiale della CGIL ai funerali di Pio La Torre insieme a Lama e Marianetti. Dopo l’esperienza nel PSIUP Andrea entrò nel PCI adoperandosi attivamente in ogni campagna elettorale con generosità esemplare, umiltà e spirito di servizio. Rientrava sistematicamente a Campobasso e in Sezione insieme alla moglie affrancava buste, telefonava, spronava i militanti e incoraggiava tutti. Per più generazioni di lavoratori, Andrea Gianfagna, è stato un riferimento prezioso sia per la sua attività sindacale improntata allo studio meticoloso, alla predisposizione di importanti piattaforme rivendicative e al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori attraverso la stipula di Contratti e Accordi, e sia per il suo impegno politico e culturale antifascista che mirava a garantire rapporti di forza più equilibrati nelle istituzioni a tutela della parte più debole della società italiana. Andrea era parte di quella generazione temprata dalla lotta al fascismo che ha dedicato la propria vita per far attuare la Costituzione, liberare gli ultimi dai lacci dello sfruttamento e affermare il principio di una dignità non negoziabile del valore del lavoro. La CGIL è stata la sua vita. L’ANPI la sua stella polare. Il Mezzogiorno è stato il suo cruccio. Campobasso la sua casa. Custodiamo il suo esempio”.
Facciolla: “Esempio di passione e capacità”.
“Una vita che scivola via in silenzio dopo aver fatto tanto rumore nelle vite di migliaia di persone: gli agricoltori e cittadini molisani”. E’ l’omaggio del consigliere regionale del Pd, Vittorino Facciolla. “Andrea Gianfagna, sindacalista della Cgil, nato a Campobasso e vissuto per il suo Molise, ci lascia solo fisicamente perché i risultati delle sue battaglie segnano ancora oggi il solco da seguire. Dall’impegno antifascista alle lotte contadine, dall’occupazione delle terre in Basso Molise all’attività nella segreteria della Camera del Lavoro. Una vita, la sua, con lo sguardo sempre rivolto agli altri, una vita al servizio di chi era nato senza alcun privilegio, i braccianti. Vicino ai grandi nomi del sindacalismo e dell’antifascismo come Giuseppe Di Vittorio, Lelio Basso, Pio La Torre, Luciano Lama e Agostino Marianetti, fu sempre un esempio di passione e capacità, di studio ed impegno. La sua vita, le sue battaglie, ancora oggi devono essere per noi, esempio di coerenza e forza. Se Gianfagna fu disposto ad accettare il carcere per aver occupato le terre molisane al fianco della resistenza contadina, anche noi oggi non dobbiamo temere le difficoltà delle battaglie quotidiane, delle lotte per il nostro territorio e per i molisani. La passione con cui Gianfagna ha vissuto il sindacato e ne ha fatto ragione di vita ci dimostra che le rivoluzioni possono avvenire ogni giorno, credendo fermamente nei valori che ci hanno lasciato i nostri padri e non indietreggiando neanche di un passo nella conquista dei diritti”.