C’è anche il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, eletto col Movimento 5 Stelle un anno fa, fra i beneficiari del bonus di 600 euro dedicato alle partite iva, percepito durante la fase del lockdown dell’emergenza sanitaria. Avvocato di professione, Gravina conferma all’Ansa di aver ottenuto il bonus tramite la Cassa Forense. “Ho devoluto tutto al Comune“, si giustifica. “Io non vivo di politica e comunque quei soldi sono stati immediatamente girati alle casse comunali“. La trasparenza del sindaco pentastellato arriva mentre infervora la “caccia alle streghe” per via della notizia dei cinque parlamentari – che non certo percepiscono indennità da fame – beneficiari del bonus, così come di diversi amministratori locali in Italia che hanno ottenuto i 600 euro, fra cui governatori, assessori regionali e appunto sindaci. In difesa di questi ultimi si è pronunciata l’Anci, definendo assurdo equiparare un parlamentare a un sindaco in termini di compensi, soprattutto per quanto riguarda i piccoli e medi comuni. Quello di Campobasso ad esempio percepisce 4734,10 euro lordi, non pochissimi certo rispetto al collega ad esempio di Ferrazzano o a quello di Oratino, che devono comunque amministrare una comunità con molti meno abitanti, e in ogni caso il bonus viene percepito come professionista privato e non come amministratore pubblico. Resta però in questi casi la questione morale che al di là delle polemiche di “pancia” o strumentali va poi analizzata caso per caso. Nel suo, Gravina, ribadisce di aver devoluto tutto al Comune. Il sindaco non è il solo a Palazzo San Giorgio ad aver percepito il bonus di 600 euro. Nessuno della sua giunta lo ha richiesto (peraltro non tutti gli assessori hanno partita iva), mentre in Consiglio sia fra la maggioranza che fra l’opposizione ci sono professionisti che ne hanno beneficiato. Fra loro ad esempio Giose Trivisonno del Pd, libero professionista fuori dal Palazzo Comunale, che però critica la fin troppa importanza mediatica data a questo “scandalo”: “Fiumi di parole in Italia per cinque onorevoli e qualche amministratore e non parliamo del fatto che ci sono 1000 miliardi di euro in ballo tra Mes, Suv e Recovery Fund che richiederebbero progettualità e pianificazione“. Chiaro che i consiglieri con le indennità di presenza, comunque percepite durante il lockdown con le partecipazioni in streaming, non arrivano ad accumulare neanche 1000 euro al mese. Eppure mentre Gravina sottolinea di aver fatto un’azione a favore della sua città e una parte dei residenti lo ha apprezzato, un’altra parte critica comunque la mossa del primo inquilino di Palazzo San Giorgio, sostenendo che il sindaco ha voluto fare beneficenza con i soldi dei cittadini e ricordando la critica fatta dal consigliere regionale del M5s Andrea Greco agli altri inquilini di Palazzo D’Aimmo per non aver voluto rinunciare ai rimborsi spesa di 4500 euro erogati durante il lockdown.
Lettera a Gravina del sindaco di Vinchiaturo, Luigi Valente.
“Caro Roberto,
faccio una lunga premessa prima di dire una cosa molto semplice. Io personalmente non ho mai creduto
molto alla rabbia con la quale il Movimento parlava di Casta e di privilegi, non mi sono mai appassionato
agli emolumenti dei politici, quanto ai risultati amministrativi che questi ottengono.
Il dibattito oggi, sui famosi 600 euro derivano proprio da quelle vostre battaglie, da quella vostra rabbia.
Tutto legittimo e tutto giusto.
Ma oggi, che ti trovi a dover anticipare una polemica (l’avresti mai raccontata la tua iniziativa di
beneficenza se non fosse emerso il caso nazionale?), tocchi con mano quanto il Movimento ha seminato
negli anni; per gli amministratori si parla più delle questioni di principio che di sostanza. E anche tu, oggi,
rischi di essere giudicato per questo.
Io sono amministratore di un comune molto più piccolo di Campobasso, e conseguentemente non
percepisco le tue stesse indennità, anche io, come te faccio l’avvocato, e anche io nel periodo del COVID ho
fatto (nel mio piccolo) attività di beneficenza, ma non ho mai richiesto l’indennità prevista dall'INPS o, nel
nostro caso, dalla Cassa Forense.
E questo nonostante non sia del Movimento, nonostante non sia ricco o con un cospicuo conto corrente;
ma solo perché ho ritenuto che il mio ruolo pubblico mi imponesse di evitare di farlo, per opportunità e per
onore; il mio ruolo pubblico mi ha suggerito che, in un momento di crisi profonda per tanti cittadini, forse
dovevo stare in prima linea nell’aiutare gli altri e in ultima nel cogliere i sostegni dello Stato.
E’ stato un ragionamento estremamente personale, che di certo non coinvolge colleghi avvocati che
contemporaneamente fanno gli amministratori spesso di comunità piccolissime che hanno visto contrarre
in maniera significativa il loro lavoro.
Questi hanno richiesto legittimamente il contributo, come tu stesso hai fatto altrettanto legittimante; ma le
urla insensate del tuo Movimento di qualche anno fa oggi come risuonerebbero? Non avreste gridato allo
scandalo se qualche anno fa fosse stato un altro sindaco al tuo posto a fare lo stesso? Non avreste detto
che fare beneficenza privata (anche con possibili riconoscenze di consenso) con soldi che derivano da
sostegno pubblico per un sindaco di una città grande era inopportuno?
Non è assolutamente mia intenzione giudicare le tue scelte ed il tuo operato, sapendoti anche persona
sensibile e corretta, ma vorrei che insieme potessimo concordare che nessuno debba mai fregiarsi di
possedere una patente di superiorità morale rispetto ad altri e che la buona politica non si realizza con la
rabbia, bensì con le buone azioni amministrative.“