La manifestazione pubblica viene annullata per rispondere alle ormai note ragioni di prevenzione legate all’emergenza coronavirus ma la sera la festa in piazza viene svolta lo stesso. Epilogo: si evita l’assembramento da una parte e si verifica dall’altra. E’ quanto successo ieri sera a Ripalimosani ma la situazione vissuta nel paese alle porta di Campobasso è solo uno spaccato di ciò che sta accadendo in altri comuni della regione e d’Italia. Chi risponde di un simile paradosso e dei rischi che di conseguenza vengono corsi da tutti? Ricostruzione. L’edizione 2020 del Palio delle Quercigliole, la tradizionale sfida a cavallo tra fazioni del paese, molto sentita dai residenti e capace di richiamare sempre centinaia di curiosi da altri comuni limitrofi, compreso il capoluogo, è stata annullata per evitare assembramenti, in linea con le norme anti Covid e come già avvenuto per tante altre manifestazioni. Nel pomeriggio è stata celebrata una Messa nella Cattedrale, mentre l’associazione che cura l’organizzazione ha lanciato l’iniziativa “Quest’anno si corre col cuore”, un sostegno per ripartire in sicurezza l’anno prossimo. Ma dopo il tramonto, approfittando anche di una serata-aperitivo allestita da un esercizio privato che comunque aveva compentenza di controllo solo entro il proprio perimetro e nelle immediate vicinanze dell’ingresso, tantissime persone si sono riversate in piazza, scambiando quattro chiacchiere e magari “consumando” un bicchiere. Distanziamento quasi nullo e mascherine indossate da pochissimi, peraltro di difficile individuazione.
Il pericolo coronavirus è già in soffitta, i milioni di contagiati in tutto il Mondo, Molise compreso, sono lontani anni luce. Sarà anche vero che a Ripalimosani durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria si sono registrati solo due casi di Covid-19, riguardanti altrettanti residenti rientrati da fuori regione, e che le alte temperature e gli ambienti aperti stanno contribuendo a limitare la diffusione del contagio, ma i nuovi casi in regione, senza considerare ciò che sta succedendo nel resto d’Italia e del Mondo, dimostrano come il virus è ancora in circolazione e che ci si dovrà preparare ad un autunno e ad un inverno con una forte allerta e un grande senso di responsabilità da parte di tutti. Chi era responsabile di richiamare l’attenzione sulle norme da adottare? Chi ha permesso una festa in piazza conoscendo i pericoli che si possono correre quando di fatto la popolazione, in uno spazio all’aperto comunque limitato, viene invogliata a partecipare in massa? In piazza è sceso anche il sindaco Marco Giampaolo, ossia il primo pubblico ufficiale responsabile di far rispettare le regole, anche ricorrendo a provvedimenti in suo potere. Il primo cittadino non si è opposto, ha invece dato il via libera all’evento e più di qualcuno sosterrebbe di averlo visto tranquillamente in mezzo alla gente. “E’ vero, c’ero anche io, ma invitavo spesso le persone a mantenere il distanziamento sociale“, si giustifica Giampaolo. “Ho autorizzato la serata perché mi è stato garantito il rispetto delle norme anti Covid e non potevo assumere decisioni discriminatorie“. Gli assembramenti però, a quel punto, sono diventati inevitabili, aggiunti all’insofferenza di molto persone di girare con la mascherina sul viso. Risultato: si è rinunciati al Palio ma non alla festa, ciò che doveva essere evitato il giorno si è visto la sera. A cosa è servito? A far contento qualcuno? Questo è il paradosso, al di là della buona fede e del rispetto delle principali norme o dello scarico di responsabilità. “Purtroppo si registra tanta superficialità – ammette Giampaolo, – lo vedo soprattutto in molti giovani, qualcuno mi ha risposto ‘ma cosa stiamo facendo di male?’”. Solo nella tarda serata sarebbe giunta una Volante della Polizia di Stato. Al momento non si sa se siano stati presi provvedimenti o vi siano stati solo degli ammonimenti verbali. Già col cessare della musica diversi presenti sarebbero andati via. Il sindaco non ci sta a finire sulla gogna e difende comunque i suoi cittadini. “Non è una situazione che si verifica spesso, anzi i residenti a Ripalimosani sono stati abbastanza diligenti”, continua. “Forse ieri ci si è dimenticati per un po’ quello che abbiamo passato nei mesi scorsi. Ho dovuto chiudere due campi sportivi per far rispettare le regole, in uno ho impedito anche lo sfalcio dell’erba. Alcuni genitori mi vengono a chiedere dove possono giocare i figli. Purtroppo è un anno eccezionale, dobbiamo convivere con questa emergenza ancora per un po’, se non si può giocare a pallone con altri bambini o ragazzi si va in bici o si fa altro”. E’ insomma il classico “due pesi e due misure” che sta mostrando le contraddizioni della fase estiva della pandemia qui in Italia, con manifestazioni pubbliche annullate per ragioni di prevenzione ufficiali e assembramenti di libera iniziativa che in alcuni casi si intrecciano con il mondo del commercio che ha bisogno di ripartire. E’ chiaro che la responsabilità non è solo del singolo ma collettiva. La vita sociale non va limitata, basta non dimenticarsi dei morti, di chi se l’è vista brutta e che non siamo ancora vaccinati o tutti immuni.
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