E’ accaduto lo scorso 4 settembre alla Farmacia Comunale 3 di Campobasso, quando la direttrice Maria Carmela Di Stefano si è trovata di fronte un uomo in gravi condizioni di salute. Due punture di calabrone gli avevano causato una forte vasodilatazione, pressione bassissima, perdita della vista, crescente difficoltà respiratoria. Ad una prima immediata telefonata al Pronto Soccorso ne è seguita un’altra dopo pochi minuti, ma tutte le ambulanze cittadine erano impegnate e la prima disponibile stava coprendo 35 chilometri di distanza. “A quel punto che ho capito che non potevamo attendere i medici e ho deciso di intervenire – continua la dottoressa Di Stefano – Gli ho somministrato un farmaco a base di cortisone antistaminico e nel giro di pochi minuti la persona ha iniziato a respirare meglio. Quando poi è arrivato il medico, ha confermato la correttezza di quanto ho fatto”. Nelle ore successive il paziente è rimasto in osservazione, ma le sue condizioni sono subito apparse non preoccupanti ed è stato dimesso in giornata. Riportando alla dottoressa Di Stefano i complimenti da parte di tutte le Farmacie Comunali italiane, per il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi la vicenda “conferma non solo l’ottima preparazione tecnica del nostro personale, ma suggerisce anche qualcosa di più. I cittadini hanno integrato le farmacie nel sistema sanitario nazionale molto più di quanto hanno fatto le istituzioni.Le persone considerano le farmacie come un luogo sicuro e affidabile, e non indugiano a servirsene quando ne hanno necessità. Nessuno vuole sostituirsi ai Pronto Soccorso. Riteniamo però che quanto accaduto a Campobasso debba farriflettere sul potenziale professionale dei farmacisti e sul ruolo di prossimità territorialeche la farmacia può giocare nelle strategie sanitarie territoriali”.
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Sarebbe opportuno che si pensasse ad un nuovo contratto nazionale per i farmacisti dipendenti (il vecchio è scaduto da 8 anni) che prevedesse un giusto compenso economico. Tutti pretendono professionalità e competenza a costo zero. Siamo pagati con stipendi ridicoli. Siamo i nuovi poveri.