L’intonaco rosicchiato dal degrado è il biglietto da visita delle palazzine di Edilizia Residenziale Pubblica di via Liguria, a Campobasso. L’aspetto fatiscente per chi alza lo sguardo non ha bisogno di presentazioni. Il ferro visibile in diversi punti della facciata dell’edificio dà l’idea di un gigante ferito e malnutrito, le cui piaghe sembrano peggiorare di giorno in giorno. Toni, inquilino di lunga data, ci viene incontro. E’ il nostro cicerone in questa zona residenziale della città che sembra lontana anni luce dal concetto e dalle intenzioni di arredo urbano così come dalle immagini colorate della street art qualche decina di metri più in là. Qualche tempo fa ha rischiato di finire sotto uno dei pezzi staccatisi dalla facciata, ci racconta, ricordando un intervento dei Vigili del Fuoco per mettere al sicuro la zona.
Qui non ci sono colori e la struttura, il cui proprietario è il Comune, appare abbandonata a se stessa. Una settantina le famiglie affittuarie che vivono nelle palazzine Erp, stanche di tanto degrado e rassegnate ad assorbire gli acciacchi storici delle loro case. La manutenzione manca ormai da troppo tempo e loro nel frattempo si sono arrangiati dove hanno potuto. Molte mattonelle del marcipiade che costeggiano gli ingressi civici sono spaccate o divelte, di altre ci accorgiamo della loro instabilità quando vi appoggiamo il piede sopra. Pericolose soprattutto per anziani e bambini, costituiscono la parte superficiale di un problema più grande. “E’ zeppo di infiltrazioni”, ci spiega Toni. “Quando piove, l’acqua passa attraverso il terreno e finisce giù nelle cantine”.
Uno scenario ben raccontato a parole ma che è stato anche immortalato in un video (in basso) dai residenti che durante una giornata di pioggia hanno filmato le perdite nei locali della parte inferiore dell’edificio, raccolte in un secchio. “In passato, col maltempo, qui si è tutto allagato”, ci informano, facendoci strada in una cantina che, in coerenza con tutto il resto, mostra i segni della fatiscenza.
Le infiltrazioni di acqua hanno creato probemi anche nella parte superiore del palazzo dove prosegue il nostro giro. All’ultimo piano della scalinata la muffa ha invaso ogni angolo di pareti e soffitto, creando una tetra combinazione fra bianco e nero. Girando intorno all’edificio la situazione non è certo migliore. Quasi ogni balcone è parzialmente spogliato dal tempo e dalle intemperie, piccole ed enormi voragini nell’intonaco mostrano cemento, mattoni, ferro, come se un virus stesse divorando anche questi ultimi. Il rivestimento verde in metallo è letteralmente mangiato dalla ruggine.
Crepe lungo le pareti, fino all’altezza dei garage, evidenziano le conseguenze di terremoti e scosse sismiche probabilmente mai tamponate da seri interventi. Proprio davanti ai garage Toni e gli altri ci mostrano un tombino che è solito otturarsi durante il maltempo, regalando ai residenti un laghetto di acqua piovana dove certo i bambini non vanno a fare il bagno. Nei giorni peggiori un pezzo di strada rimane interamente allagato, rendendo quasi impossibile il transito alle auto e arrivando ad invadere i garage. L’elenco però non finisce qui: grondaie e tubi di scolo otturati o danneggiati, infiltrazioni in muri interni, una depressione del terreno su un lato dell’edificio che andrebbe tenuta sotto controllo.
Ogni punto in cui si guarda o ci si muove sembra non essere immune al ciclone del degrado. Le palazzine esistono da circa 35 anni e c’è chi ci vive da sempre. Ora il Comune ha deciso di alienare gli appartamenti, di fatto vendendoli agli inquilini che oggi pagano l’affitto. Il prezzo stabilito è di circa 35mila euro, come dimostra una raccomandata girata da Palazzo San Giorgio ai futuri e probabili acquirenti. “Il problema è che per mettere a posto queste case ci vorranno probabilmente altri 30mila euro di spese, se non di più, e noi avremmo asupicato che diversi interventi venissero fatti prima”.
Nella lettera, peraltro, viene evidenziato come “il prezzo di vendita […] potrebbe subire delle variazioni in aumento ove fossero state sostenute dall’Ente ulteriori spese di manutenzione straordinaria sull’alloggio oppure entro la data di stipula del contratto di comprevendita venissero effettuati ulteriori interventi di manutenzione straordinaria, di restauro o risanamento conservativo o di ristrutturazione sull’immobile da parte del Comune“. E’ solo l’epilogo di una situazione che va avanti da anni in cui il braccio di ferro fra inquilini, amministratori di condominio e Comune ha sfiorato più volte le vie legali.
Come mai si è arrivati a questa situazione così di degrado? Davvero ora il Comune si vuole semplicemente togliere un peso o la vendita, arrivati a questo stato di cose, rappresenta comunque una opportunità per gli inquilini? L’assessore Giuseppina Panichella, da noi interpellata sulla questione, non ha potuto fornire dati precisi, facendo parte di amministrazione subentrata un anno fa, ma in attesa di fare le opportune verifiche sulla “corrispondenza” passata e su quanto fatto fino ad ora dal Comune ha risposto che generalmente viene inviata una richiesta straordinaria di interventi tramite l’amministratore di condominio, richiesta che viene poi esaminata ed eventualmente approvata. Secondo i residenti però non c’è mai stato un vero riscontro e le palazzine ormai cadono a pezzi. “Ci sentiamo abbandonati”, conclude Toni, lanciando un nuovo appello all’amministrazione. “Nonostante le continue segnalazioni scritte il Comune non ha dato riscontro alle richieste di messa in opera di lavori necessari e dovuti. Chiediamo pertanto che la politica comunale intervenga affinché vengano ripristinate le condizioni di abitabilità”.
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