“I tagli alla sanità operati negli ultimi anni, le restrizioni al turn-over del personale, la riduzione dei centri di responsabilità per l’accorpamento delle ASL, e lo snaturamento dei principi fondanti la salute mentale di comunità, ossia la prossimità dei punti di accesso con i livelli di governo, il radicamento territoriale, il legame con le comunità locali, stanno determinando effetti devastanti sulla qualità dei servizi e sulla motivazione del corpo professionale”. A denunciarlo sono l’associazione L.u.n.a. Onlus (associazione utenti) e l’associazione A.M.F.A.I.P. (associazione familiari), che chiedono la realizzazione di un Centro di Salute Mentale in provincia di Isernia. “I Servizi per la Salute Mentale (SSM) subiscono questo processo di strisciante sotto-dimensionamento proprio quando tutte le statistiche indicano un aumento delle condizioni di disagio psichico nella popolazione. Sottolineando la contraddizione tra l’aumento della domanda di assistenza, cui i servizi sono chiamati a far fronte, e l’inadeguatezza dei meccanismi organizzativi e di finanziamento. Le scelte adottate negli ultimi anni, infatti, stanno di fatto impoverendo la capacità di risposta dei servizi territoriali, vere pietre angolari della salute mentale di comunità. È un processo questo che siamo certi non corrisponda alle intenzioni degli amministratori, dei professionisti, tantomeno degli utenti e dei loro familiari. E tuttavia esso prosegue, sotto traccia, in modo quasi ineluttabile, minando la motivazione degli operatori, annientando la speranza dei cittadini. Quello che chiediamo non ha la portata della rivoluzione culturale operata con la 180: molto più modestamente chiediamo di far luce sulla dissociazione, non più tollerabile, tra enunciazione di impegni già annunciati e pratiche reali. Riteniamo che ciò possa e debba essere realizzato innanzitutto attraverso una puntuale azione di conoscenza, diffusa, partecipata, trasparente, che coinvolga tutti i portatori di interessi. In questo scenario, la risposta dei SSM sta assumendo caratteristiche sempre più riduttive, con gestioni orientate ad una “produttività” che rievoca la bipolarità ambulatorio/ospedale, impone la risposta farmacologica come strumento principale della cura e riduce fino ad azzerarli gli interventi psicoterapici e di inclusione sociale. E’ inspiegabile la mancanza nella nostra provincia di una struttura che possa ospitare un Centro di Salute Mentale (CSM), che possa raccogliere in maniera organizzata e funzionale la grande domanda degli utenti e dei loro familiari. Pur se molte funzioni legate al CSM si stanno svolgendo in luoghi poco adatti allo scopo e con grande
sforzo da parte degli operatori della Salute Mentale locale, crediamo sia prioritario non lasciare in sospeso quei progetti che già da qualche anno vedono un finanziamento per la realizzazione di un CSM a Isernia, cosi come previsto da accordi programmatici e già finanziati, tra Stato e Regione. Convinti come siamo che la Salute Mentale sia un bene esigibile individuale e collettivo, e condizione per lo sviluppo economico e sociale della comunità, chiediamo che venga riaffermata con atti concreti la responsabilità pubblica delle politiche per la Salute Mentale e sia garantito il diritto dei cittadini di questa provincia.”
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