“In qualità di Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale e ristrette in istituti penitenziari, ai sensi dell’art. 14 della l.r. 9 dicembre 2015, n. 14, esprimo profonda solidarietà ai quattro agenti della Polizia Penitenziaria, in servizio presso la Casa circondariale di Campobasso, recentemente aggrediti da un detenuto affetto da problematiche, stando a quanto si apprende da fonti legate all’ambiente carcerario, di natura psichiatrica”. E’ il messaggio lanciato da Leontina Lanciano, Garante regionale dei diritti della persona, dopo il grave episodio nella casa circondariale di via Cavout in cui ad uno degli agenti è stato anche asportato parte dell’orecchio. “Il ruolo che rivesto mi vede costantemente al fianco dei soggetti reclusi, ma le funzioni di Garante dei diritti della persona mi rendono vigile ed attenta sui bisogni e le esigenze di tutti i cittadini. Non posso pertanto non manifestare vicinanza ai quattro agenti per il gravissimo episodio di violenza di cui sono rimasti vittime, che disapprovo e condanno fermamente. Tale episodio palesa alcune precarietà organizzative relativamente ai servizi di gestione dell’apparato penitenziario nel nostro Paese ed in particolare nella realizzazione dei necessari percorsi di cura dei soggetti affetti da determinate patologie. Per questa tipologia di detenuti, si rende dunque necessario potenziare il sistema dell’assistenza penitenziaria, attraverso l’attuazione di servizi specifici, in grado di assicurare la continuità terapeutica e, ove possibile, la reintegrazione nel contesto di appartenenza. I reclusi affetti da tali disturbi, soprattutto in momenti di contingenze emergenziali, come quelle legate alla pandemia in atto, dovrebbero essere seguiti attraverso trattamenti incentrati sulle esigenze individuali di ciascuno. Auspico dunque che, a fronte dei fatti gravissimi recentemente accaduti, si presti maggiore attenzione alla difficile realtà carceraria, per evitare il verificarsi di episodi simili e soprattutto porre rimedio alla condizione di disagio in cui versano i detenuti e, insieme a loro, tutti gli operatori del settore, compresi gli stessi agenti di polizia penitenziaria”.
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