Presieduto dal Presidente Salvatore Micone si è riunito oggi, in seduta straordinaria, il Consiglio regionale per la commemorazione delle vittime del terremoto del 2002. Ha introdotto i lavori il Presidente Micone, che ha anche chiesto all’Aula di osservare un minuto di silenzio per i 27 ragazzi e la loro maestra periti nel crollo della Jovine e per le altre persone che persero la vita a seguito del sisma. Sono quindi seguiti gli interventi di un rappresentante della maggioranza, il consigliere Filomena Calenda, e delle minoranze, Angelo Primiani. Ha concluso la seduta l’intervento in rappresentanza dell’Esecutivo il Presidente della Giunta regionale Donato Toma.
Di seguito il testo integrale degli interventi.
Presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone
Signor Presidente della Giunta, Signori Assessori, Signori Consiglieri regionali,
Siamo ancora qui, in quest’Aula che mi piace chiamare la casa dei molisani, tutti insiemi, Esecutivo e Assemblea legislativi, maggioranza e minoranza, esponenti di Gruppi, partiti e movimenti di ogni cromatura politica, per commemorare insieme il “Giorno della memoria” delle vittime del terremoto del 31 ottobre 2002.
Lo facciamo in attuazione di una legge che volle questa Assise, nel 2003, ancora una volta in modo corale, per tenere peritura memoria di quegli eventi, di chi perse la vita, di chi fu duramente ferito nel corpo e nello spirito, di un tessuto sociale locale e regionale che fu fortemente lacerato da un sisma che investì senza risparmio abitazioni, attività commerciali, complessi produttivi e iniziative ricettive di varia natura e portata.
Il legislatore di allora volle che questo Consesso ogni anno, proprio in questa triste ricorrenza, riflettesse e si confrontasse sui temi della protezione civile, della prevenzione, della sicurezza delle scuole e in generale dell’infanzia.
La riflessione che oggi ci accingiamo a fare avviene in un altro triste, difficile quanto drammatico momento della storia di questa regione: la pandemia da Covid 19.
Come allora un altro invisibile mostro -in quel caso furono le onde sismiche, oggi è un minuscolo virus- minaccia la sicurezza dei nostri affetti più preziosi. Lo fa subdolamente e vigliaccamente nei momenti a noi più dolci -mentre viviamo in famiglia, salutiamo un amico, studiamo o lavoriamo- e nei posti che abbiamo più cari -punti di socializzazione, luoghi di istruzione e finanche nell’intimità delle nostre case-.
Abbiamo ancora una volta l’impegno di difendere questi nostri affetti con la prevenzione, con la sicurezza, con ogni strumento umanamente e razionalmente possibile.
E allora, l’onere morale che credo ci venga da quelle macerie della Jovine, dal ricordo di quel dolore, ma anche dalla memoria di come il Molise in generale, e quelle famiglie più colpite in particolare, seppero reagire e rialzarsi, deve darci ancora una volta la forza in questi drammatici momenti del contrasto a questa insidiosa pandemia, di trovare in noi la volontà, la speranza e il coraggio di seguire ogni norma di sicurezza e prevenzione individuale e pubblica, proteggendo chi ci è caro, sia esso bambino, anziano o adulto, da questo nuovo nemico.
Le ferite di quel mostro che nelle viscere della terra fece tremare le nostre case e la nostra tranquilla vita di provincia, non si sono tutte rimarginate, occorre ancora tempo. Come pure le ferite del mostro che si insidia oggi nella nostra quotidianità, delle nostre abitudini, del nostro essere parti attive di una comunità familiare o sociale, abbisogneranno, per essere guarite, di altrettanto tempo. Quando però avremo la possibilità di guardare a questi eventi con la serenità che scaturisce dalla sedimentazione del dolore e la sapiente operosità che viene dall’esperienza e dalla consapevolezza di non voler ripetere gli errori fatti, allora sapremo di essere tutti e ciascuno più forti, più maturi e più consapevoli dei nostri limiti e più orgogliosi dei nostri punti di forza.
Il Giorno della memoria ci serva dunque a ricordare che tutti siamo responsabili di tutti; che ciascuno è prezioso in egual misura per la comunità, la quale ha il dovere morale e sostanziale di farsi carico di ogni suo componente con capacità, incisività e operosità.
Sia dunque la memoria del passato, il sacrificio di chi ci era caro e la perdita di tanti affetti unici, a darci lo sprone per affrontare a testa alta, e soprattutto insieme, istituzioni e cittadini, i duri mesi che abbiamo innanzi. Sicuri che uniti ancora una volta supereremo questo ostacolo, riprendendo il nostro cammino nella storia di questa nostra piccola, tenace e coraggiosa ventesima regione d’Italia.
Come è noto per la riduzione del rischio contagio, da alcune settimane svolgiamo il Consiglio regionale in modalità mista -in presenza in Aula o in collegamento da remoto-. Oggi, in segno di rispetto sia delle vittime di quel triste evento del 2002 che del momento difficile che ancora una volta siamo chiamati ad affrontare, abbiamo deciso, pur nella sicurezza e nell’opportunità del contingentamento dei tempi, di svolgere la seduta interamente in presenza. Per le medesime finalità chiedo a tutti voi di osservare insieme a me un minuto di silenzio e di raccoglimento per ricordare i 27 bambini e la loro maestra che persero la vita nel crollo della Jovine di San Giuliano di Puglia, e per testimoniare anche attenzione e vicinanza a tutti colori i quali, bambini e insegnanti, ma anche lavoratori della protezione civile, della sanità, delle forze dell’ordine, dei settori del commercio, dei trasporti e dei servizi in genere, nonché anziani ed esponenti dei settori più deboli della popolazione, dal febbraio del 2020, hanno perso la vita nella guerra al Covid o che stanno lottando –o da malati o svolgendo attività di assistenza alla popolazione- per sconfiggere questo temibile, ma non imbattibile avversario.
Consigliere regionale Filomena Calenda
Sono trascorsi 18 anni da quel tragico 31 ottobre del 2002, che ha cancellato per sempre il futuro di un’intera generazione. 27 bambini e la loro maestra, Carmela, hanno trovato la morte in un luogo che dovrebbe essere per tutti sicuro, un luogo di formazione primaria, un luogo dove i bambini sognano cosa fare da grandi. Tra i primi disegni che un bambino prova a fare su un foglio bianco c’è la scuola, il tetto rosso e le finestre spalancate, spalancate al mondo, alla voglia di imparare cose nuove, di conoscere, quella scuola che invece ha distrutto in 60 secondi con una violenza pari al sesto grado della scala Richter la vita di 27 bambini e della loro maestra. Sono 18 anni che ricordiamo il tragico evento e ogni anno riviviamo quel dolore con la stessa grande commozione, con lo stesso fardello al cuore. La tragedia è ancora viva e lucida nella nostra mente. È difficile, quasi impossibile dimenticare, il tempo, però, lenisce il dolore e lascia spazio a nuovi sentimenti e solo così si va avanti. Certamente nulla potrà cancellare quella sofferenza, che tutti avremmo voluto evitare. La vita prosegue, con grande difficoltà, ma accanto al dolore e al vuoto lasciato da chi non è più tra noi, c’è la gioia per i sopravvissuti, per i 29 bambini che sono riusciti a salvarsi. Non è un atto di egoismo, provare a dare spazio in questo giorno triste a chi fortunatamente ce l’ha fatta. È giusto anche per loro. Sono i nostri “eroi quotidiani”. Oggi sono adulti, sono dei professionisti che hanno inseguito i loro sogni, hanno lottato e hanno vinto. Sono diventati insegnanti, geologi, atleti, ingegneri, sono l’orgoglio del Molise tutto. Bravi e complimenti. Sono sempre stati molto riservati e questo li fa onore, mai una parola di troppo, saggezza e buona educazione li ha sempre contraddistinti, sono stati sempre in secondo piano, un passo indietro ai loro compagni, che purtroppo non ci sono più. Mai nessuno di loro ha cavalcato l’onda mediatica, non sono mai stati attratti da una visibilità facile, anzi l’esatto contrario. Il rispetto per i loro compagni di scuola è sempre stato il punto fermo e questo è di lodevole apprezzamento. È importante ricordare gli angeli di San Giuliano di Puglia, ma è altresì fondamentale festeggiare i sopravvissuti, perché hanno dato una speranza di futuro alla comunità di San Giuliano e a tutti noi molisani. Vorrei che dedicassimo anche a loro un appaluso. Lo meritano tutto. Nella tragica e sofferta esperienza di tutti questi anni, abbiamo vissuto momenti particolari, assistendo alla grande forza di volontà di una popolazione che non si è lasciata vincere dallo sconforto e dalla rassegnazione, ma ha saputo reagire nonostante il dolore, nonostante tutto a guardare avanti. Per tutti noi siete un esempio di forza e coraggio. Grazie per l’esempio che ci offrite. Un anno dopo il tragico evento, il consiglio regionale con la Legge del 12 novembre 2003, numero 29 ha istituto la Giornata della Memoria. La “Giornata della Memoria è dedita al ricordo del tragico evento, ma vuole essere anche un momento di condivisone di intenti, di quello che c’è da fare per migliorare quanto fatto e continuare a fare per poter dare ai nostri giovani, il nostro futuro, maggiori certezze e sicurezze. La “Giornata delle Memoria” serve a sensibilizzare le coscienze di tutti noi sul tema della sicurezza scolastica. La Regione ha fatto molto, ma guai ad abbassare la guardia, non possiamo e non dobbiamo permetterlo. Ed è per questo che ho fortemente voluto la legge n. 3 del 21 marzo 2019, la modifica alla legge del 2003 la n. 29, che prevede in concomitanza con lo svolgimento della Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, il 22 novembre, che la Giunta regionale relazioni, in quel giorno, al Consiglio regionale su quanto è stato fatto per garantire la sicurezza scolastica, nonché sui progetti e sulle azioni mirate a diffondere la cultura della prevenzione e ad assicurare lo stato di sicurezza delle scuole. La legge non deve essere intesa come un ring su cui scontrarci, ma deve essere interpretata come un momento di dialogo, di confronto, di dialettica operativa e di approfondimento per migliorare. Non devono essere le tragedie a indicare i percorsi da attivare, le iniziative da seguire per mettere tutti noi al riparo dalle calamità naturali, dalla violenza della natura. Insieme dobbiamo guardare al domani e lavorare ognuno per le proprie competenze e responsabilità per far si che mai più possano esserci nuove tragedie. La nostra presenza oggi qui, in questa Aula, la massima Istituzione regionale, assume un significato profondo. La seduta straordinaria di quest’oggi è rinforzata dalle nostre emozioni, dai nostri sentimenti, che a distanza di 18 anni, riaffermano la volontà e la necessità di imparare dagli errori del passato, che la salvaguardia, la sicurezza, la salute, il benessere di ognuno di noi prevale sui conflitti politici. L’amore per il prossimo, il rispetto per gli altri deve essere sempre il faro a cui puntare. Abbiamo pianto troppo, San Giuliano, il terremoto dell’Aquila, dove persero la vita Danilo, Vittorio, Elvio, Michele, gli studenti universitari molisani, poi la tragedia di Amatrice, di Accumuli. La sofferenza lega le persone e anche oggi, cambia lo scenario, abbiamo un virus sconosciuto, soffriamo nuovamente per i malati, per chi non c’è più e quindi facciamoci forza, tutti insieme e proviamo a vincere anche questa nuova sfida.
Consgliere regionale Angelo Primiani
“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”. Nelle parole del premio Nobel José Saramago trovo il senso di questa giornata che da 18 anni ci vede stretti nel ricordo di 27 bambini e della loro maestra, vittime di un mondo che troppo spesso non trova il tempo di fermarsi a riflettere sui propri errori, errori che lasciano ai posteri pesanti conti da pagare.
Quel maledetto 31 ottobre, San Giuliano di Puglia e l’intero Molise hanno perso un pezzo del proprio futuro. Il crollo della Jovine rappresenta uno spartiacque: da quel momento in poi la nostra regione ha iniziato il suo tortuoso percorso per dimostrare, appunto, di meritare di esistere. Uno sforzo che dobbiamo ai bambini di San Giuliano, che sono stati ingiustamente privati di un futuro. Un dovere morale nei confronti delle loro famiglie, ma anche dei loro compagni di scuola sopravvissuti al crollo. È in loro che dobbiamo trovare, ogni giorno, la determinazione per far sì che una simile tragedia non si ripeta. Penso a Veronica D’Ascenzo che, sopravvissuta al crollo della sua scuola, è diventata testimonial della sicurezza scolastica. Ma anche simbolo di come un evento traumatico possa essere trasformato in una missione di vita.
Un anno fa Veronica si è laureata in Scienze della Formazione primaria, con una tesi sui bambini con danni post traumatici da stress, e oggi è diventata maestra. “Il suo è un messaggio di cultura, d’amore e di speranza nel solco della sicurezza scolastica di cui è testimonial con la vita”: ne parla così la mamma Rachele, insegnante anche lei. Oppure penso a Pompeo Barbieri grande esempio di reazione alle avversità, esempio di impegno, di resilienza. Anche da lui abbiamo tanto da imparare perché l’incubo del crollo non è bastato a minare la sua forza di volontà e oggi è ingegnere informatico e campione di nuoto paraolimpico.
Due persone, un ragazzo e una ragazza, due esempi che riempiono d’orgoglio l’intero Molise, perché per onorare davvero le vittime del terremoto di San Giuliano, per disegnare un futuro diverso da un passato drammatico, non si può che partire da loro.
La memoria, da sola, non basta. È il punto di partenza, non può essere il punto d’arrivo. È infatti necessario, agire, fare, concretizzare gli insegnamenti del passato.
Oggi, a distanza di tanti anni, ci troviamo ancora a discutere di sicurezza degli edifici scolastici e quest’anno la pandemia ci costringe a declinare questo concetto di sicurezza sotto altre forme, per tutti noi drammaticamente nuove. La scuola ha nella sua natura il carattere di apertura, di socialità, di dialogo tra persone, fianco a fianco, aspetti messi in pericolo dalla pandemia. Ma proprio come Veronica e Pompeo, come loro ci hanno insegnato, anche le istituzioni hanno il dovere di non lasciarsi sopraffare dagli eventi, ma di reagire e rendere le difficoltà, opportunità di crescita. E allora la pandemia può divenire momento di rilancio. Dopo anni di tagli al comparto, è questo il tempo degli investimenti, prima di tutto sulla sicurezza: quella delle strutture, prima di tutto. Perché la scuola deve essere un luogo sicuro, per i nostri figli e per tutto il personale che ci lavora. Per questo bisogna puntare su un piano pluriennale di adeguamento strutturale degli edifici, che contempli anche nuove costruzioni. Obiettivi principali sono la sicurezza e la sostenibilità ambientale certo, ma importante sarà anche rinnovare gli spazi per renderli adeguati a una didattica altrettanto rinnovata e innovativa. Perché realizzare edifici pensati esclusivamente per la didattica significa imprimere una svolta nel modo di insegnare e creare un nuovo modello di scuola, per il quale deve essere centrale la transizione al digitale.
Un’altra opportunità è quella di rendere la scuola più inclusiva, per coinvolgere di più e meglio studenti e studentesse con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento, mettendo in relazione e in comunicazione le scuole e le istituzioni.
Ma la pandemia impone anche la sicurezza come tutela della salute. In questo senso bisogna valorizzare il personale scolastico, garantire qualità ed innovazione al servizio formativo attraverso percorsi di formazione permanente e obbligatoria. Gli eventi degli ultimi mesi hanno dimostrato come sia indispensabile investire sulla formazione di tutto il personale scolastico, senza eccezioni, per rispondere in maniera sempre più adeguata e coerente alle esigenze di innovazione digitale.
Negli ultimi decenni il settore scolastico ha subìto tagli per 8,5 miliardi di euro, mentre solo quest’anno sono stati investiti sulle nostre scuole 7 miliardi. Ancora non basta, sembra assurdo ma è così. Per questo sarà importante l’arrivo delle risorse dall’Europa e sarà ancor più importante il loro utilizzo per garantire un futuro migliore, più sicuro, più sostenibile, alle nuove generazioni. In definitiva abbiamo la grande responsabilità di garantire alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi un’istruzione sempre migliore, sempre più all’avanguardia, garantendo loro i migliori strumenti possibili per conoscere il mondo e viverlo, ciascuno a proprio modo.
Ecco, il punto: la scuola deve saper avviare alla vita. Impegnarsi, tutti insieme, per raggiungere questo obbiettivo è l’unico modo per rendere omaggio ai 27 angeli di San Giuliano e alla loro maestra. E, forse, lo spero con tutto il cuore, è anche l’unico modo per tentare di lenire il dolore delle loro famiglie.
Il Presidente della Giunta regionale Donato Toma
Come ogni anno, il 31 ottobre è un giorno triste per noi molisani: diciotto anni fa il Molise ha vissuto uno dei momenti più bui che la sua storia annoveri.
In quanti sono stati testimoni di quei giorni drammatici, il crollo dell’edificio scolastico di San Giuliano di Puglia ha lasciato un ricordo indelebile e generato una ferita insanabile. Scolpite nella nostra memoria e nei nostri cuori restano le parole pronunciate dalla mamma di Luigi in occasione della cerimonia ufficiale dei funerali: “A tutti chiedo una sola cosa, che le nostre scuole siano più sicure. Non voglio assolutamente che nessuna mamma e nessun papà, nessuno pianga più i suoi figli”.
Parole che devono farci riflettere, al netto di slanci enfatici, anche su quanto è stato fatto, fin qui, in tema di edilizia scolastica.
Certo, in questi anni molte scuole sono state ricostruite, consentendo ai nostri ragazzi di seguire le lezioni in edifici sicuri, efficienti, antisismici. Ovviamente, non dobbiamo accontentarci, bisogna fare ancora di più per garantire strutture moderne e funzionali, al passo con i tempi.
Purtroppo, per il mondo della scuola non è un periodo facile. A causa della pandemia che stiamo vivendo, gli studenti sono alle prese con innumerevoli sacrifici, in modo particolare quelli delle scuole secondarie chiamati a misurarsi, per la maggior parte del tempo, con la cosiddetta didattica integrata a distanza.
Inoltre, ancora oggi, non dobbiamo nascondercelo, l’area del cratere deve fare i conti con una rete infrastrutturale non sempre adeguata e rispondente alle esigenze della collettività.
Su questo tema potremmo aprire, dovremo aprire un confronto serrato.
Oggi, però, non è tempo di dibattito. È il momento del ricordo, della memoria, della commemorazione. Quei trenta rintocchi di campana non rappresentano solo il simbolo evocativo di una tragedia. Sono un monito, per noi che amministriamo la cosa pubblica, affinché simili eventi non si verifichino più. Mai più.
Cari colleghi, insieme a tutti i molisani, stringiamoci in un abbraccio collettivo virtuale.