È servito un fine settimana di intensa diffusione dei contagi relativi al Covid-19 in regione per convincere, finalmente, il duo Toma-Florenzano, dell’utilità strategica del ‘Santissimo Rosario’ di Venafro. Esso, infatti, di diritto deve far parte della rete di urgenza ed emergenza territoriale e non deve rappresentare, come avvenuto nella primavera scorsa, soltanto un ‘parcheggio’ da utilizzare per i nostri poveri anziani contagiati, durante le fasi più acute della pandemia.
Questa posizione è chiara e la sosteniamo da tempo a condizione, però, che vengano ripristinati tutti i servizi minimi nelle strutture sanitarie pubbliche presenti in Molise.
In particolare, per il presidio di Venafro è importante riattivare definitivamente il Reparto di Radiologia, il Centro per l’assistenza ai diabetici, il Punto di primo intervento e procedere con speditezza alla nomina del Responsabile della Casa della salute, così da poter programmare investimenti sia tecnologici sia in termini di capitale umano, quindi mediante l’assunzione di personale medico-sanitario.
Gli annunci del presidente Toma vanno ora confermati dai fatti, come richiesto dai comitati locali, ma sono una prima risposta a quanti, artatamente, già prefiguravano lo smantellamento del presidio sanitario di Venafro. Ciò che meraviglia, infatti, è che molti amministratori locali hanno sempre una parola facile sui giornali, ma faticano a fornire aiuti concreti.
Le divisioni e i campanilismi non aiutano a superare questa terribile pandemia e, parallelamente, non facilitano la ripartenza della nostra regione, soprattutto in termini occupazionali.
A mio avviso, per cercare di creare le condizioni atte ad un rilancio economico e sociale, bisogna partire proprio dal recupero funzionale di molti servizi sanitari pubblici, anche attraverso la riprogrammazione delle funzioni del ‘Santissimo Rosario’ e mediante l’attivazione della specializzazione sulle malattie infettive che deve essere realizzata presso il presidio ospedaliero di Larino, come richiesto da tempo sia dal MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale sia da vari attori economici e istituzionali.
L’astio e le polemiche rivolte al passato servono solo a evidenziare protagonismi inutili ma di certo non rappresentano i giusti incentivi a costruire il futuro. Viceversa, ogni forza politica e ciascun amministratore, sia pubblico che privato, deve sentirsi coinvolto rispetto ai destini della nostra piccola comunità regionale e ciascuno deve fornire il proprio contributo al dibattito sul tema sanitario, ma anche culturale, infrastrutturale, ambientale e digitale. La resilienza del nostro territorio passa innanzitutto attraverso i comportamenti etici dei suoi amministratori: è questo il primo e principale modo di combattere lo spopolamento e l’abbandono delle comunità locali, come sta avvenendo da troppo tempo specialmente nelle aree più interne della nostra terra.
Questa posizione è chiara e la sosteniamo da tempo a condizione, però, che vengano ripristinati tutti i servizi minimi nelle strutture sanitarie pubbliche presenti in Molise.
In particolare, per il presidio di Venafro è importante riattivare definitivamente il Reparto di Radiologia, il Centro per l’assistenza ai diabetici, il Punto di primo intervento e procedere con speditezza alla nomina del Responsabile della Casa della salute, così da poter programmare investimenti sia tecnologici sia in termini di capitale umano, quindi mediante l’assunzione di personale medico-sanitario.
Gli annunci del presidente Toma vanno ora confermati dai fatti, come richiesto dai comitati locali, ma sono una prima risposta a quanti, artatamente, già prefiguravano lo smantellamento del presidio sanitario di Venafro. Ciò che meraviglia, infatti, è che molti amministratori locali hanno sempre una parola facile sui giornali, ma faticano a fornire aiuti concreti.
Le divisioni e i campanilismi non aiutano a superare questa terribile pandemia e, parallelamente, non facilitano la ripartenza della nostra regione, soprattutto in termini occupazionali.
A mio avviso, per cercare di creare le condizioni atte ad un rilancio economico e sociale, bisogna partire proprio dal recupero funzionale di molti servizi sanitari pubblici, anche attraverso la riprogrammazione delle funzioni del ‘Santissimo Rosario’ e mediante l’attivazione della specializzazione sulle malattie infettive che deve essere realizzata presso il presidio ospedaliero di Larino, come richiesto da tempo sia dal MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale sia da vari attori economici e istituzionali.
L’astio e le polemiche rivolte al passato servono solo a evidenziare protagonismi inutili ma di certo non rappresentano i giusti incentivi a costruire il futuro. Viceversa, ogni forza politica e ciascun amministratore, sia pubblico che privato, deve sentirsi coinvolto rispetto ai destini della nostra piccola comunità regionale e ciascuno deve fornire il proprio contributo al dibattito sul tema sanitario, ma anche culturale, infrastrutturale, ambientale e digitale. La resilienza del nostro territorio passa innanzitutto attraverso i comportamenti etici dei suoi amministratori: è questo il primo e principale modo di combattere lo spopolamento e l’abbandono delle comunità locali, come sta avvenendo da troppo tempo specialmente nelle aree più interne della nostra terra.