Da giorni il presidente della Regione Molise, Donato Toma, racconta che se quest’anno i molisani e i turisti non potranno sciare sulle nostre montagne, sarà per colpa del Covid e dello stop imposto dal Governo alle stazioni invernali di tutta Italia. Ma Toma mente. La realtà è che la stagione invernale a Campitello Matese è compromessa da una serie interminabile di carenze, dovute anche alle sue scelte politiche. Carenze che noi denunciamo da anni e che potrebbero rivelarsi fatali in vista di una possibile ripartenza degli impianti il prossimo 7 gennaio. Ma c’è di più: queste carenze stanno già, di fatto,impedendo l’accesso agli impianti alle categorie escluse dal dpcm sulle restrizioni per la montagna. Gli sciatori professionisti, associati negli sciclub regionali, potrebbero già allenarsi. Le stazioni sciistiche molisane potrebbero già attivarsi per loro, in attesa della riapertura dopo l’epifania.Forse è già tardi, ma ulteriori perdite di tempo sono inammissibili.Non siamo i soli a dirlo. Anche la Corte dei Conti, nel‘Giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Molise per l’esercizio 2019’, si è soffermata sulla situazione contabile delle società partecipate della Regione (tra cui Funivie Molise, Campitello Matese e Korai).Nonostante le criticità emerse per gli anni 2017 e 2018, la Regione ha infatti disatteso le raccomandazioni esposte nelle precedenti deliberazioni. Perché gli 8 milioni di euro concessi col Patto per il Molise sono stati poi negati da Toma a Campitello? La gestione del presidente è stata bocciata ancora una volta dalla Corte dei Conti, con un parere netto: “La Regione – hanno scritto i giudici contabili – ha espresso un atteggiamento attendista, a fronte di decisioni improcrastinabili perché foriere di inutili aggravi economici in ultima istanza per l’erario pubblico. Peraltro, la citata fusione della sua controllata (Funivie del Molise), mediante incorporazione di due società in liquidazione, non pare assicurare un futuro alla stessa controllante”.Insomma, è bene ribadirlo, il problema principale della stazione di Campitello non è il Covid. A febbraio il Consiglio ha votato all’unanimità l’affidamento della proprietà degli impianti al Comune di San Massimo, certificando il fallimento della Regione Molise e prospettando un radicale cambio di gestione. Ma a quella decisione, come spesso accade, non sono seguiti i fatti per chiara volontà del presidente. Purtroppo non è finita qui. Anche sul Bando di affitto degli impianti, pubblicato lo scorso 12 ottobre dalla Regione, graverebbero profili di illegittimità. L’amministrazione comunale di San Massimo lo ha infatti impugnato al Tar e ora si attende la sentenza, prevista per mercoledì prossimo,16 dicembre.Toma, quindi, dovrebbe ammettere che la realtà dei fatti è un’altra: il suo è un fallimento gestionale. Un fallimento che compromette l’ennesima stagione invernale, soprattutto in assenza di consistenti interventi di manutenzione o di ripristino, irrealizzabili senza gli 8 milioni di euro sottratti allo sviluppo di Campitello. Invece il presidente tenta di gettare fumo negli occhi dei molisani, cercando maldestramente di far credere che la montagna sia off limits causa Covid e che lui abbia profuso tutto il proprio impegno a tutela dellastazione.La verità su Campitello è ben più complessa di quanto il governatore vuole far credere. Non è per il Covid, bensì per il suo proverbiale immobilismo se ancora oggi gravano ombre sui finanziamenti per Campitello,sulla situazione societaria, sulla proprietà, sui bandi di affitto degli impianti. E, soprattutto, sul destino di decine di famiglie, maestri di sci,ristoratori e albergatori abbandonati a loro stessi. È a loro che dobbiamo questa operazione verità. È per loro che terremo alta l’attenzione nelle prossime, cruciali settimane.
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