C’è il pastore che, per far pascolare il suo gregge sul tratturo, si è visto aumentare il canone da 180 euro a oltre 5000 e l’imprenditrice che, proprietaria di un fabbricato ad uso abitazione e piccolo esercizio commerciale, da 200 euro annuali, quest’anno, tra aumenti, anticipi e depositi cauzionali dovrà sborsarne 6000. E ci sono importi anche molto inferiori, ma sicuramente difficili da sborsare in questo momento in cui famiglie e imprese sono investite dalla pandemia. È stata votata in Consiglio regionale la mozione presentata dal Gruppo del Pd – prima firmataria il capogruppo Fanelli – per far cancellare o rideterminare in difetto l’aumento dei canoni tratturali stabiliti con la delibera di Giunta regionale 468/2019. “Un voto sicuramente giusto e positivo – commenta la Fanelli, – un indirizzo preciso al Presidente Toma, che ora dovrà recepire la volontà dell’aula e cancellare o rimodulare gli aumenti spropositati. Un grido di allarme già lanciato da tantissime persone, da anni titolari di concessioni per usi agricoli o diversi (fabbricati, opere o interventi connessi), molte delle quali costituite anche in un Comitato, impossibilitate a pagare i nuovi importi, che ora rischiano anche il fallimento delle proprie attività imprenditoriali. Benissimo, allora, l’indirizzo del Consiglio, per il quale ringrazio tutti i colleghi che hanno votato, che tiene conto non solo degli aumenti ingiustificati, ma anche della particolare situazione sanitaria e dei suoi impatti sull’economia locale che ha colpito, tra gli altri, anche e duramente gli allevatori e gli agricoltori. Se, infatti, al momento delle decisioni alcuni soggetti del partenariato hanno dato l’assenso all’aumento, oggi, in piena pandemia, questa “mazzata” non si giustifica. È schizofrenica rispetto all’indirizzo di sostegno alle imprese e ai lavoratori che anche in Regione Toma dice di voler tenere. Attendiamo, dunque, che sia data immediata esecuzione al deliberato votato dalla massima Assise regionale, riportando le quote dei canoni tratturali allo status quo ante o, in subordine, stabilire un aumento delle tariffe pari ad un terzo di quanto disposto dalla DGR 468\2019. In questo modo, evitando di infierire negativamente su soggetti già duramente colpiti dalla crisi economica e dalla pandemia”.
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