E’ morto a 97 anni Giovanni Tucci, il super testimone molisano delle atrocità nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale, dove è riuscito a resistere due anni prima di essere liberato. Insignito proprio nel dicembre di un anno fa della cittadinanza benemerita del Comune di Campobasso, è venuto a mancare quest’oggi all’affetto dei suoi cari e della sua città. Giovanni Tucci, nato nel 1923 e residente a Campobasso, da soldato italiano venne catturato dai nazisti in Grecia per essere poi deportato in Polonia dove venne tenuto prigioniero per due anni, dal 1943 al 1945, prima nel campo di concentramento di Torum e poi in una miniera. Incessante è stato il suo impegno contro ogni forma di revisionismo che lo ha portato a dedicare la sua vita a testimoniare ciò che di terribile accadde con le persecuzioni razziali, la Shoah e la Seconda Guerra Mondiale. “Per Giovanni Tucci e per quanto è stato capace di testimoniare nel corso della sua vita e con la sua vita, – ha dichiarato il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina – davvero le parole che si possono usare rischiano di non bastare per definirne lo spirito, la visione sempre coraggiosa della sua esperienza e la passione con la quale ha saputo parlare a tante generazioni, dimostrando un’empatia naturale con i più giovani e venendo da loro sempre riconosciuto come un riferimento in termini di coerenza per ciò che ha voluto dedicare all’intera nostra comunità, ovvero la memoria. Quella sua personale e quella collettiva di un popolo e di un’epoca, entrambe drammatiche, terribili e difficili da affrontare, ma che proprio Giovanni Tucci, con la sua fiducia verso il prossimo, ci ha insegnato a coltivare, evitandone l’oblio dettato dall’indifferenza.” Il sindaco e l’amministrazione comunale tutta sono vicini alla famiglia Tucci per la perdita del loro caro Giovanni, al qual l’intera città sarà per sempre riconoscente.
Il ricorso di Loreto Tizzani (Anpi Molise).
«Stuck! Stuck! stuck!” era il grido di disprezzo che seguiva gli spintoni con i fucili con cui le guardie tedesche si rivolgevano a noi militari italiani nel campo di lavoro di Torum in Polonia. Quella parola significava “Pezzo! un pezzo un oggetto qualsiasi”. Da quel momento saremmo stati tutti “pezzi” non più militari, uomini e tanto meno persone». Giovanni iniziava spesso così il racconto della sua esperienza di deportato come IMI (Internato Militare Italiano) agli studenti nei numerosi incontri svolti nelle scuole molisane. Instancabile oratore, parlava con il cuore e colpiva al cuore dei ragazzi: l’essere testimonianza è stato un obiettivo di vita. Con l’eleganza sobria ma impeccabile del suo vestire e l’immancabile papillon, narrava con voce calma e modulata, le atrocità vissute, tagliando di netto il mondo passato, grigio, buio con i vividi colori del presente e quelli del futuro. Gli studenti lo seguivano in silenzio, attenti e a tratti commossi. Aveva perdonato tutto e tutti e non c’era odio o risentimento nei suoi dialoghi ma una ferma condanna al fascismo, al totalitarismo, al razzismo, alla sopraffazione. Conoscere, imparare, essere sempre attivi nel sociale, ma soprattutto farsi una propria idea ed una opinione dei fatti; erano queste le esortazioni che rivolgeva ai ragazzi affinché tutto quello che è stato, non debba più ripetersi. Lo scorso anno Giovanni ha girato per l’ANPI Nazionale una lunga intervista come ricordo e testimonianza per le future generazione. Il video farà parte di un portale che presto verrà messo a disposizione del pubblico. L’ANPI Molise terrà sempre presente, in futuro, la lezione di vita di Giovanni anche se, il suo parlare, la sua presenza, ci mancheranno immensamente.
Toma: “Ha trasmesso valori e sentimenti indelebili in migliaia di studenti”.
«Persona raffinata, stile inglese, immancabile il papillon. Funzionario della Prefettura di Campobasso e, poi, ragioniere capo della Regione Molise. Da quando era in pensione, aveva dedicato la sua vita a socializzare ai giovani studenti la sua esperienza in un campo di lavoro in Polonia. Una testimonianza diretta dell’Olocausto e degli orrori perpetrati a danno del popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale. Nei suoi racconti, pacati ma drammatici, la storia narrata con un’introspezione diversa da quella presentata nei libri di testo, carica di umanità, frutto di un vissuto che riusciva a comunicare al parterre in modo coinvolgente. Il commendatore Giovanni Tucci ci ha lasciati, se n’è andato in punta di piedi, con quell’eleganza esteriore e interiore di galantuomo che lo ha sempre contraddistinto. Ma il suo insegnamento rimarrà nella memoria di migliaia di studenti, ai quali ha trasmesso valori e sentimenti indelebili, e in quanti hanno avuto il piacere e l’onore di conoscerlo. Siamo vicini alla sua famiglia e ci uniamo al cordoglio». Così il presidente della Regione Molise, Donato Toma, ha ricordato la figura e l’opera di Giovanni Tucci.
Paolo De Socio (Cgil): “Scomparso un pezzo della nostra storia”.
“Con lui va via un pezzo della nostra storia orale fatta di fiero antifascismo, di rifiuto alla guerra, di non collaborazionismo con il nazismo. Don Giovanni, come veniva da tutti chiamato, era un uomo di altri tempi, dall’eleganza nel vestire e dai modi sempre gentili ed affabili. Nonostante le sofferenze patite, non serbava rancore verso quei «giovani che si erano trovati come lui a fare la guerra» e li aveva perdonati. Questo raccontava nelle sue testimonianze, fatte lungo tutta la vita, agli studenti di ogni ordine e grado. Narrando la sua esperienza di militare non volontario («non mi sono arruolato, mi hanno prelevato»), deportato dopo l’8 settembre 1943, fece la scelta di dire sempre NO alla collaborazione con il nazismo e con la neonata Repubblica Sociale Italiana di Mussolini e per il suo continuo rifiuto scontò lunghi mesi di freddo, fame, soprusi, duro lavoro in miniera (dove ebbe anche un grave incidente portandone i segni per tutta la vita). Alla fine di ogni conferenza invitava i giovani, che ascoltavano sempre con grande attenzione e partecipazione, all’amore e al rispetto verso il prossimo, alla riflessione sulla condizione politica attuale e li esortava a non farsi influenzare dalle mode e dal pensiero dominante e a crearsi un pensiero libero ed individuale. Tucci proveniva da una famiglia socialista ed antifascista. Il padre fu schedato al Casellario Politico Centrale per le sue idee contrarie al regime e per questo controllato e vessato dal fascismo. Giovanni nacque e crebbe con i nobili ideali di sinistra che portò ed attuò in tutta la sua vita sia lavorativa, che politica, collaborando con il PSI all’attuazione dell’autonomia regionale. Ieri è andato via l’uomo, ma non la sua testimonianza e le sue idee, che resteranno per sempre con noi, come monito per un diverso cammino fatto di quegli ideali che da sempre la CGIL ha sposato e porta avanti nella sua attività. In un periodo difficile per tutti l’impegno della CGIL del Molise è quello di ricordare l’uomo Tucci e altre compagne e compagni scomparsi nel corso di questa terribile pandemia in un’auspicabile primavera dei diritti e dei valori alla quale necessariamente dobbiamo guardare con ottimismo. Grazie Giovanni per il tuo esempio e la tua testimonianza di vita, che la terra ti sia lieve”.