Ore 11.45. “Questo non paga, meglio passare alla fase 2“. Sarebbe uno dei passaggi intercettati dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Campobasso nell’ambito delle conversazioni fra l’imprenditore 48enne di Sant’Elia a Pianisi, D.V.T., mandante delle estorsioni e finito ai domiciliari, e i due pregiudicati 49enni, M.V. e A.F., esecutori di fatto delle minacce telefoniche e degli appostamenti ai danni di un altro imprenditore del settore edile, campobassano, e che sono stati tradotti in carcere.
Uno dei due in particolare è vicino agli ambienti della Camorra, essendo stato condannato due volte per associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti in favore del clan Di Lauro per fatti che risalgono alla faida di Scampia dei primi anni Duemila. La sua presenza in Molise, precisamente a Campomarino, era dovuta al divieto di dimora in Campania imposta dall’Autorità Giudiziaria. Perchè avesse scelto la costa molisana, secondo la Procura di Campobasso, era probabilmente dovuto a contatti di amicizia sul posto.
L’altro arrestato potrebbe essere uno di questi contatti, giudicato dagli inquirenti di spessore criminale minore. A preoccupare maggiormente gli investigatori è il mandante, al centro di una vicenda che scoperchia due facce della medaglia della crisi economica in corso. Da una parte l’imprenditore in difficoltà che decide di denunciare, dall’altra un altro imprenditore che non riuscendo a farsi saldare un credito vantato di circa 7mila euro, peraltro non certificato e comunque eventualmente e momentaneamente bloccato da una procedura di fallimento in atto, preferisce farsi giustizia da sè ricorrendo alle “cattive” e affidandosi a persone pregiudicate.
Un credito lievitato con gli interessi nella fase di pretesa in cifre spropositate, addirittura 100mila euro, forse sia per un vecchio trucco utilizzato anche nelle trattative commerciali, chiedere di più per ottenere meno della richiesta ma di fatto ottenendo il miglior risultato possibile, sia per pagare probabilmente il “lavoro” dei mandatari. Questi altri passaggi delle intercettazioni:
“…allora senti, al nostro parente non lo chiamare, portagli solo i soldi ok?…. sappiamo dove abiti, ci vediamo sotto casa tua se non gli porti i soldi!…”
”…noi da te vogliamo solo i soldi nostri e basta, non vogliamo niente di più …i soldi nostri ce li devi dare, …..ci devi dare 100.000 euro…noi non minacciamo, noi facciamo direttamente , noi agiamo direttamente …vi conosciamo bene perchè abbiamo preso tutte le informazioni… sappiamo pure quanti peli tenete addosso!…”.
Le minacce e gli appostamenti partiti prima di Natale però non sono riusciti a sortire l’effetto sperato, salvo lasciare la vittima in uno stato di ansia e paura, non sapendo come pagare il debito nè come sbarazzarsi dei suoi estorsori.
Occorreva passare alla fase 2. In cosa consistesse non è dato saperlo, se ci sarebbero state ad esempio conseguenze su beni di proprietà o addirittura per l’incolumità sua e della sua famiglia. Grazie alla denuncia presentata negli uffici di via Tiberio, gli inquirenti, nel corso dell’inchiesta denominata “Red Zone” per via delle ‘zone rosse’ dichiarate a Sant’Elia a Pianisi e Campomarino per l’alto numero di casi di Covid-19, e raccolti gli elementi utili, hanno evitato un escalation di episodi che potevano sfociare in dettagli ancora più drammatici per la vittima. All’alba di oggi i tre arresti con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. I due pregiudicati sono positivi al Covid e sono state necessarie particolari misure di precauzione per il loro trasferimento nel carcere di Larino.
“Questa operazione dimostra come in Molise lo Stato c’è“, ha affermato il Questore Giancarlo Conticchio. “Dobbiamo porre massima attenzione alle misure di prevenzione adottate nei confronti di soggetti provenienti dalle regioni limitrofe perchè spesso diventano il mezzo per creare ponti della criminalità col Molise o comunque per commettere illeciti e crimini su questo territorio”, ha aggiunto il sostituto Procuratore Vittorio Gallucci. “La denuncia è l’unica strada possibile“, è l’invito che fa il Procuratore Nicola D’Angelo ai cittadini che hanno paura di ripercussioni e comunque di uscire allo scoperto. “La crisi generata dal Covid ha amplificato il momento di crisi degli imprenditori ma il sostrato culturale di tali episodi ha radici negli anni“.