Licenziato a 56 anni, proprio nel giorno del suo compleanno, per una “banale e comunissima patologia”. E’ quanto denunciano i sindacati del trasporto locale dopo che un’azienda molisana nei giorni scorsi ha interrotto il rapporto di lavoro con un dipendente, autista. “Raccontare la disgrazia di un lavoratore che, a 56 anni di età e dopo 31 anni di servizio, si ritrova messo alla porta dalla propria azienda, senza stipendio e senza pensione, a causa di una banale e comunissima patologia, non è un racconto che, di questi tempi, trova l’attenzione e la solidarietà di tante persone”, scrivono i sindacati. “Questa insensibilità alle disgrazie altrui è forse la cifra dei giorni nostri, forse è il risultato delle tante crisi occupazionali e dei tanti racconti di discese agli inferi di persone che mai avrebbero pensato di ritrovarsi in rovina. Impauriti come siamo, in questi tempi difficili, non vogliamo sentir parlare di vicende tristi. Quindi l’avvertenza che facciamo è che quello che segue è un racconto rivolto a chi ha ancora la capacità di indignarsi e se le organizzazioni sindacali del settore dei trasporti hanno deciso di rendere pubblica questa triste vicenda che li riguarda, è per porre all’attenzione dell’opinione pubblica i meccanismi poco noti che regolano il funzionamento di un importante servizio pubblico. Il contesto in cui queste ingiustizie si consumano è quello in cui una regione (ente appaltante) decide di affidare il servizio ad una o più aziende, queste imprese svolgeranno e garantiranno il servizio senza grossi rischi d’impresa, il pagatore è serio e puntuale, i loro utili non dipendono dall’andamento del mercato, diciamo che siamo al cospetto di imprenditori che possono dormire sonni tranquilli. L’unica accortezza che deve adottare questo fortunato imprenditore è quella di avere buoni uffici con l’ente appaltante. Questo è il quadro di fondo, per calarsi nello specifico scenario bisogna tener conto, oltre che dell’indole del padrone, anche degli usi e dei costumi di chi ci governa e di chi ci amministra, la visibilità di chi ci governa è forse pure eccessiva, dei secondi sappiamo poco”.
Sindacati: “Autisti molisani meno pagati delle altre regioni”. Appello a pendolari e associazioni di consumatori.
“Per quanto concerne chi materialmente conduce i nostri mezzi di trasporto, numeri alla mano possiamo definire l’ennesimo colpo di fortuna dei nostri lamentosi imprenditori del settore, infatti l’autista molisano è il più produttivo ed il peggio pagato nel raffronto con i colleghi delle altre regioni”, aggiungono le rappresentanze sindacali. “Sullo sfondo, poco visibile e per nulla incisivo, c’è quel soggetto muto, sordo e cieco che è il pendolare molisano. La sua anacronistica inconsistenza è imputabile a svariati fattori che vanno dalla nostra scarsa propensione alla protesta e all’indignazione, alle opportunità negate all’utenza dall’ente appaltante che ha sempre rinunciato all’obbligatorio passaggio del confronto pubblico. Registriamo con rammarico la latitanza delle associazioni che rappresentano i consumatori, queste hanno sportelli e legali che si occupano di sanità, di edilizia scolastica, di anziani e truffe, ma “diagramma piatto” sulle tante inefficienze che quotidianamente genera il nostro scadente trasporto pubblico. Eppure, così come insegna l’esperienza di regioni più evolute della nostra, l’alleanza di lavoratori e pendolari servirebbe a perseguire vantaggi e miglioramenti per entrambi”. I sindacati tornano sull’autista licenziato. “Raccontare 31 anni in poche righe è impossibile, potremmo sinteticamente riassumere che si è ritrovato a vivere un cambiamento della ragione sociale della sua azienda, che da cooperativa di autisti passa ad essere una società per azioni, nel tempo ha assistito alla graduale rinuncia della sua azienda a mettere in campo il ben che minimo sforzo per tentare di fidelizzare il capitale umano, è stato testimone del progressivo inasprimento dei rapporti con i sindacati, ha visto aumentare in maniera esponenziale il numero di contestazioni, sanzioni e provvedimenti disciplinari a tanti suoi colleghi, si è dovuto cimentare con le difficoltà di essere rappresentante sindacale in un’azienda che si è corazzata di avvocati, ha visto cambiare in peggio il rapporto con i viaggiatori, ha dovuto difendersi dai reiterati tentativi di essere silurato per motivi di salute, ha visto la faccia della sua consorte che apprendeva del licenziamento. Ecco questo è parte di quel grosso bubbone che è il trasporto pubblico locale del Molise. E’ nostro dovere mettere al corrente i non addetti ai lavori sulla degenerazione del sistema e crediamo che ci sia bisogno dell’apporto di tutti (pendolari, contribuenti, cittadini) per rimettere in piedi questa malandata baracca. Avere cura di questo strategico settore potrebbe portare a miglioramenti della qualità delle nostre vite. Sarebbe un imperdonabile errore continuare a lasciar fare a chi ci ha ridotto così”.