Ore 15. Il Cardarelli di Campobasso è ormai saturo. Per i pazienti Covid che hanno gravi problemi respiratori e hanno bisogno di essere sottoposti a terapia intensiva non c’è più posto ormai da giorni. L’unica, drammatica possibilità che si apre per coloro ricoverati nel reparto di Malattie Infettive o nelle cosiddette aree grigie il cui quadro clinico tende ad aggravarsi è sperare che chi sta peggio migliori o venga dimesso per liberare posti letto. Persino i morti, oltre alla scia di dolore che lasciano intorno ai familiari, con la loro ormai irrimediabile dipartita finiscono per regalare una speranza ai positivi che rischiano di seguire lo stesso destino. Per tutti gli altri l’unica strada è quella del trasferimento in altre strutture.
Il viavai di elicotteri nell’area di Selvapiana per caricare e trasportare i pazienti Covid fuori regione è diventata una routine. L’ultimo viaggio, operato dall’Aeronautica Militare, poco dopo l’ora di pranzo di oggi. Dove vadano ormai neanche si sa più, in quanto i vertici Asrem per ragioni di riservatezza non forniscono informazioni in merito. C’è chi è stato trasferito a Roma, chi a Cesena, altri in Toscana e in Puglia. La prima struttura più vicina con posti di terapia intensiva disponibili diventa l’ancora di salvataggio di un’emergenza che in Molise ormai sta mettendo a nudo tutte le falle di un sistema sanitario bistrattato negli anni e di un’incapacità gestionale e di intesa in tempi rapidi fra gli chi si trova attualmente ai posti di comando. La cosiddetta Cross (Centrale remota operazioni soccorso sanitario), ossia la spola di elicotteri di questi giorni, è stata attivata dopo il superamento del 30% della soglia limite dei posti letto di terapia intensiva regionali riservata ai pazienti Covid, proprio perché gli altri posti devono essere dedicati a tutti gli altri pazienti ‘no Covid’ che per via di altre patologie o traumi necessitano della terapia intensiva e del personale competente.
Mentre si attendono gli ospedali da campo, mentre la Regione e la Struttura Commissariale litigano e usano l’arma dello scaricabarile i contagiati continuano ad aggravarsi e a morire. I dati che preoccupano non sono i numeri assoluti, che ci pongono agli ultimi posti in Italia per casi, ricoveri e decessi, ma le percentuali. Di contagi rispetto alla popolazione e ai tamponi, di ricoveri rispetto ai positivi, di decessi in ospedale rispetto ai ricoverati. E questi ultimi sono i dati più drammatici che hanno fatto piombare il Molise nel caos, sotto i riflettori dei media nazionali. Di fronte a una situazione già compromessa, la tempestività resta un fattore determinante. E’ su questo che si gioca la partita degli attori del presente. Tempestività e competenze. Perché il dramma si sta consumando qui, adesso. Nelle scorse ore intanto il commissario alla sanità Giustini ha firmato un decreto che dà il via libera all’accordo con il Neuromed per la gestione di 12 posti letto per pazienti Covid, di cui 7 in terapia intesiva e 5 in sub intensiva. Una piccola svolta, dopo giorni di perdita di tempo sul ritornello “Vietri sì – Vietri no”, che unita a quella dei posti letto di terapia intensiva nell’ospedale da campo montato davanti al San Timoteo di Termoli che dovrebbe essere operativo da domani potrebbe, almeno per il momento, tamponare i danni finora causati dall’inefficienza di chi sarebbe dovuto arrivare preparato a questa ondata – prendendo lezione dalla scorsa primavera, quando il Molise era stato toccato dalla pandemia in maniera relativamente più lieve – e che medici e infermieri in prima linea hanno tentato di evitare facendo l’impossibile.