Lo stato di degrado della sanità molisana, già carente in tempi di operatività ordinaria, sta mostrando il suo lato peggiore nel periodo di crisi sanitaria pandemica. Era questa un’occasione paradossale per dare maggiori sicurezze a cittadini lavoratori e pensionati considerate le risorse fresche e immediatamente disponibili per l’efficientamento strutturale e organico del sistema sanitario. Invece, anche questa volta, l’ennesima opportunità si sta trasformando in incubo per la gente molisana che sta sopportando in maniera oltremodo gravosa la sofferenza, la difficoltà e la paura di vivere in una regione mal governata come la nostra. La CGIL del Molise in tempi non sospetti aveva denunciato “una cattiva organizzazione della sanità molisana dovuta soprattutto a un aumento sproporzionato della sanità privata…… e da una scarsa presenza di servizi sul territorio. Ciò ha inevitabilmente determinato l’aumento del costo dei servizi sanitari e l’esclusione di una crescente fascia di cittadini dall’accesso alle cure. Il dato della privatizzazione della sanità mette in discussione il principio universalistico del servizio sanitario…..” (dalla Crisi a una nuova qualità dello sviluppo, 2017). Ci saranno tempi e luoghi opportuni per giudicare gli artefici dello scatafascio a cui stiamo drammaticamente assistendo in questi giorni e che mettono sotto la lente di ingrandimento, anche dei media nazionali, le inefficienze odierne e quelle ataviche dovute ad anni di mala gestione, pressappochismo e, forse, servilismo politico di convenienza. Oggi, con il sistema al collasso e con la gente che muore non ci sono i tempi né per proporre processi nelle aule di tribunale né tantomeno per le rappresaglie di piazza che poco beneficio porterebbero, nell’immediato, alla popolazione molisana. I pazienti con gravi patologie, anche quelli no COVID, stanno rinunciando alle cure per paura di finire in strutture palesemente inidonee. La generosità di medici, infermieri e addetti ai servizi ospedalieri non basta. Personale numericamente insufficiente e allo stremo delle forze a cui va tutta la nostra solidarietà e anche l’invito a continuare a denunciare le inefficienze. Le sirene delle ambulanze e il rumore degli elicotteri che trasportano pazienti gravi fuori regione alimentano l’ansia del cittadino comune già provato da un anno di restrizioni e oberato da pensieri relativi a una ripresa produttiva e lavorativa che, nei nostri territori, forse non ci sarà mai considerate le centinaia di attività e saracinesche che si sono mestamente chiuse nel corso dei diversi lockdown e che rischiano di non riaprire. Se è vero come è vero che nelle scorse settimane il Ministero della Sanità ha inviato degli ispettori in Molise e se è vero come è vero che da quell’ispezione e dalle indagini della Procura della Repubblica sembrerebbero emergere discrepanze sui numeri delle terapie intensive dichiarate dalla Regione e i posti effettivamente disponibili, inadeguatezza delle strutture e perfino carenze igienico sanitarie è anche vero che ci saranno sicuramente responsabilità da imputare a una cattiva gestione dell’emergenza. E’ ora di dire basta e di trovare soluzioni immediate, sottolineano Carmine Ranieri e Paolo De Socio della Cgil. In questo contesto, l’unica ancora di salvezza per il Molise, passato repentinamente da Regione Covid free a zona rossa grazie anche alla allegra gestione dei diversi attori che hanno preferito affrontare l’emergenza in maniera superficiale e da solisti, potrebbe essere un piano solidale e straordinario di vaccinazione di massa affidato alla gestione diretta di un organo sovrastrutturale se non reperibile in loco magari di emanazione Ministeriale. I dati riportati nei giorni scorsi dal Quotidiano sanità citano testualmente che “nel prossimo trimestre in Italia si attende l’arrivo di oltre 55 milioni di dosi di vaccino….il problema non sarà la carenza di vaccini ma il piano per utilizzarli al meglio e in fretta”. “Fatte queste considerazioni e considerato quello che finora (non) è stato fatto in Molise, sarebbe forse il caso che gli attori (le comparse!) della politica e dell’organizzazione sanitaria molisana facciano un esame di coscienza e magari un passo indietro lasciando spazio a una organizzazione veloce, efficiente e verificabile”, affermano i due rappresentanti sindacali. “Si mettano in campo le risorse migliori per traghettare il Molise se non in sicurezza in acque più tranquille richiedendo strumenti umani e finanziari straordinari per vaccinare tutta la popolazione molisana nel giro di 100 giorni facendo ricorso a esercito, croce rossa, medici di base, volontariato e, perché no, alla nostra Università del Molise che in questi giorni sta dando dimostrazione riconosciuta a 360° di organizzazione e gestione che dovrebbe essere da esempio per tante amministrazioni. pubbliche e non. Il Molise mai come ora rischia letteralmente di morire e non ha più tempo! La CGIL, considerata la riluttanza al confronto vero e al dialogo della classe governativa e commissariale molisana, metterà in campo tutte le azioni utili per provare ad attuare le procedure sopra illustrate utilizzando anche i canali della struttura nazionale per far pervenire questa e altre richieste a tutti i soggetti interessati e ai dicasteri preposti”.
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