Secondo le anticipazioni sulle strategie che il nuovo Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini si appresta a mettere in atto al fine di dimezzare i tempi necessari per il via libera ai progetti previsti dal recovery plan e che serviranno a migliorare le infrastrutture ferroviarie del paese e accorciare i tempi di percorrenza dei collegamenti su rotaia, il Molise risulta non pervenuto. In particolare si prevede che i progetti di fattibilità tecnico economica delle opere ipotizzate possano concretizzarsi in appena 6 mesi, tagliando sensibilmente i tempi e alcuni passaggi burocratici previsti ad esempio in Conferenza dei Servizi. Interventi imponenti e assolutamente necessari per favorire lo sviluppo e per eliminare altresì l’enorme gap infrastrutturale esistente nel paese, così come dimostrano alcuni numeri:
• 31,9 miliardi di euro stanziati per la realizzazione delle opere infrastrutturali ferroviarie;
• 60.000 occupati in più per la realizzazione dei lavori (secondo le stime di Rete Ferroviaria Italiana);
• aumento del 10% del traffico passeggeri sulla rete ferroviaria.
“Bisogna ridurre l’inaccettabile divario nella rete ferroviaria tra il Sud e il Nord del Paese”, ha affermato il Ministro. Eppure, denunciano i sindacati di categoria, visionando la tabella esplicativa dove vengono evidenziati i risultati significativi in termini di riduzione dei tempi di percorrenza che riguarderanno alcune importanti tratte ferroviarie e soprattutto quelle che interesseranno le regioni del mezzogiorno e i collegamenti trasversali est ovest verso la capitale, emerge l’assenza di qualsivoglia intervento che possa migliorare sensibilmente la condizione fatiscente e di arretratezza rispetto al resto d’Italia in cui versa il sistema ferroviario nel Molise. Una situazione peraltro confermata di recente dal puntuale rapporto Pendolaria di Legambiente e nel quale oltre a mettere in luce le condizioni infrastrutturali disarmanti, sono emerse ulteriori negatività quali il calo dell’11,7% dei viaggiatori e un’età media dei convogli di 19,6 anni (di cui il 74 % oltre 15 anni). Un mix di fattori che rende indifferibile un cambio di rotta ed una piena consapevolezza da parte della politica regionale della scarsa attenzione che nel corso degli anni è stata riservata alla mobilità collettiva e allo sviluppo del Molise. “Per questo motivo – affermano i sindacati – a distanza di un anno esatto (era il 5 marzo 2020) dall’ultimo incontro istituzionale che le organizzazioni sindacali ebbero con l’allora assessore ai trasporti Vincenzo Niro e nel quale vennero affrontati i temi dell’elettrificazione, della riapertura della Campobasso Termoli, del raddoppio della Termoli Lesina, della riapertura dell’officina di riparazione a Campobasso, di un parco rotabile di proprietà della regione e della riapertura della biglietteria di Isernia (solo per fare qualche esempio), riteniamo indifferibile ed urgente un nuovo incontro e che necessariamente sarà indirizzato ad entrambi gli assessori regionali che si occupano oggi di trasporti (Quintino Pallante) e di infrastrutture (Vincenzo Niro). Vista l’importanza degli argomenti da trattare e che riguarderanno necessariamente lo stesso recovery plan ma anche il rapporto della Regione Molise con il gestore delle infrastrutture e dei servizi ferroviari (RFI e Trenitalia) e, in funzione dell’ormai imminente scadenza del Contratto di servizio, estenderemo la richiesta d’incontro anche al Presidente Toma in quanto riteniamo che sia opportuno che le organizzazioni sindacali ma anche gli utenti consumatori comprendano quali siano i progetti della Regione a breve/medio termine e verifichino la credibilità e la fattibilità del protocollo d’intesa sottoscritto ad ottobre tra i quattro presidenti di regione che si affacciano sull’adriatico (Marche, Abruzzo, Molise e Puglia) al fine di ridurre il gap infrastrutturale. In generale il vento favorevole che attiene lo sviluppo delle infrastrutture dovrebbe indurre chi amministra questa regione a spingere sull’acceleratore per perseguire scelte strategiche che puntino a favorire anche in Molise la realizzazione di un’infrastruttura veloce per passeggeri e merci in grado di assicurare collegamenti trasversali est – ovest e di rappresentare uno straordinario volano per la crescita dei flussi commerciali e per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione. Analogamente sarebbe altresì auspicabile tornare a prendere in considerazione la rimessa in esercizio di linee ferroviarie chiuse troppo in fretta senza un indispensabile contraddittorio sindacale e popolare. Al momento Marche, Abruzzo e Puglia hanno battuto più di un colpo, il Molise oggettivamente risulta non pervenuto”.