Il 25 marzo Venezia ha festeggiato 1600 anni dalla sua fondazione. In era di pandemia, le grandi celebrazioni programmate per il suo compleanno sono state ridotte e variamente articolate. Ma le campane non conoscono tempeste né confini e il loro canto investe, coraggioso, orecchie e cuori, sempre ed ovunque. Anche oggi a loro si affida un messaggio di festa e di riflessione e alle 16 di ieri tutto il Patriarcato ha fatto scoccare all’unisono i suoi bronzi nel segno della solidarietà, nel giorno dell’Annunciazione del Signore. Agnone non poteva non unirsi ai festeggiamenti liberando le sue campane in una orgogliosa corrispondenza di animi.
La raffinatezza ed il gusto che caratterizza le antiche costruzioni ed i manufatti di Agnone sono attribuiti all’influenza veneziana che segnò la storia di Agnone dal medioevo ai giorni nostri. Intorno alla metà del 1100 la potentissima famiglia Borrello, conti di Pietrabbondante e Capitani di Ventura, stabilì la sua residenza ad Agnone trasferendovi una folta colonia di soldati/artigiani veneziani, probabilmente delle coste dalmate. Il centro storico del borgo molisano è vivo di presenze veneziane che si palesano nel taglio delle botteghe, nelle finestre ogivali, nei numerosi fregi che decorano piccoli, deliziosi palazzi, nell’ostentata presenza di leoni rampanti che svettano dalle murature. Nuove conoscenze tecniche e culturali, unite a una sapienza autoctona, portarono Agnone ad eccellere nell’artigianato, richiestissimo su ampio raggio per le qualità di finezza ed originalità.
Anche la lavorazione dei metalli, praticata con maestria almeno 500 anni prima di Cristo, ebbe un’evoluzione importante tanto da attribuirle una qualità straordinaria nota tutt’oggi. La fusione delle campane non fu introdotta dai veneziani, quest’arte è testimoniata sul territorio ancor prima del 1200. E’ tuttavia evidente che l’apprendimento di nuove tecniche e della perfetta conoscenza delle leghe metalliche abbia portato a un prodotto di livello altissimo e di altissima musicalità. Ancora ad Agnone, sin dai tempi dei conti Borrello, nella Pontificia Fonderia Marinelli, queste tecniche si perpetuano immutate e le campane si continuano a fondere con lo spirito degli avi e dei maestri veneti nel cuore.
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