Villa de Capoa, a Campobasso, scenario di partenza per una nuova storia ai tempi del Covid. E’ stato infatti presentato il progetto Feeling Pandemic che nasce dalla voglia, ormai diventata straziante, di fare qualcosa. Non qualcosa così, di casuale. Feeling Pandemic vuole essere il rigurgito di 1 anno intero senza teatro, senza incontri, senza arte dal vivo. Vuole parlare alla gente di che cosa si prova a starsene relegati in un angolino, ad aspettare che sia il tempo, che arrivi il momento per occuparsi delle anime, quando il pensiero costante dei corpi non invade tutto lo spazio mentale. Feeling Pandemic intende allargare l’orizzonte di veduta nelle case, sulle persone, sulle solitudini, sugli abbandoni, sul ritrovarsi, sulle violenze fisiche ma soprattutto quelle mille violenze psicologiche che hanno finito per impestarci l’anima nei 12 mesi più interminabili di sempre. L’idea di Carmine Scarinci e Alessandra Di Iorio parte da qua. Il progetto intende raccontare che cosa si prova a vedersi il mondo cambiare sotto i piedi, a percepire l’evoluzione, lo slittamento delle basi della società, e contemporaneamente la triste consapevolezza che forse non sapremo stargli dietro. Racconta l’imbarazzo di sentirsi sempre “fuori”, dove il fuori è tutto intorno a noi ma irraggiungibile. Racconta di legami che finiscono in maniera troppo percettibile, tra necessità e spietatezza. Racconta di legami che iniziano, come una margherita di campo che punta a bucare la coltre di neve. È così delicata che non si sa se sopravviverà, ma è lì, in tutto il suo splendore, possiamo solo accoglierla e sperare che duri. Feeling Pandemic è tutto ed è niente. Di sicuro non intende insegnare niente. L’obiettivo del progetto è la narrazione. Con essa, gli autori si propongono di raggiungere lo spirito più intimo del paese che ha sofferto, ha gioito, ha resistito, a volte ha sopravvissuto, e scatenare un’emozione. Laddove non esiste un centro, in un’emergenza emozionale che ha mille, centomila minuscoli centri personali, Feeling Pandemic entra con delicatezza nelle situazioni in cui possiamo riconoscerci tutti e anche quando non ci appartengono, si tratta comunque di situazioni che possiamo accogliere, che siamo disposti emotivamente a fare nostre. Non ci sono buoni o cattivi, esistono soltanto persone. Spesso al centro dei mondi di Scarinci e Di Iorio ci sono persone in difficoltà, qualche volta arrancano, qualche volta ce la fanno, il più delle volte resistono, in tutti i casi sperano. Il progetto intende creare dei contenuti video che raccontino le esperienze più intense di questo anno pandemico. L’idea parte dal talentuoso film-maker molisano Carmine Scarinci e dall’energia creativa dell’autrice e regista teatrale Alessandra Di Iorio, anche lei molisana. I due artisti hanno lavorato in sinergia per creare un progetto di qualità che sappia veicolare insieme la loro urgenza di realizzare arte incrociando la necessità del pubblico di vedere raccontate le proprie storie. A creare un connubio catartico che solo un’arte di livello può realizzare, Scarinci e Di Iorio hanno inventato un mondo che viene fuori per rispondere a un’esigenza: il totale assoluto abbandono della gente, la deprivazione di tutto ciò che non è stretta necessità di sopravvivenza fisica, l’assenza delle istituzioni nel supporto alle famiglie, nel superamento dei lutti, nell’affrontare un vuoto interiore impossibile da colmare anche con centinaia di pizze sfornate, di dolci fatti in casa, di lezioni online, di lavoro agile, di ogni forma di compensazione per il nostro bisogno di comunità. È stato un anno difficile, Feeling Pandemic racconta questa difficoltà. Stay tuned… ne varrà la pena.
Timori e storie d’amore ai tempi del Covid, parte da Villa de Capoa la serie di Scarinci e Di Iorio. Video
Il progetto Feeling Pandemic
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