“Abbiamo dato il nostro contributo nella gestione dell’emergenza sanitaria, abbiamo fatto sacrifici, ci siamo ammalati, senza nessuna forma di tutela e sostegno, e ora veniamo liquidati dall’Azienda Sanitaria”. E’ la voce della denuncia di una trentina di operatori sanitari a partita iva che nel pomeriggio di ieri hanno fatto sentire la propria voce nel sit-in davanti alla Prefettura di Campobasso, dopo che il 31 marzo, con la scadenza del loro contratto, sono rimasti fuori dai piani dell’Asrem e della Regione.
A sostenere la protesta l’Unione Sindacale di Base e alcuni rappresentati di associazioni locali per la sanità pubblica e la tutela di operatori del settore e dei diritti dei cittadini. Come ci ha spiegato Giuseppe Pavone (Usb), grazie all’individuazione di pareri giuridici favorevoli alla loro causa, anche attraverso il “Cura Italia” sarebbe possibile la stabilizzazione o quantomeno una forma contrattuale subordinata in favore degli stessi oss, possibilità contenuta in un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale e finito sul tavolo del dg Asrem, Florenzano. Da allora però nessuna risposta. Anzi, per quanto riguarda il personale sanitario si sta procedendo diversamente. Nel corso del pomeriggio le voci della protesta, le testimonianze e gli appelli si sono alternati in piazza Pepe. Voci e appelli che spesso rimangono vittime dell’ormai consueto scaricabarile fra Regione, Asrem e Struttura Commissariale. Nella mattinata la stessa Usb, insieme a Cgil, Cisl e Uil, aveva appoggiato anche la protesta di operai forestali, braccianti e operatori della pesca, tagliati fuori dagli aiuti del Governo durante la pandemia. Categorie dimenticate e per le quali si sta portando avanti battaglie di lungo corso, come nel caso dei forestali, circa 130 persone che hanno ricevuto appena due mensilità durante il primo lockdown per essere poi ignorate e che da 10 anni attendono di vedere il loro contratto con la Regione rinnovato.