Una Messa ristretta, celebrata dal Vescovo Giancarlo Bregantini all’interno della chiesa di San Giorgio, per omaggiare il Santo Patrono di Campobasso. Per il secondo anno consecutivo, in linea con le disposizioni anti Covid, non è stata programmata alcuna processione ma la Messa, rispetto al 2020, si è tenuta all’interno con maggiori presenze. La statua di San Giorgio è stata ancora una volta benedetta, mentre il sindaco Gravina, creando una sorta di parallelo fra il drago e la pandemia, è intervenuto sulla situazione in città e sulle regole che tutti sono chiamati a rispettare.
“Non basta uccidere il drago”, le sue parole. “Non serve solo sconfiggere, ora serve costruire presupposti nuovi e diversi per far ripartire in sicurezza la vita sociale ed economica della nostra comunità. Serve avere cura, farsi carico e proteggersi a vicenda. Il giorno dedicato al nostro patrono, San Giorgio, ci ricorda che al di là delle interpretazioni simboliche sulla sua figura, ciò che abbiamo sempre apprezzato di lui è la sua protezione, il suo spendersi per noi che è andato ben oltre il momento del bisogno, per continuare nel tempo. Per questo, Campobasso, che da oltre un anno ha fronteggiato con tutte le sue forze la diffusione pandemica, sacrificando per giuste ragioni di sicurezza sanitaria momenti importanti della propria vita sociale ed economica, delle proprie tradizioni, della propria storia, ha necessità di togliere la lancia dal ventre del drago per condividere una fase che va oltre le tante metafore di guerra dalle quali siamo stati assorbiti fino a oggi.
La pandemia è ancora presente, la determinazione e l’attenzione necessaria da parte di ognuno di noi nel non lasciarle spazi di crescita deve essere ancora altissima e costante, ma al contempo, dobbiamo imparare a riutilizzare la fiducia per essere pronti ad affrontare l’impegnativo percorso della ripartenza che ci chiederà una responsabilità personale alta e imprescindibile se davvero vogliamo il bene della nostra comunità. I campobassani hanno attraversato quest’annata senza perdere la rotta, pur passando, come tante altre comunità, in mezzo a un alternarsi di sensazioni e periodi dettati dall’incidenza che i dati del virus hanno riversato sulle nuove abitudini di vita alle quali ci è stato chiesto di adeguarci.
Il dolore e la sofferenza di chi ha perso i propri affetti a causa di questo virus farà per sempre parte di ciò che la nostra città e la nostra società saprà diventare, non andrà disperso nessun ricordo personale o collettivo, perché il futuro non cancella ma preserva, soprattutto quando viene progettato e sostenuto dalle esperienze che ci hanno segnato. Con la campagna vaccinale in corso è ancora più importante che ognuno di noi diventi il protettore dell’altro, che si pensi alle misure da rispettare come a una forma di tutela comune, utile alla salvaguardia della salute e anche della tenuta sociale. Come San Giorgio, siamo chiamati ad avere cura e proteggere la nostra comunità con i nostri comportamenti, nel tempo e in prima persona.”
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