Nell’epoca del web e dei social, il Molise forse prima che con le sue bellezze geografiche ha conquistato il mondo con la satira. Il motto “il Molise non esiste”, che ha indignato più di qualcuno nella nostra terra, è diventato in realtà una incredibile bomba mediatica che ci ha reso molto più famosi di quello che siamo e probabilmente anche di quello che meritiamo. Al punto da spingere alla creazione di un marchio, attualmente registrato presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Ed è ancora la satira l’ingrediente prescelto dall’associazione “Il Molise non esiste” per il nuovo spot realizzato in collaborazione col videomaker Carmine Scarinci. Simpatico e con un finale divertente – anche se, come d’altronde hanno già notato alcuni utenti, non proprio originale, visto che riprende interamente la parodia che i giovani comici del gruppo The Jackal hanno probabilmente costruito sulla pubblicità del profumo J’adore, – il video mostra un’avvenente ragazza dall’accento francese che cammina di notte per le strade di una Campobasso deserta e che si gode la città, ma costretta poi a scontrarsi alla stazione con la triste realtà di un treno che non arriva mai.
A “consolarla” c’è una verace signora con tipico dialetto locale che fra una battuta e l’altra mette in luce un male che da troppo tempo appare quasi insanabile per questa regione, ossia quello dei collegamenti scarsi e della mobilità lenta. Terra bella (prima parte dello spot) ma inaccessibile (seconda parte), il binomio paradossale che mette tutto in discussione, che rende il desiderio irraggiungibile, che rischia di spegnere ogni curiosità portata all’apice. Ma se è vero che il marchio di fabbrica è la satira, stavolta lo spot appare più messo in piedi per noi che per chi da fuori ci guarda. Lo dimostrano, ma ovviamente si tratta di un nostro parere in qualità di osservatori, i 70 secondi di provocazione e di ironia su 1 minuto e 45 secondi di video (togliendo i titoli di coda) dedicati alla scena della stazione, quindi più della metà dello spot. Un appello a chi di dovere e un messaggio di sano diritto a prendersi in giro, un pezzo del puzzle che potrebbe avere il suo valore se assemblato con altri ma che forse non funzionerebbe da solo e come ideale vetrina di marketing. Spetterà agli ideatori il pieno diritto di farne il miglior uso possibile e i riscontri potrebbero dare loro ragione. Ciò che è inaccessibile, d’altronde, spinge ancora di più un certo turismo a fare le valigie per raggiungerlo.