La bomba composta da 500 kg di tritolo che il 23 maggio 1992 fu fatta saltare in aria lungo l’Autostrada A29 nel tratto vicino Capaci e che uccise il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e la sua scorta non fu sono un attentato terroristico-mafioso, ma fu anche una prova di forza che Cosa Nostra voleva dare alle istituzioni e alla popolazione. Uno dei principali uomini simbolo della lotta alla mafia, che rese possibili insieme al suo pool una serie di vittorie contro Cosa Nostra e il noto ‘maxiprocessso’, venne pian piano lasciato solo al suo destino, che lui già immaginava, al punto che anni dopo saltò fuori un’altrettanta nota inchiesta sulla possibile trattativa fra mafia e alti componenti dello Stato. Due mesi dopo la strage di Capaci, toccherà al suo collega e amico Paolo Borsellino essere vittima di un barbaro attentato. Con la Giornata della Legalità, poi diventata Settimana delle Legalità, si intendono ricordare non solo la strage di Capaci, ma anche le due figure di Falcone e Borsellino, e tutte quelle persone che nella lotta alla legalità contro la mafia hanno sacrificato la loro vita.
Toma: “Educare alla legalità partendo dalla scuola”.
«Ricordare le vittime della mafia, commemorare le donne e gli uomini uccisi nelle stragi di Capaci e via D’Amelio, favorire l’educazione alla legalità nei cittadini di domani: è questo l’obiettivo della Giornata che si celebra il 23 maggio. I magistrati Falcone e Borsellino, accomunati dallo stesso tragico destino, sono stati e rimarranno esempi di assoluta onestà e rettitudine per il Paese. Hanno combattuto la mafia con tutte le forze. Il loro impegno, la loro dedizione, il loro sacrificio sono la testimonianza che non bisogna mai abdicare allo Stato e alle sue leggi, pur in presenza di condizioni proibitive ed estremamente difficoltose, come quelle in cui si trovarono ad operare. Le varie iniziative promosse negli anni dal Ministero dell’Istruzione, dalla Fondazione Falcone e da altre associazioni che hanno come scopo la cultura della legalità e la lotta alle mafie servono non solo a tenere viva la memoria di eventi drammatici e, per taluni versi, enigmatici della nostra storia, ma anche a trasmettere ai più giovani messaggi valoriali fondamentali per il processo di crescita e per il futuro inserimento degli stessi nella società quali cittadini responsabili. Oggi, più che mai, è necessario investire in istruzione e formazione partendo proprio dalla scuola, luogo dove si pongono le fondamenta per la costruzione di una corretta educazione alla legalità». Così il presidente della Regione Molise, Donato Toma, sulla Giornata nazionale della legalità.
Il sindaco di Campobasso, Gravina: “Il sacrificio di chi ha dato la vita per la legalità va ricordato ogni giorno”.
“Il 1992 resta inciso dolorosamente nella carne del nostro paese con le sue stragi di mafia, quelle che portarono, il 23 maggio, a Capaci, alla barbara uccisione del giudice Falcone, di sua moglie, Francesca Morvillo, e dei tre uomini della sua scorta: Rocco Di Cillo, Vito Schifani ed Antonio Montinaro e poi, il 19 luglio a Palermo, in Via D’Amelio, alla morte del giudice Borsellino e dei cinque uomini della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. Dopo quelle esplosioni e dopo i vuoti che crearono nell’anima più vera e profonda del nostro popolo, anche l’ultimo velo di reticenza del quale Cosa Nostra aveva approfittato per anni, venne tirato via dagli occhi di gran parte delle istituzioni e di tutti coloro che avevano sempre provato a minimizzare e a circoscrivere il fenomeno mafioso. La Giornata della Legalità è, invece, stata istituita proprio per non minimizzare, e per ricordare ad alta voce i nomi di tutti coloro che alla lotta per la legalità hanno dato la vita. Quel loro sacrificio estremo non va però solo ricordato, bensì va rinsaldato da ogni cittadino con le proprie azioni e con il proprio modo di pensare, quotidianamente, ovunque, senza differenze, perché non solo Cosa Nostra ma anche altre organizzazioni criminali hanno, nel tempo, continuato ad allungare i propri tentacoli, più o meno sotterranei, in tanta parte della vita sociale ed economica. Lo Stato con le sue istituzioni ha il dovere di continuare a lottare con trasparenza e determinazione contro ogni forma di illegalità, seguendo approfonditamente, nell’interesse del bene comune e della pace sociale, ogni possibile indizio che conduca alla verità in merito non solo a quelle stragi del 1992 ma ad ogni altro tentativo di infiltrazioni della criminalità nel nostro sistema sociale, economico e amministrativo.”
Lanciano: “Imparare fin dall’infanzia il valore del rispetto delle regole e del vivere civile”.
“La legalità è come un seme, se è stato piantato per tempo è in grado di germogliare e dare i suoi frutti. Proprio per questo è fondamentale lavorare su questo fronte fin dall’infanzia, affinché i bambini di oggi possano essere, domani, degli adulti consapevoli dei valori civili e rispettosi della democrazia”. Nella Giornata nazionale della Legalità, la Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Leontina Lanciano, sottolinea la necessità di avvicinare le giovani generazioni al rispetto delle norme civiche e alla conoscenza dei principi sanciti dalla Costituzione e, nel caso specifico, delle Carte e delle Convenzioni sui Diritti dell’Infanzia. “L’apprendimento delle regole sociali – rimarca Leontina Lanciano – inizia dall’età infantile, perciò è di primaria importanza cominciare a promuovere la cultura della legalità anche tra i bambini. Ritengo che questo sia un passaggio fondamentale nella costituzione di quella società senza prevaricazioni e criminalità che Borsellino e Falcone – insieme con tutti gli uomini e le donne che hanno consacrato la vita a tale principio – con il loro messaggio e il loro esempio di vita, contribuiscono tutt’ora a formare”. Dunque, aggiunge l’organismo di garanzia, “anche ai più piccoli va trasmessa – per prima cosa – l’importanza del rispetto della dignità della persona, quindi di se stessi e degli altri. Perché dal rispetto dell’altro deriva anche l’osservanza delle regole e dei valori della convivenza civile. Altrettanto rilevante è far comprendere ai bambini che il rispetto delle regole non ha in sé il significato di una limitazione, ma ha un valore positivo. Quello di potere esprimere la propria libertà, e realizzare le proprie potenzialità, senza ledere quella degli altri: favorendo l’autonomia e la responsabilità e contribuendo attivamente alla creazione di un vivere comune sereno e pacifico”. In questo percorso, conclude la Garante, “è centrale il ruolo della famiglia e della scuola, che sono territorio privilegiato di formazione per l’età infantile, ma anche le istituzioni e gli adulti tutti. A ciascuno, infatti, spetta il compito di fornire un modello educativo adeguato, che possa essere un esempio concreto e un punto di riferimento su cui ogni minore possa orientare il proprio futuro percorso di crescita”.