Ci sarebbero la droga e il mondo dello spaccio dietro agli incresciosi episodi che si sono verificati nei primi giorni di giugno in un condominio di Termoli, in via delle Mimose, nel quartiere di Difesa Grande, culminati con l’esplosione di una bomba carta sul pianerottolo davanti la porta d’ingresso dove vive un giovane ai domiciliari per episodi di droga, destinatario di quello che apparirebbe come un atto intimidatorio o comunque un regolamento di conti.
In manette, dopo una breve indagine della Polizia di Stato di Campobasso e Termoli, è finito un 31enne termolese, rapper con un curriculum noto anche alle forze dell’ordine, visti i precedenti per droga, rapina, aggressione e violenza. Sarebbe lui ad aver piazzato l’ordigno artigianale ma “preparato in maniera professionale“, come è stato affermato in conferenza stampa, nel condominio di via delle Mimose. In casa dell’arrestato gli agenti hanno trovato un manufatto esplosivo artigianale del peso di circa 200 grammi, risultato compatibile con quello fatto esplodere nella notte fra il 4 e il 5 giugno presso l’abitazione del soggetto posto agli arresti domiciliari, 41 candelotti di tipo “Thunder”, la cui detenzione è consentita solo a chi è munito di apposita licenza, 13 petardi, per un peso complessivo di circa 2300 grammi di esplosivo.
Sono state, inoltre, rinvenute 2 mazze ferrate, 2 coltelli, rispettivamente di 23 cm e di 20 cm, 1 “Nunchaku” collegato ad una catena di ferro. Tutto il materiale è stato sequestrato. Denunciato a piede libero un 25enne termolese, anche lui con precedenti per droga: sarebbe l’autore dell’incendio appiccato nel garage della stessa palazzina qualche giorno prima, il 2 giugno, ai danni della saracinesca di proprietà del soggetto ai domiciliari.
Il 31enne si trova attualmente nel carcere di Lanciano, misura confermata dal gip del Tribunale di Larino dopo l’udienza di convalida. Secondo gli inquirenti i due giovani sarebbero gli esecutori materiali dei messaggi intimidatori che evidentemente avevano finora solo lo scopo di creare un danno materiale e pressione psicologica sul soggetto. I motivi che ci sono dietro al momento sono ignoti, come sono ignoti i presunti mandanti che si celerebbero dietro i due giovani finiti nella rete della Polizia. Ecco perché le indagini, coordinate dal Procuratore di Larino Isabella Ginefra, vanno avanti per provare ad allargare il cerchio e capire se possa esserci lo zampino della criminalità organizzata pugliese.