La voce è ancora un po’ stanca, ma forte per gridare la sua vittoria alla vita dopo il Covid. Anna, molto conosciuta in città, è una di quelle persone che ha toccato con mano cosa vuol dire avere avuto il Covid e che oggi può dire di avere vinto la battaglia grazie ai medici del Gemelli di Campobasso, alla sua grande forza d’animo, nonché alla sua grande fede in Dio. Era il 25 febbraio quando Anna iniziava la sua battaglia per la vita ed arrivava in ospedale in condizioni molto gravi. Qui viene intubata e la sua vita è appesa ad un filo. Oltre due mesi di rianimazione, dove i medici procedono per tentativi con tanta speranza, paure, ma anche con tanta voglia di salvare la sua vita e quella di tante altre persone ricoverate in un reparto infernale. In seguito, un mese di riabilitazione per riconquistare la libertà e poter tornare a respirare l’aria “vera” della vita. Oggi Anna è tornata a casa, sta bene ma porta con sé ancora gli strascichi di chi ha lottato una guerra contro un nemico invisibile: il Covid-19. “A 10 giorni dalle mie dimissioni mi sento di ringraziare tutte le persone che mi sono state accanto e che hanno pregato e lottato con me e per me“, le sue parole. “In primis voglio dire grazie agli angeli dell’ospedale Gemelli di Campobasso. Il reparto di terapia intensiva è composto da persone meravigliose e qualificate, sia sul piano professionale che sul piano umano. Hanno combattuto per me e insieme a me senza arrendersi mai, mettendo tutto il loro sapere e le loro forze per vincere questo maledetto virus. Medici ed infermieri chiusi nei loro scafandri bianchi di protezione, che non avevo mai visto prima, ma che sono diventati la mia famiglia, il mio punto di riferimento e che mi hanno curata, incoraggiata a non mollare, e mi hanno teso la mano nei momenti di più profondo sconforto e solitudine. Come farebbe una madre o un padre con il proprio figlio, non concedendosi pause, lavorando oltre le proprie forze con turni massacranti che non consentono distrazioni o cedimenti; e nel mentre nel mio cuore nasceva un sentimento di affetto, di riconoscenza, verso tutti loro, dal primo all’ultimo. Sono diventati parte di me non più volti sconosciuti, e porterò con me tutte le loro parole, le loro carezze, le loro accortezze nei miei riguardi. Non sono stati i miei medici, i miei infermieri ma sono stati i miei angeli custodi, a cui devo la mia rinascita. Innanzitutto, il mio pensiero va al primario del reparto di terapia intensiva, il professor Castellano, un uomo la cui umanità e gentilezza dimostrano che questo mestiere non è da tutti: bisogna avere il coraggio di andare contro corrente, di voler difendere a tutti i costi la vita e di non arrendersi di fronte alle difficoltà.
Grazie alle dottoresse Maria Giannantonio e Marta Ferella, che hanno passato le notti con me, regalandomi sorrisi e parole di speranza che mai dimenticherò. Grazie al dottor Nicola Camposarcone, senza il quale non sarei qui: mi ha restituito la vita tanto preziosa, alleviando con dedizione le mie sofferenze e somministrandomi le specifiche terapie del dolore. Grazie ai dottori Leonardo Palumbo, Francesco Fraticelli e Vittorio Grimani e al chirurgo plastico Gino Orsini, nonché al dottor Fabrizio Di Iusto e alla dottoressa Alessandra Amatuzio, il dottor Antonio Colombo della riabilitazione e alla dottoressa pneumologa Pia Santamaria. Grazie alla mia fisioterapista Alessandra Giancola, che mi ha coccolata anche quando non ero in grado di ringraziarla e mi ha accompagnata in questo percorso di difficile e lenta ripresa, reinsegnandomi a camminare, deglutire e parlare. Grazie alla mia psicologa, la dott.ssa Giovanna Gramegna. Grazie alla caposala della terapia intensiva Maria Zeoli, che coordina un team di eccezionali professionisti. Grazie a tutti gli infermieri: voglio elencarli uno ad uno perché meritano tutto il mio tempo e la mia stima, sperando che la memoria non mi tradisca. In caso contrario, chiedo scusa in anticipo se dovessi dimenticare qualcuno di voi. Grazie a: Antonio Boccardi, Chiara Antinucci, Marianna De Blasio, Mariagrazia Petti, Ivana Cocco, Lucia Cirelli, Teresa Cardelio, Luigi Ricciuti, Damiano Campanelli, Stefano Rubortone, Anna Cerrone. Grazie agli operatori e a tutti coloro che lavorano in questa struttura che meritano tutti il mio sincero ringraziamento, affetto e stima. Grazie a Nicola Genovese, Angelo Festa, Antonio Ciaramella, Rosario Capparelli, Ramona Caccavale, Erminio Ialongo, Sabrina Pisanelli e Amalia Muccigrosso. Inoltre tengo a ringraziare tutto il personale del reparto di Cardiologia e tutta la direzione dell’ospedale Gemelli. Per ultimo, ma non per ordine d’importanza, è doveroso ringraziare i miei figli e il mio compagno, i quali mi sono stati vicini con il cuore, nel rispetto delle misure d’isolamento per i pazienti Covid, tra un alternarsi di paure e speranze, avendo l’unico ponte di comunicazione i medici e gli infermieri. Un pensiero e ringraziamento speciale va infine a Gesù che mi ha concesso questa nuova vita, una nuova possibilità per essere figlia, mamma, sorella, zia e finalmente anche nonna. La mia battaglia al Covid continuerà ancora, perché il mio percorso di ripresa completa è ancora lungo, ma fortunatamente un altro angelo, Sara Amicone, fisioterapista, mi accompagna in questo cammino di riconquista per la totale autonomia. Concludo dicendo che in un momento storico cosi difficile per la sanità, dove generalmente ci si sofferma a parlare di tutto quello che non funziona in questo settore, voglio portare la mia testimonianza a favore dell’ospedale Gemelli di Campobasso, che rappresenta un esempio di buona sanità, con professionisti che svolgono il loro lavoro con coscienza, professionalità, passione e altruismo.”
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