I lavori destinati all’allargamento della strada di via Crocella e alla messa in sicurezza del costone roccioso su cui poggia il castello baronale Carafa di Ferrazzano nelle scorse ore sono stati fermati dalla Soprintendenza. Motivo. Sono necessarie verifiche urgenti dopo che, nel corso degli interventi, sono venute fuori alcune pietre calcaree proprio alla base – e immediatamente a ridosso – dell’edificio di origine medievale, ricostruito fra il XVI e il XVII secolo a seguito di un terremoto. Cosa porteranno queste verifiche, al momento, non si sa nulla di certo. Il personale degli uffici di via Chiarizia (Campobasso) si è presentato nel centro storico del paese, accompagnato dai Carabinieri per agli accertamenti del caso, dopo la segnalazione di alcuni privati. I primi riscontri hanno spinto ad approfondire la questione e porre un “vincolo” provvisorio che ha di fatto sospeso il prosieguo del cantiere. Alla necessità dettata dal rischio idrogeologico si contrappone quello storico-archeologico, due aspetti che non sempre vanno avanti a braccetto, finendo addirittura per pestarsi i piedi, e per i quali, in tali casi, va trovato un compromesso in favore dell’incolumità delle persone. Va aggiunto però un dettaglio importante.
Nel progetto esecutivo, firmato dal progettista e Rup del Comune, l’ingegnere Nicola Cefaratti, viene evidenziato che “si rende necessaria la messa in opera di una “rete metallica tirantata” di rivestimento della scarpata per un’estensione del fronte di circa 200 mq costituita da fili di acciaio“, ciò per via della caduta massi che aveva interessato la strada. Intervento che viene affiancato da un altro intervento di opportunità per la viabilità locale, quello dell’allargamento di via Crocella. A che scopo? Per consentire “un più agevole transito veicolare” e migliorare il “sistema parcheggio”. Insomma, due piccioni con una fava. Ad esempio, “la prima parte della discesa della strada, in corrispondenza dell’accesso al Castello (Piazza principale del centro storico), sarà allargata grazie allo spostamento della scalinata di circa 50 cm, consentendo un più agevole transito veicolare“. E ancora: “si prevede la demolizione della rampa stradale esistente e la conseguente realizzazione della stessa di qualche metro più a monte così da ridurne la notevole pendenza“, “lo spostamento a monte del muro di contenimento esistente consentirà la realizzazione di alcuni parcheggi su via Crocelle“.
“Una volta le strade venivano attraversate con gli asini, oggi hanno tutti le auto e servono strade più larghe“, ci ha detto il sindaco Antonio Cerio, con ironico realismo. Ma evidentemente qualcosa è andato storto e gli organi di controllo vogliono vederci chiaro. Qualche dubbio peraltro era già nato nella popolazione per la rimozione di alcuni alberi lungo il costone (rientranti negli interventi di messa in sicurezza) che ha fatto gridare allo scempio. Ora, a cantiere aperto, la “sorpresa” che ha bloccato un problema risalente al 2013, quando il Comune segnalava all’Agenzia Regionale di Protezione Civile del Molise “la condizione di rischio di dissesto idrogeologico, nell’area compresa tra la strada comunale della “Cappelluccia” e la Strada Provinciale nel territorio comunale di Ferrazzano”. Come mai i lavori sono partiti di fronte a tale possibile epilogo? Forse non sono state fatte le dovute valutazioni? “Al progetto la Soprintendenza aveva dato il via libera”, ci spiega Cerio. E in effetti, oltre alle spese per gli studi geologici, sono evidenziati anche gli interventi di allargamento della strada e alla possibilità di creare dei punti sosta.
“L’intero paese è posto sotto un vincolo che necessita di particolari pareri e autorizzazioni. Ora dicono che devono effettuare delle verifiche“, conclude Cerio, da noi interpellato. Secondo i ben informati, spesso gli avvicendamenti ai vertici dell’organo supervisore dei beni archeologici e culturali locali possono anche solo parzialmente cambiare in corso d’opera una linea di interpretazione. Fatto sta che il progetto da 1 milione di euro, a cui si è dato il via libera con una delibera di giunta del 19.6.2020 e una determina del febbraio scorso (n. 21/2021), deve essere “rivagliato” alla luce dei nuovi riscontri. Cosa succederà se la Soprintendenza e gli altri organi competenti non dovessero ritenere più idoneo l’intervento? E quanto bisognerà attendere per avere una risposta?