Un intero campo di girasoli devastato dai cinghiali. Tre ettari di colture, frutto di mesi, magari anni, di lavoro e sacrificio, andati in fumo. Non bastavano la siccità e il rischio incendi nell’estate in corso, gli agricoltori sono costretti perennemente a vedersela con quella che è diventata una piaga dei campi. L’ultimo episodio è di quelli che pugnalano al cuore, da strapparsi i capelli, se non ci ha già pensato il tempo passato a farli sparire. La famiglia Bracone, che gestisce alcuni campi di girasole in Basso Molise – oltre ad altri tipi di colture, – si è vista “divorare” poco a poco circa il 30% di quanto posseduto.
“E’ un disastro“, ci dicono Pasqualino e Bruno. File e file di piante abbattute al passaggio degli ungulati, di molte si vede solo quel che resta dopo essere state martoriate sotto zampe e denti di questi mammiferi che sono ormai un incubo per l’agricoltura locale e per gli automobilisti in tutta la regione. Nelle immagini il loro campo di girasoli in agro di Palata. Su 4 ettari 3 sono un lontano ricordo. Al loro posto una tabula rasa, mucchi di resti dopo il passaggio di un ciclone composto da branchi di animali. Considerando che per ogni metro quadrato sono presenti circa 10 girasoli e che ogni ettaro corrisponde a 10mila metri quadrati, la stima delle perdite è drammatica, calcolata in migliaia e migliaia di euro.
“In passato i cinghiali erano un potenziale problema solo in alcuni punti del Molise e riguardava casi isolati“, continuano. “Ma negli ultimi 4 o 5 anni non si capisce più niente. Sono ovunque. E i danni sono continui, all’ordine del giorno“. I Bracone hanno visto il loro raccolto ridursi giorno dopo giorno. E nelle scorse settimane gli ungulati hanno lasciato il segno anche alle altre colture che portano avanti, per tradizione familiare, da decenni. Ma protezioni per questi campi non sono previste? “Avevamo posizionato paletti con fili elettrici ma i cinghiali sono riusciti ad abbatterli“, ci rispondono. E i muretti per isolarli? “I costi sono troppo alti per predisporli in tutti i campi e richiederebbero un impegno ulteriore di energie“, spiegano. Eppure qualcosa va fatto, soprattutto ora che i tempi sono cambiati. “Bisogna aprire la caccia tutto l’anno, perché la situazione è ormai fuori controllo“, è il loro parere. L’appello agli amministratori regionali è quello che rientra nel coro degli agricoltori che subiscono danni incalcolabili di continuo. Provvedimenti per controllare e limitare le “scorribande” della fauna selvatica, uniti nel frattempo a contributi per tutelarsi.
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