Era considerato il cane dei bambini, nella zona di Fontanavecchia, a Campobasso. A dispetto del suo fisico massiccio e scolpito e di quell’espressione che d’impatto poteva incutere una qualche forma di timore, era di una bontà unica, una bontà che al contrario manca in tanti esseri umani. Non faceva male ad una mosca, Kentra. Ma qualcuno lo ha fatto a lei. Un gesto cattivo, spietato. Un atto che non le ha lasciato scampo. Il povero rottweiler è rimasto ucciso ingerendo una polpetta avvelenata lasciata a poca distanza dall’abitazione dei suoi padroni, che non lo perdevano mai di vista.
Alessandro, qualche volta, durante le passeggiate sotto casa, le toglieva il guinzaglio per lasciarla libera di allontanarsi di qualche metro rispetto a lui. Kentra, fedelissima, restava nei paraggi, senza mai sparire. I bambini del quartiere la adoravano. Cresciuti insieme a lei, fra carezze e corse con il pallone, non di rado sono montati in “sella” alla loro compagna di giochi per essere condotti di qualche metro più avanti in una breve e simpatica “cavalcata”. Oggi però qualcosa è andato storto. Dopo l’ennesima passeggiata Kentra non era più la stessa. Si è fermata, ha iniziato ad irrigidirsi, a non reagire alle attenzioni dei suoi padroni. Stava male. Alessandro ha capito che bisognava correre da un veterinario, che il problema probabilmente risiedeva in qualcosa che il rottweiler aveva ingerito. Una corsa contro il tempo, la sensazione di un epilogo drammatico, un peso nello stomaco, il dolore che sale come in chi sta perdendo una figlia. Il professionista, allertato poco prima, è già pronto per intervenire quando Alessandro arriva con Kentra in braccio.
Il cane viene adagiato per terra e il veterinario gli applica alcune manovre, ma non è semplice perché la bestiola è rigida, non riesce neanche ad aprire la bocca. Poi lo vede uscire. Un liquido giallo dal muso. Lo analizza e scuote la testa. La sentenza è quella che non speravano ma già temevano: Kentra è stata avvelenata. Quello riversatosi sul pavimento è un potente pesticida. Nulla da fare per la “mascotte” di Fontanavecchia, ormai in agonia. Dopo pochi minuti Kentra è solo un corpo animale senza vita. Alessandro a quel punto scoppia in lacrime. Un dolore atroce, il cuore che si spezza dopo 9 anni passati insieme. Un sentimento aggravato dalla consapevolezza che non si è trattato di un incidente o di una morte naturale. Qualcuno l’ha avvelenata. Se quelle polpette fossero, o no, destinate a Kentra chi può dirlo. La sensazione è che fosse proprio lei il bersaglio e, in ogni caso, sono state posizionate lì per uccidere. Una pratica perversa a cui troppe volte i padroni di animali in questa città hanno dovuto assistere. Il giovane era uscito di casa con una speranza, è tornato indietro con una carcassa da seppellire.
Le urla di disperazione e di accusa, in quei lunghi momento di dolore, sarebbero state avvertite in tutta la zona al suo rientro. E’ un giorno triste per tutti i residenti, soprattutto per i più piccoli. E’ probabile che Alessandro presenterà una denuncia, l’appello rivolto agli organi preposti è di battere palmo a palmo la zona per verificare la presenza di altri bocconi avvelenati, che restano pericolosi sia per gli animali che per i bambini, così come di fare luce sui responsabili di azioni così crudeli che probabilmente non si rendono conto che uccidere – in questo caso – un animale domestico per capriccio è tanto abominevole quanto condannato dalla Legge.