Il crollo della scuola, i soccorsi infiniti, la speranza e le lacrime: è il Giorno della Memoria per gli Angeli di San Giuliano

19 anni fa il terremoto e la tragedia della "Jovine"

E’ una ferita che resterà sempre aperta nella comunità molisana, in particolare di quella di San Giuliano di Puglia, teatro della tragedia che il 31 ottobre 2002 a seguito di un terremoto strappò alla vita 27 bambini e una maestra per via del crollo della scuola “Jovine”, la scuola che avrebbe dovuto proteggerli. Sono passati 19 anni, sembrano tanti per lenire un po’ il dolore, non sono mai abbastanza per quei genitori e quelle famiglie segnate dal dramma di aver visto un figlio, un fratello, una sorella, un nipote morire, non sono mai abbastanza per una popolazione che chiede con forza sicurezza al fine di scongiurare una nuova San Giuliano, dove purtroppo la magistratura ha accertato evidenti responsabilità umane. Molta strada in questa direzione è stata fatta e molta ne manca, considerando che il nostro territorio, altamente sismico, è potenzialmente soggetto ogni giorno alle vibrazioni della nostra terra. L’orario simbolo della tragedia, le 11,32, continua ad essere una freccia gelida piantata nel cuore e il momento in cui, in questa giornata, la campana della memoria rompe il silenzio dei presenti con un rintocco per ogni vittima di quel maledetto 31 ottobre.

Il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone: “Abbiamo saputo fare sistema, come contro il Covid”.
Aprendo i lavori del Consiglio regionale straordinario in ricordo delle vittime del terremoto del 2002, il presidente Salvatore Micone ha ricordato: “Come è noto, in ossequio alla legge regionale n. 29 del 12 novembre 2003, il Consiglio regionale si riunisce oggi in seduta solenne per la “Giornata della memoria” in ricordo delle vittime del crollo della scuola “Jovine” di San Giuliano di Puglia. Questa ricorrenza, e quindi la seduta che stiamo svolgendo, impegna tutti, organo esecutivo e legislativo, maggioranza e minoranze, a riflettere ed approfondire le problematiche generate dall’evento che si verificò nella cosiddetta area del “cratere sismico” quel tragico 31 ottobre del 2002, e che sconvolse l’intera regione. Ma quei dolorosi accadimenti responsabilizzano anche ciascuno di noi, a seconda dei rispettivi ruoli e funzioni, ad approfondire e porre in essere idonee iniziative per la sicurezza, la prevenzione e la salvaguardia del mondo dell’infanzia. L’anno appena trascorso, e quello precedente, con l’avvento della pandemia, hanno posto nuovamente l’accento sull’importanza della politica della sicurezza nei luoghi pubblici e privati, e segnatamente nelle scuole. Tutti, istituzioni legislative, amministrative, sanitarie, scolastiche, mondo produttivo e del lavoro, ma ovviamente anche genitori, alunni e personale docente, abbiamo dovuto affrontare sfide inedite e complesse. Sfide per le quali abbiamo dovuto escogitare in tempi brevi, e il più delle volte senza esperienze pregresse, soluzioni innovative, mettendo in campo strumenti materiali e immateriali, nella logica di uno sforzo collettivo per superare le criticità. Il percorso non è ancora compiuto, ma possiamo dire, pur con tante problematiche e vicissitudini negative, che abbiamo saputo fare sistema, sia come comunità regionale che locale. Abbiamo reagito rispetto all’inatteso attacco di un nemico subdolo e invisibile che minacciava, e purtroppo colpiva, i nostri affetti più cari. Fu così anche nel 2002. L’invisibile onda sismica si insidiò tra le nostre case, raggiunse anche le mura della Jovine, le fece tremare prima e sgretolare poi, spegnando, in un giorno di sole che preannunciava le festività di Ogni Santi, il sorriso e le speranze di 27 bambini e della loro maestra. Il tutto non mancando di trascinare nell’orrore le famiglie coinvolte e l’intera comunità locale e regionale. Sapemmo però, anche allora, fare sistema e ci raccogliemmo tutti intorno a quelle famiglie e a quei cittadini, lavorando, anche lì tra tante problematicità e imperfezioni, per superare il momento e operare concretamente per la sicurezza singola e collettiva nei luoghi di studio, di lavoro, ma anche nelle singole abitazioni e nei posti di pubblico incontro. Certo il percorso non è finito, esso si rinnova continuamente con altre sfide, come ad esempio il Covid, ma lo stiamo seguendo con determinazione e speranza. Tenendo nella mente e nel cuore ciascuna delle vittime di quel 31 ottobre 2002, e chiamandole qui all’appello della memoria collettiva di questo Consesso, che rappresenta l’intero Molise, ricordiamo”. Il Consiglio ha quindi osservato un minuto di silenzio in ricordo di ciascuna delle vittime del sisma del 31 ottobre 2002

Il presidente della Provincia, Francesco Roberti: “Scuola deve essere porto sicuro. Tanti interventi effettuati o in programma”
I ricordi di quel drammatico 31 ottobre 2002 sono indelebili. Una ferita profonda, impossibile da rimarginare. Il luogo che tutti noi genitori consideriamo sicuro per i nostri figli diventò una trappola letale per i 27 bambini e la maestra Carmela, che trovarono la morte sotto le macerie della scuola ‘Jovine’, causata dal sisma del quale il Molise porta ancora le ferite. Impossibile dimenticare quel momento: le 11,32 di quella che sembrava essere una comune giornata di scuola e lavoro per tutti i molisani e invece si trasformò in una immane tragedia. Le immagini ci riportano anche all’abnegazione dei soccorritori, che per ore, senza sosta, scavarono tra le macerie, al fine di recuperare quanti più corpi possibili. Alla fine, furono 30 i piccoli studenti, tre maestre e due bidelle ad essere estratti vivi dalle macerie dopo ore di terrore e angoscia. Ricordo quel giorno scandito dalla disperazione dettata dal ritrovamento dei corpicini senza vita e dalla gioia dei momenti seguiti al ritrovamento di coloro che ce l’avevano fatta. Tra le tante storie dei sopravvissuti diventati uomini e donne che, nel tempo, abbiamo avuto il piacere di ascoltare, ad esempio, ci sono quelle di Pompeo Barbieri, campione di nuoto paralimpico, ingegnere informatico, insignito dal Presidente Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; ma anche quella di Veronica D’Ascenzo, sopravvissuta al crollo della scuola e diventata, a sua volta, una maestra. La scuola deve essere il porto sicuro, ma anche quel luogo dove permettere alle giovani generazioni di migliorare le proprie qualità, conoscenze e competenze, che serviranno per la società del futuro. La Provincia di Campobasso dedica una particolare attenzione al tema della sicurezza scolastica e, nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche, sono diversi gli interventi effettuati o programmati, al fine di raggiungere standard di sicurezza elevati, indispensabili in un territorio, quale è quello provinciale di Campobasso, caratterizzato dal rischio sismico e dal dissesto idrogeologico. In questa giornata, il mio pensiero e quello di tutta l’Amministrazione Provinciale ritorna, idealmente, a quel 31 ottobre di diciannove anni fa. Il mio abbraccio va a tutte le famiglie che furono coinvolte da quel tragico evento, pagando le conseguenze di una ferita mai rimarginata. E il nostro impegno, quello delle istituzioni, deve essere quello del ‘non accada mai più’, non un semplice monito aleatorio, bensì da trasformare in atti e risposte concrete“.

Il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina: “Il ricordo sia principio fondante di impegno quotidiano condiviso”.
“Nel giorno del ricordo di un dolore straziante che colpì in modo improvviso le famiglie dei 27 bambini e quella della loro maestra, vittime del terremoto che distrusse la scuola di San Giuliano di Puglia, il silenzio e il raccoglimento che dedichiamo a quella tragedia, rappresentano il legame forte che avvertiamo verso la comunità di San Giuliano di Puglia che perse, in un attimo, un’intera generazione. Oltre a rinnovare a nome della città di Campobasso quell’abbraccio nel quale allora e sempre continueremo a stringere i familiari delle vittime per contribuire a tenere viva la memoria di ciò che accadde, alla comunità di San Giuliano di Puglia va il sostegno della città capoluogo di regione e dei suoi abitanti, perché il percorso di rinascita di un singolo paese, per quanto doloroso, può e deve essere accompagnato da tutte le forze e le rappresentanze del nostro intero territorio regionale, consapevoli che ricordare quanto accadde a San Giuliano di Puglia diciannove anni fa, debba rappresentare il principio fondante di un impegno di lavoro quotidiano a favore della sicurezza degli edifici scolastici che coinvolge, in modo diretto e senza distinzioni di sorta, tutte le componenti politiche, istituzionali e sociali non solo regionali ma nazionali.”

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