È stata inaugurata questa mattina la mostra “Nel segno dell’acqua”, ospitata nel salone delle feste di Castello Pandone a Venafro da oggi, venerdì 26 novembre fino al prossimo 27 febbraio 2022. Alla conferenza stampa di presentazione, moderata dalla coordinatrice esecutiva del progetto “Sentieri di acqua e pietra”, Susanne Meurer, hanno preso parte il sindaco di Venafro e presidente della Provincia di Isernia, Alfredo Ricci, l’assessore regionale alla cultura e al turismo, Vincenzo Cotugno, il direttore del Museo nazionale Castello Pandone, Pierangelo Izzo, la referente Musst per la Direzione generale Musei, Valeria Di Giuseppe Di Paolo, e i curatori della mostra, Lorenzo Ramacciato e Federico Bonfanti (Direzione scientifica). La mostra illustra come i Romani, nel processo di colonizzazione della piana di Venafro, abbiano utilizzato l’acqua quale strumento di gestione e infrastrutturazione del territorio conquistato. L’obiettivo è quello di raccontare il territorio e l’uso razionale delle risorse idriche partendo dalle evidenze archeologiche e dalle strutture superstiti dell’acquedotto augusteo di Venafro. Nella narrazione delle strutture dell’acquedotto, attraverso l’uso delle nuove tecnologie vengono illustrate al visitatore la storia e le caratteristiche ingegneristiche della struttura, le testimonianze del manufatto che nel corso dei secoli sono state raccolte, fino alla sua riscoperta e studio negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento. L’elemento centrale è costituito da una riproduzione in scala su pavimento del percorso dell’acquedotto da Venafro fino alle sorgenti del Volturno: il visitatore seguendo questo percorso compie un viaggio virtuale lungo la Valle del Volturno. Ai lati del percorso sono stati installati totem informativi che rimandano ai cippi di delimitazione della fascia di rispetto presente ai lati dell’acquedotto augusteo: al visitatore è raccontata la struttura ingegneristica inquadrando storicamente, geograficamente e tipologicamente il manufatto ed è illustrato l’uso dell’acqua nella colonia Iulia Augusta Venafrum. Lo studio dell’infrastruttura idrica, condotto dalla società ar3d in collaborazione con Massimo Mancini dell’Associazione Speleologi Molisani, è partito dal rilievo del percorso dell’acquedotto eseguito da Frediano Frediani per la Mostra Augustea della Romanità del 1937 e ha poi cercato di verificare quanto dell’acquedotto augusteo si sia conservato oggi. L’esposizione è caratterizzata da un moderno approccio alla divulgazione culturale, incisivo e coinvolgente, per trasformare il museo da spazio di conservazione a luogo di esperienza. La narrazione è arricchita da contenuti digitali, anche in realtà virtuale e aumentata, capaci di far vivere un’esperienza che comincia prima della visita e prosegue oltre la stessa, che coinvolge nella scoperta e stimola l’esplorazione di strutture e vestigia dell’acquedotto ancora presenti nel territorio. L’iniziativa è stata realizzata dalla Direzione regionale Musei Molise e finanziata dalla Direzione generale Musei, nell’ambito del progetto “Sentieri di Acqua e Pietra”, con fondi a valere sul programma “MUSST#2: Musei e sistemi di sviluppo territoriale”.
Quando l’acquedotto romano fece “ingresso” in Molise, inaugurata mostra storica nel Castello Pandone
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