L’energia capace di trasmettere, il sostegno in un modo che solo lui sapeva dare durante un momento di difficoltà, la sua simpatia che una delle sue amiche, a nome di tante, tantissime persone che gli volevano bene, al termine della Messa nella chiesa del Sacro Cuore ha definito “irresistibile”. Cristian Micatrotta non era solo un giovane conosciutissimo, anche oltre i confini della città. Era un’icona. Un “personaggio”, come direbbero i campobassani quando pensano ad una persona con affetto e divertimento perchè in grado di cambiare una giornata di noia e tristezza grazie a qualche battuta e sorriso.
Oggi è difficile non essere tristi. D’altronde la sua voce davanti all’ingresso della chiesa nel piazzale San Francesco questo pomeriggio avrebbe forse aiutato i molti presenti a trattenere le lacrime. C’e la famiglia, distrutta da un dolore incolmabile. Ci sono i parenti, la fidanzata, gli amici del quartiere, quelli che lo hanno visto crescere, quelli con cui amava andare a fare le scampagnate da buon compagnone qual era. Ci sono i compagni della squadra di calcio, del presente e del passato. La bara portata in spalla fin davanti all’altare è coperta da una maglia che lo raffigura con il suo inconfondibile sorriso mentre indossa la divisa della squadra di Sant’Angelo e Limosano. Alle spalle dei presenti, nel piazzale, la stessa immagine proposta su una vela è ben visibile a tutti.
“Sorridendo ci hai reso il mondo un posto migliore”, si legge. “Ora e sempre ‘Vento in faccia’”, probabilmente uno dei cliché che uscivano dalla sua bocca e da quella dei suoi amici. Durante le esequie funebri del giovane geometra molti sono costretti a restare fuori. In chiesa, per via delle misute anti Covid, non c’è spazio per tutti e non sono consentiti assembramenti. Forse, anche senza le restrizioni, non sarebbe bastato. L’abbraccio caloroso ai familiari di Cristian si è manifestato anche così. E con un lungo applauso alla fine della celebrazione per sostenere quella forza, oggi fortemente provata, per andare avanti. La lotta fra la vita e la morte citata da padre Luigi durante la Messa ha probabilmente e istintivamente, per un attimo, riportato i presenti alla vigilia di Natale, ad un fatto assurdo, atroce, che nessuno ancora riesce a spiegare. C’è amarezza, c’è odio, c’è rabbia. Ma, ha detto padre Luigi, “ciascuno sta solo alla presenza del Signore”. Nell’immaginare un’emozionante dialogo al cospetto di Dio, il parroco ha sottolineato come Cristian, nonostante la sofferenza di chi resta, “ha vinto sulla morte”.
All’uscita dalla chiesa palloncini colorati vengono liberati in cielo, accompagnati da un sottofondo musicale. Mentre l’anima dell’amato 38enne, con il suo ennesimo sorriso, aspetterà il momento opportuno per afferrarli al volo quando magari tutti avranno abbassato gli occhi, le parole di uno dei suoi compagni di squadra ancora risuonano nell’aria. “Sarai il nostro dodicesimo uomo in campo. Sempre. È impossibile dimenticare chi ha dato così tanto da ricordarlo”.