Tutta l’Europa si sta lanciando nell’autostrada digitale, ma l’Italia sembra davvero avere innestato il turbo. E questa decisione (saggia) di investire sulla tecnologia risale all’agenda digitale inaugurata nel 2012, quando l’allora ministro dello sviluppo economico Corrado Passera ha lanciato “Crescita 2.0”, un programma che offriva contributi e sgravi fiscali alle startup tecnologiche.
Ma è con l’ultima iniezione di liquidità dell’Europa nel sistema Italia – e si parla di oltre 200 miliardi – che dovrebbe avvenire il vero sviluppo del capitale tecnologico formato dalle startup italiane.
Il motore mobile della tecnologia
Dimentichiamoci Dante: oggi la tecnologia si muove, e molto velocemente. E i numeri lo confermano: l’Italia, da sempre in grande fermento di idee e progettualità, sta diventando la nuova “Silicon Valley” dell’Europa, anche grazie a un robusto programma di agevolazioni governative alle startup nonché importanti investimenti sulle infrastrutture. Nel 2020, c’era un totale di 11.000 startup attive nel paese. Alcune di queste sono riuscite a sfruttare le tendenze attuali del mercato e ad assumere lo status di “unicorno.” E non stiamo parlando di favole: questo è il nome utilizzato per indicare le startup più interessanti al mondo.
Questo ambito status ha portato diverse startup italiane nell’orbita a loro più congeniale: quella dell’acquisizione da parte di aziende più grandi e strutturate, che investono nella startup per usufruirne dei prodotti e servizi. E a volte, ri-scoprendo realtà interessanti che erano state ignorate in precedenza.
Qualche caso di studio
Inutile dire che la maggior parte di queste startup sono focalizzate su internet, e che anche i settori più tradizionali hanno visto enormi ricadute positive dall’aver abbracciato questo settore. Pensiamo al tradizionale settore del gioco: dai vecchi casinò sul territorio siamo passati a casinò on line aperti 24/7 e a cui ci si può collegare dal proprio salotto di casa con un semplice smartphone e una connessione wi-fi, e che hanno creato un settore che in Italia vale circa un miliardo di Euro.
Altre realtà sono attive in settori storicamente importanti per l’Italia, come il commercio di vino e alcolici. Per esempio, P101, un fondo di Venture Capital attivo sul mercato italiano attivo dal 2012, ha trovato difficoltà a far comprendere le potenzialità di una delle aziende nel suo portafoglio fino al 2019, ma poi l’esito è stato estremamente positivo. Tannico, la startup, ha visto il Campari Group acquisire il 49% della società, il primo tassello nel suo ambito digitale. Precedentemente, Tannico era stata completamente ignorata dal colosso italo-olandese.
Uno degli effetti di acquisire un canale distributivo diretto è stato quello di avere sottomano la possibilità di relazionarsi con il cliente finale senza dover dipendere da un distributore. La vendita online è ormai cresciuta a dismisura, toccando i 5 trilioni di dollari nel 2021, mentre nel 2019 era di “soli” 3,5 trilioni – e sta quindi diventando fondamentale per le grandi aziende potersi collegare direttamente alla propria clientela.
Il potenziamento dei mezzi di pagamento
Questa enorme crescita dell’e-commerce è stata strumentale per la crescita di un altro big player della scena digitale italiana: stiamo parlando di Satispay, una società che funziona da intermediario di pagamenti digitali via app, che permette di saltare la normale trafila di pagamento via carte bancarie e bancomat grazie all’adozione di un borsellino elettronico.
Durante il 2021, Satispay ha visto raddoppiare il numero dei nuovi utenti giornalieri, così come quello degli esercizi commerciali convenzionati. Poco meno di un anno fa, l’azienda torinese ha visto un massiccio round di finanziamento che ha superato i 90 milioni di Euro, portati da TIM Capital e da VC estere quali Tencent, Square e Lightstone. Insomma, ormai c’è molto di più della pizza e del mandolino nel paese più bello del mondo.