di Sergio Menicucci (ex caporedattore Rai Molise)
Tra il 18 febbraio (arresto di Mario Chiesa presidente del Pio Albergo Trivulzio) e il 27 marzo (chiusura dei verbali dell’interrogatorio del Pm Antonio Di Pietro al carcere di San Vittore) scattarono quelli che sono passati alla storia come “i tempi di mani pulite”.
Siamo nel 1992. Cosa è rimasto trent’anni dopo di quella vicenda che tra i protagonisti della Procura di Milano, diretta da Francesco Saverio Borrelli, c’era il molisano Antonio Di Pietro di Montenero di Bisaccia.
I media della Regione e in specie alcuni giornalisti come Giovanni Mancinone e l’allora fotoreporter Luciano Prioletta ma anche la Rai e Telemolise ebbero un ruolo di rilievo nazionale nel seguire gli spostamenti dell’ex ragazzo di campagna, diventato poliziotto, salito a Milano e diventato Pm.
Di Pietro verbalizza, verbalizza, inventa l’espressione “dazione” per il reato di corruzione e quando i cronisti volevano sapere qualcosa in particolare dell’inchiesta e si rivolgevano all’avvocato Geppino Lucibello, amico intimo del personaggio del pool disposto a parlare con la stampa ma per interposta persona.
Alcuni retroscena sono riproposti ai lettori nel libro “Il tempo di mani pulite” di Goffredo Buccini, l’allora giovane cronista appena uscito con Peter Gomez dalla scuola di giornalismo lombardo De Martino.
Uno al Corriere della sera di Ugo Stille e l’altro al Giornale di Montanelli erano in concorrenza con altri tre colleghi di Repubblica, della Stampa e dell’Ansa.
Sono loro che verranno a sapere, per primi, della famosa “dazione” dell’ingegnere Mario Chiesa. Il sistema del 10% per ogni appalto, così ripartito: 25% alla Dc, 25% al Psi, 25% ai Ministri in carica dei partiti minori, 25% al Pci-Pds non in forma di danaro ma in quote di lavoro per le Cooperative.
Dopo 30 anni cosa rimane? Goffredo Buccini, oggi inviato del Corriere della sera, mette nel risvolto del libro queste osservazioni: “mani pulite non è stata soltanto un’inchiesta che ha rivoluzionato la politica in Italia. E’ stata soprattutto una stagione di grandi illusioni: l’illusione della fine della corruzione e degli intrighi, l’illusione di vedere nei magistrati i vendicatori della società civile contro una politica marcia”.
Di Pietro passò per l’avversario più accanito del leader socialista Bettino Craxi ma ancora oggi non sono mai state chiarite le ragioni delle sue dimissioni dalla Magistratura. Il lascito è il desiderio di giustizia inevaso.