Fatture false, a processo noto pilota di rally e il padre ex corridore: tre molisani rinviati a giudizio nell’inchiesta “Waterfall”

Ci sono anche tre molisani fra i 22 rinvii a giudizio disposti dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Frosinone, Antonello Bracaglia Morante, nell’ambito dell’inchiesta “Waterfall” che portò a scoprire la presunta esistenza di un giro di fatture false, finalizzato all’evasione fiscale e al reperimento di fondi neri, attraverso gruppi di società divise fra operative e cosiddette “cartiere”, che avrebbero operato principalmente fra il 2015 e il 2017. I tre molisani sono il noto pilota e campione di rally, Giuseppe Testa, il padre Mario, imprenditore ed ex pilota, finito ai domiciliari nel 2019, e un 33enne campobassano, M.C. Devono rispondere a vario titolo di contestazioni per reati fiscali, legati principalmente a false fatturazioni. Per la difesa, relativamente alla posizione di padre e figlio, curata dall’avvocato Angelo Piunno, si è trattato di operazioni assolutamente regolari, riguardanti sponsorizzazioni per corse automobilistiche, ragione per cui il legale si aspetta la piena assoluzione dei suoi assistiti. Sempre nel corso dell’udienza preliminare sono state condannate quattro persone con rito abbreviato. Le indagini sono state portate avanti dalla Polizia Postale e dalla Squadra Mobile nonché dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Frosinone, e sono stati contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere, usura, estorsione, riciclaggio e reati tributari. L’inchiesta è nata nel 2016 su segnalazione del direttore di un ufficio postale di Frosinone per una movimentazione sospetta sul conto di un pensionato. Sui due conti di questi (personale e della società, peraltro inattiva dal 31 dicembre 2016), dal 2015 al giugno 2017, pur essendo beneficiario di una pensione di mille euro, sarebbero transitati 5.552.810 euro. Eppure lo stesso, come evidenziato dal gip nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari nel 2019, a febbraio del 2017 “è costretto ad elemosinare 200 euro”. Questi soldi, peraltro, nel giro di pochi giorni venivano subito prelevati. Da lì si è attivata prima la Polizia Postale, quindi, man mano che l’inchiesta si allargava anche ad altre province (Campobasso, Roma, Napoli, Torino, Pescara, Avellino, Benevento, Bologna, Asti e Alessandria) la Squadra Mobile e, per gli aspetti di natura fiscale, la Guardia di Finanza di Frosinone.

(fonte ciociariaoggi.it)

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