La droga come curiosità, divertimento, valvola di sfogo in un mondo e in un tempo intrisi di noia, sogni infranti e fragilità di fronte alle nuove difficoltà che il mondo in evoluzione e la storia ci presentano. Droga persino come stimolo, impulso per agire in fretta e attivare quello che in informatica viene definito “multitasking”, fare più cose contemporaneamente, in una società sempre più frenetica e proiettata al digitale. Il riferimento, in particolare, è alla cocaina, che – se mai ci fossero ancora dubbi – a Campobasso circola in maniera usuale. L’arresto nei giorni scorsi del 23enne campobassano ad opera della Squadra Mobile ne è solo l’ennesima dimostrazione. Un giovane come tanti, incensurato, disoccupato, pare solo con qualche lavoretto saltuario alle spalle. Probabilmente l’avvicinamento al mondo della droga si è trasformata presto nell’idea di passare dall’uso all’opportunità. La prospettiva di soldi “facili” (che poi “facili” è un modo di dire), possibili grazie ad una “merce” collaudata anche nella nostra realtà, con tantissimi consumatori abituali (e non solo potenziali) disposti a pagare per ottenerla costantemente, avrebbe spinto il 23enne ad affrontare un viaggio pericoloso e pieno di insidie. Per gli inquirenti il quantitativo sequestrato avrebbe portato circa 40mila euro di proventi. Era la prima volta? Da dove avrebbe preso i soldi per l’acquisto presso i fornitori? Da chi avrebbe avuto le “dritte”? Sono tutti aspetti su cui i poliziotti stanno indagando e sarà difficile dare una risposta a tutto. Probabilmente l’inesperienza gli è costata cara di fronte al “fiuto” degli agenti che lo hanno intercettato sulla Fondovalle del Tappino (territorio di Riccia) durante il suo rientro post rifornimento . Al momento, vista anche la mancanza di precedenti, su cui ha fatto leva il suo avvocato difensore, Giuseppe Fazio, non andrà in carcere. Il giudice per le indagini preliminari, Roberta D’Onofrio, ha convalidato l’arresto ma ne ha disposto il trasferimento ai domiciliari su richiesta della difesa, mentre il pm Elisa Sabusco aveva ritenuto in questa fase cautelare la detenzione più grave. Il messaggio del giudice appare chiaro e non sempre va visto come Legge che non funziona (ricordiamo che la misura cautelare, a differenza dell’espiazione pena, è precedente al giudizio e quindi presuppone delle esigenze chiare): una sorta di seconda chance che prescinde da quello che sarà l’esito del procedimento al fine di far scegliere (e non solo imporre) di allontanarsi in maniera categorica dal mondo della droga.
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