Sonia Di Pinto sarebbe stata tradita da un collega che lavorava con lei nello stesso ristorante, il Vapiano, nel quartiere Kirchberg, nella capitale del Lussemburgo. La sera prima di Pasqua avrebbe permesso ai due rapinatori che hanno poi aggredito la donna di entrare all’interno del locale. Gli inquirenti sarebbero riusciti a risalire a lui grazie all’analisi della videosorveglianza. Sarebbe stato anche il primo finito in manette e probabilmente, una volta interrogato, avrebbe rivelato l’identità degli altri due giovani coinvolti, arrestati a loro volta nelle ore successive. Un epilogo assurdo, forse non calcolato, ma sul quale la polizia lussemburghese sta ancora facendo luce. Forse il dipendente “infedele” avrebbe favorito l’ingresso dei due rapinatori per poi partecipare alla spartizione del bottino. Forse l’intenzione dei due aggressori era solo quella di stordire la 46enne di Petacciato e non di ucciderla, ma anche sulle reali intenzioni dei rapinatori sono in corso le indagini. Non è ancora chiaro se Sonia abbia reagito all’aggressione, lei che era cintura marrone di karate. Resta ingiustificata un’azione così brutale, così come assurdo il tragico epilogo per una persona buona e ben voluta, che stava facendo solo il suo lavoro. Nei giorni scorsi la salma della 46enne, che era emigrata alcuni anni fa in Lussemburgo dove a breve si sarebbe dovuta sposare con il suo compagno, è rientrata in Molise, a Petacciato, dove familiari, parenti e amici hanno potuto rivolgerle l’ultimo straziante addio.
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