“Molisani, siete i nostri Eroi Nel Vento”: è il saluto di Piero Pelù che cita così anche il titolo di uno dei loro cavalli di battaglia, a nome dei Litfiba, puntualissimi alle 21.32 nell’uscire domenica sera sul palco allestito in contrada Selvapiana, a Campobasso. Con parcheggi e piazzale dell’Antistadio gremiti a certificare il sold-out raggiunto per l’unica tappa molisana dell’”Ultimo Girone”, il tour che dovrebbe rappresentare l’ultima programmazione itinerante della loro carriera, era enorme l’attesa per un concerto che ha generato stucchevoli polemiche sui social, silenziate dalla riuscita dell’evento.
Macinano successi e chilometri da anni, eppure il peso del tempo che portano sulle spalle scorre via sinuosamente nella notte campobassana, grazie ad una scaletta che mette in fila brani del repertorio della “Trilogia del potere” (Lulu e Marlene, Tex, Istanbul, Paname), quella che spaccò in due la storia del rock e della new wave italiana, e successi legati alla loro svolta rock, grazie alla quale arrivarono a farsi conoscere dal pubblico cosiddetto “mainstream” (Lacio Drom, Fata Morgana, Proibito, Sparami).
Pelù è l’animale da palcoscenico, Renzulli con la chitarra fa quello che vuole, a guardarli oggi si vivono sensazioni contrastanti, un filo di malinconia per un’esperienza che volge al termine (ma sarà davvero così?) e un sospiro di sollievo, per una storia che è stata più volte sul punto di interrompersi troppo presto; dal 1999 al 2009, infatti, i Litfiba sono esistiti senza il loro frontman e cantante, con una formazione rimaneggiata, causando non poco disorientamento sia nei fan di lunga data che nei più giovani.
“Ragazzacci e ragazzacce”, come Pelù ieri sera li ha chiamati più volte; ad un certo punto, prima di “Regina di cuori”, ha invitato le presenti a togliersi i reggiseni, e c’è chi giura che nelle prime file qualcuna ha prontamente accolto l’invito.
Non solo goliardia (con una tiratissima versione di Cangaceiro dedicata, quasi a furor di popolo, ad un noto esponente politico regionale), ma anche un pensiero a chi non c’è più (Il Volo, con dedica per Erriquez della Bandabardò), riflessioni sul brigantaggio, sulla quarta mafia. “E’ proprio qui dietro, lo sapete vero?” domanda Pelù agli ottomila che rispondono affermativamente, quasi sottovoce.
Erano 31 anni che i Litfiba non mettevano piede in Molise, ed essere tornati a calcare il palco in questa terra spesso dimenticata ha prodotto una sacrosanta scarica di adrenalina ed entusiasmo, per due ore piene di concerto filate via fortunatamente senza nulla da segnalare (anzi, una cosa va detta: non è stata una scelta felicissima per ottomila paganti aprire un solo punto di “ristoro”, la cui fila per una birra assomigliava a quelle domenicali causate dai semafori sulla Bifernina).
Infine, come poteva concludersi il concerto della domenica del Corpus Domini che in mattinata aveva visto dopo due anni di stop forzato causa pandemia, di nuovo la sfilata dei Misteri per le vie del centro di Campobasso? Con il protagonista di giornata per grandi e piccini: “El Diablo”, naturalmente, è stato il brano con il quale i Litfiba si sono accomiatati dal pubblico, chiudendo così il cerchio. F.d.L.