Ogni giorno si scoprono grandi novità nel borgo antico di Campobasso. L’ultima la racconta Paolo Morettini, presidente dell’associazione Centro Storico, che da tempo si occupa proprio della ricerca di curiosità e reperti, oltre che della ricostruzione della storia dell’antica città. “Non so quante volte – afferma – sono passato davanti al palazzo in vico salita S.Bartolomeo sul quale è situato il mascherone d’argilla. Mi ha sempre incuriosito ma mai avrei potuto immaginare di poter conoscere la sua funzione, ben descritta in un articolo precedente. E grazie ad Antonio, l’attuale residente operaio, gentile e disponibile, ho potuto sapere tante cose”. Continua Morettini: “Non sono riuscito, dopo lunghe ricerche all’Archivio di Stato, rese più complicate dalla pandemia, a trovare la famiglia nobile e benestante che circa due secoli fa risiedeva nel palazzo sito in salita Santa Maria Maggiore ma è evidente che avendo due servizi fondamentali, l’acqua e il bagno, non si trattava di persone comuni.
Molto probabilmente questa famiglia aveva interessi economici in città e dimorava in questo palazzo circondandosi di comodità, uniche in quel tempo, e servitù la quale viveva al primo piano dove era situata la cisterna e vi erano le cucine. Mi riservo di darne notizia appena avrò l’opportunità. Grazie ad Antonio che dimora attualmente in questa casa ho potuto fotografare il water. Il ritrovamento del bagno ha restituito alla ricerca nuovo vigore e ha dato al palazzo, apparentemente anonimo, la sua identità. Il water, ricavato nel muro maestro, è impreziosito da ceramiche colorate e collegato al pozzo nero considerando che all’epoca non esistevano le fognature. Invece esistevano i lutammari, da lutamma che vuol dire letame, persone che giravano per le strade a raccogliere gli escrementi, pulendo anche i pozzi neri. Tale inaspettata scoperta conferma che il borgo antico possiede pezzi della sua storia millenaria iniziata dai Sanniti e proseguita dalla presenza dell’Impero Romano, dai Longobardi, dai Normanni, dagli Svevi, dagli Angioini e dagli Aragonesi. La consapevolezza di abitare nel borgo restituisce alle persone i disagi legati alla carenza di servizi, li fa sentire vivi e senza fretta. Conosco persone che pur facendo ogni giorno lo stesso percorso notano e fotografano cose nuove che erano passate inosservate in precedenza.
Qui, nel borgo, è possibile trovare tracce antiche perché il resto della città si è sviluppata dopo il 1814, col decreto di Gioacchino Murat che autorizzava la costruzione di nuove abitazioni fuori dalla cinta muraria, quello che oggi è denominato centro murattiano. Basti pensare al Castello o le tante chiese che si incontrano durante le passeggiate. Nel borgo avvengono le manifestazioni più importanti legate alle tradizioni: la sfilata dei Misteri la domenica del Corpus Domini, l’infiorata durante la processione di Santa Maria dei Monti il 31 maggio, la processione del Venerdì Santo con il suo grande coro composto da 800 persone. Tutto ciò rende ai residenti il senso di vivere in un quartiere speciale, un quartiere che testimonia l’antichità della città e della sua storia millenaria. Il luogo pulsante della comunità. I profumi che si sprigionano dalle finestre la domenica mattina sono il frutto della preparazione del pranzo di festa, dal ragù all’arrosto per i tanti che hanno il camino. Non perché questo non avviene nelle case degli altri cittadini residenti nei nuovi quartieri ma nei vicoli del borgo assumono un altro sapore. Alla luce di tutto questo, Invito i tanti cittadini che possiedono beni storici importanti a rendere pubblica l’informazione e a dare la possibilità ad archeologi e ricercatori di ricostruire pezzi di storia che rimarrebbe sepolta e negata definitivamente la conoscenza”.