Dal primo marzo 2021, data di apertura del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale dell’Aquila, competente in tutto l’Abruzzo e Molise, l’attività dei militari è concentrata sulla prevenzione, contrasto e repressione di fenomeni quali scavi clandestini, furti di beni culturali, contraffazione di opere d’arte, nonché volta al recupero di beni culturali illecitamente trafugati o comunque sottratti illecitamente.
L’attività di prevenzione si è concretizzata con l’esecuzione di 129 monitoraggi in aree archeologiche e aree tutelate da vincoli paesaggistici e monumentali, 9 sopralluoghi per verifiche sullo stato di sicurezza di luoghi quali musei, archivi e biblioteche; 78 i controlli eseguiti negli esercizi commerciali di settore quali mercatini e antiquariati, volti al contrasto della ricettazione dei beni rubati. Le attività sono state svolte con la collaborazione fattiva e costante avvenuta con l’Arma territoriale che supporta le attività del Nucleo attraverso il prezioso supporto delle Stazioni Carabinieri, nonché le attività svolte congiuntamente con il 5° Nucleo Elicotteri di Pescara, il 16° Nucleo Elicotteri di Rieti e il Nucleo Subacquei di Pescara che ha consentito di attuare un monitoraggio terrestre aereo e marino del territorio di competenza.
Per quanto concerne l’azione di contrasto, svolta attraverso indagini di polizia giudiziaria eseguite d’iniziativa o su delega dell’Autorità Giudiziaria, sono state denunciate 24 persone per vari reati, (ricettazione, contraffazione di opere d’arte, impossessamento illecito di beni culturali). Nel corso delle 15 perquisizioni effettuate sono stati recuperati 97 beni antiquariali, archivistici e librari, 55 fra reperti paleontologici e archeologici e sequestrato 11 opere d’arte contraffatte, falsamente attribuite ad autori contemporanei (Fantuzzi, Maccari, Fiume, Guttuso).
L’azione di contenimento dei reati commessi ai danni del patrimonio culturale ha consentito di limitare rispetto all’anno precedente i furti nello specifico settore che ammontano a 4 in Abruzzo (-33%) e 3 (-25%) in Molise.
Nell’ambito del progetto “Formazione della Cultura della legalità”, promossa su tutto il territorio nazionale dall’Arma dei Carabinieri, i militari del Nucleo TPC dell’Aquila hanno incontrato nel corso dell’anno scolastico 2021-2022, 18 classi di istituti scolastici e circa 350 alunni, al fine di sensibilizzare i più giovani sull’importanza di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale.
Inoltre il 24 settembre 2021 in L’Aquila il Nucleo ha partecipato all’evento SHARPER-La Notte Europea dei Ricercatori, mostrando ai visitatori l’utilizzo della Banca Dati dei Beni culturali illecitamente sottratti, strumento utilissimo per il contrasto dei crimini commessi in danno del patrimonio culturale, gestita in via esclusiva dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, dove sono quotidianamente inserite le informazioni sia fotografiche che descrittive relative ai beni culturali da ricercare che pervengono dai Reparti territoriali dell’Arma, dalle altre Forze di Polizia, dalle Soprintendenze.
Di seguito vengono riportate le operazioni e i recuperi più importanti condotti nel 2021.
A Lanciano (CH) è stato recuperato un cratere canosino a volute e un piattello a vernice nera, i reperti sono stati localizzati nell’ambito del monitoraggio dei siti internet dedicati alla vendita on-line. Il cratere a volute decorato a tempera con nastri e motivi vegetali è databile al IV a.C. e la coppa in vernice nera su alto piede ad anello è risalente al III-II sec. a.C. Entrambi gli oggetti, provento di scavi clandestini, costituiscono con ogni probabilità parte del corredo funerario di un contesto sepolcrale apulo. I beni sono stati collocati nel Polo Museale “Santo Spirito” di Lanciano (CH), andando ad arricchire l’importante collezione archeologica esposta a fruizione dell’intera collettività.
Presso un mercatino dell’usato dell’Aquila, a seguito di una segnalazione, è stato recuperato un manoscritto risalente a fine ‘700 appartenente all’archivio parrocchiale della parrocchia di San Lorenzo Martire in Rotella (AP) della diocesi di San Benedetto del Tronto, Ripatransone Montalto Marche. Il volume risalente alla fine del 1700 e agli inizi del 1800, asportato in circostanze ignote, è un libro di revisione dei conti e per il suo contenuto ha un valore storico ed archivistico di somma importanza per la comunità di quel posto.
Ad Opi (AQ), invece, dove c’è anche un’area archeologica, a seguito di una perquisizione per droga, è stato possibile recuperare una olla quadriansata a piattelli di impasto, una bacinella in bronzo integra e frammenti di un’anforetta di impasto parzialmente ricomposti. I reperti tutti di natura archeologica e in quanto tali vincolati dal Codice dei Beni Culturali, sono di rilevante importanza storica e risalenti al VI Secolo a.C., provenienti da scavi clandestini compiuti nella zona di Opi e dell’Alto Sangro.
Il Nucleo è intervenuto anche nella chiesa della Santissima Annunziata di San Demetrio ne’ Vestini (AQ) resa inagibile dal terremoto del 2009, insieme ai Vigili del Fuoco, al Segretariato Regionale MiC dell’Abruzzo, alla Sovrintendenza dell’Aquila e alla Arcidiocesi di L’Aquila, per salvare e mettere in sicurezza le opere (4 pale d’altare e 3 sculture) rimaste all’interno della chiesa ormai ricoperta di guano, a seguito di numerose segnalazioni. Il lavoro sinergico tra i vari enti ha prodotto una risposta immediata, che ha successivamente consentito al Segretariato Regionale MiC Abruzzo di effettuare dei lavori che hanno permesso non solo l’eliminazione del guano ma anche la messa in sicurezza nella chiesa affinché fossero chiuse tutte le aperture in attesa del restauro.
Durante un’escursione in montagna sulla Piana di Campofelice in provincia dell’Aquila, insieme alla sua famiglia, un bambino ha trovato, nei pressi della tana di una talpa, tre sassi dalla forma insolita.
I genitori, ai quali il figlio aveva mostrato la strana scoperta, non hanno tenuto per sé quanto rinvenuto, ma, come prevede la Legge, si sono rivolti ai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale dell’Aquila, e hanno permesso alla Soprintendenza di rilevare come i reperti fossero in realtà due punte di frecce e una lama di età preistorica, scoperta che aggiungendosi a notizie d’archivio di ritrovamenti archeologici nella zona, ha permesso di contestualizzare e continuare le ricerche archeologiche sul posto.
Infine nell’ultima indagine del 2021 il Nucleo dell’Aquila unitamente al paritetico Nucleo di Monza mediante monitoraggio di diversi siti internet, volto al recupero di beni illecitamente sottratti, hanno individuato a L’Aquila alcuni manufatti di natura archeologica in vendita su siti internet online.
A seguito delle risultanze d’indagine su disposizione della Procura della Repubblica di L’Aquila, che ha coordinato le indagini, i militari si sono recati nell’abitazione di una giovane aquilana e nel corso della perquisizione hanno rinvenuto e sequestrato manufatti di interesse archeologico con numerose monete antiche, un metal detector, una zappa e diverso materiale utilizzato per la pulizia degli oggetti recuperati.
Grazie alla collaborazione dei funzionari archeologi del Ministero della Cultura e numismatici si è appurato che quanto rinvenuto proveniva prevalentemente dalle aree archeologiche del territorio aquilano con esemplari numismatici di epoca romana risalenti all’età repubblicana e monete medievali, che avevano ampia circolazione nel territorio Abruzzese e dell’Italia Centro Meridionale.
La donna è stata denunciata all’autorità giudiziaria per il reato di impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato e autoriciclaggio, poiché il materiale recuperato era destinato alla vendita on line su tutto il territorio nazionale.
Le cose di interesse archeologico, da chiunque ed in qualunque modo ritrovate, nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato e devono essere denunciate entro 24 ore all’Ufficio della Soprintendenza territorialmente competente, al Comune o all’autorità di pubblica sicurezza.
La legge, inoltre, stabilisce il divieto assoluto di utilizzare metal detector nei pressi delle aree archeologiche e vieta la ricerca anche nelle zone con vincoli paesaggistici, come ad esempio i boschi o i parchi nazionali.