All’orizzonte i numeri dell’ennesima estate che genera una maggiore necessità di sangue. Tendenza, quella delle diverse zone del mondo in merito alla raccolta, e prospettive future, legate alle necessità del sistema sangue che la pandemia da Covid-19 ha acuito. Questi alcuni dei punti salienti della riflessione di Gian Franco Massaro sull’Osservatore romano. Il quotidiano della Santa Sede, nell’edizione di venerdì 8 luglio, ha riservato un ampio spazio all’analisi che il presidente della FIODS, Federazione internazionale delle organizzazioni di sangue, nonché vertice del CSV Molise, ha svolto sul momento attuale in cui si sono incrociate due emergenze. Nell’intervista rilasciata a Davide Dionisi il numero uno della Federazione mondiale del sangue ha illustrato innanzitutto le disparità che esistono tra i Paesi poveri e le Nazioni ad alto reddito, differenze nelle percentuali di donazioni che delineano criticità a catena nel comparto salute. «In molti Paesi a basso reddito, in Asia, America Latina, Africa — ha spiegato Massaro all’Osservatore romano — le donazioni di sangue da donatori volontari sono al di sotto del 30% e in questi Paesi fino al 54% delle trasfusioni di sangue viene somministrato a bambini di età inferiore ai cinque anni, mentre nei Paesi ad alto reddito il gruppo di pazienti trasfusi frequentemente ha più di 65 anni, rappresentando fino al 76% di tutte le trasfusioni. Il tasso di donazione di sangue nelle Nazioni ad alto reddito è di 31,5 donazioni ogni mille persone, 16,4 donazioni nei Paesi a reddito medio e 6,6 donazioni nei Paesi a basso reddito.
Perché succede questo? Mancanza di centri trasfusionali, difficoltà dei donatori di raggiungere i centri di donazione, mancanza di una cultura della donazione volontaria, miti sulla donazione del sangue e mancanza di tecnologie che li aiutino a massimizzare il numero dei donatori a disposizione». Così come nella sua recente visita in Algeria, occasione in cui ha incontrato il locale ministro della Salute e le massime autorità locali, il presidente della FIODS e del Centro di servizio per il volontariato del Molise ha poi evidenziato che in tutto il mondo nel periodo pandemico le donazioni di sangue sono diminuite del 15-20%, ma parallelamente sono calate le necessità chirurgiche e l’opera dei volontari ha comunque garantito un’autosufficienza importante, grazie al lavoro delle associazioni. «Vorrei ringraziare tutti i donatori che hanno compiuto degli sforzi straordinari per continuare a donare in un periodo così difficile – ha proseguito rivolgendo poi un appello ai giovani -. I donatori tra 18 e 25anni sono in netto calo costante, quindi dobbiamo attivarci. Ma parlare il linguaggio dei giovani, interessarli, attirare la loro attenzione non è semplice, ed è meglio quando il dialogo è portato avanti dai giovani stessi, come stanno facendo per esempio alcuni youtuber. Abbiamo bisogno del loro entusiasmo e dei loro linguaggi per la definizione di visioni future, della loro adrenalina per costruire legami, della loro energia. Ma sono diversi i problemi da affrontare e risolvere per non mettere in pericolo la tenuta del sistema». Il presidente Massaro ha quindi invitato gli organi competenti a implementare i servizi dei centri trasfusionali, anche grazie a un ulteriore apporto di personale. «Inoltre – conclude – è necessario un serio ed efficace scambio di informazioni informatizzate da mettere a disposizione dei sistemi sanitari per ogni struttura associativa, al fine di non vanificare il lavoro degli uffici di chiamata, sempre più indispensabili per una corretta ed efficace programmazione e per favorire un continuo rapporto con i volontari, fattore determinante per la loro fidelizzazione».