La sentenza del Coni che ha chiuso il capitolo sportivo dei ricorsi proposti dal Campobasso avverso la decisione della Figc di escludere la società rossoblu dal prossimo campionato di Lega Pro è una grande batosta per tutto il popolo dei tifosi e per una intera città. Un anno di paradiso fra i professionisti per poi finire all’inferno nell’estate successiva, e non certo per colpa delle alte temperature. Alcuni tardivi adempimenti con il Fisco, seppur sanabili con Agenzia Entrate Riscossione, hanno costituito una grossa falla per la Federazione che ha compromesso l’iscrizione al campionato. Ora rimane la strada della giustizia amministrativa ma anche un eventuale esito positivo non garantirà la permanenza in serie C e in ogni caso ci saranno ripercussioni importanti, a partire da programmazione e rosa. I tifosi sono delusi e, in buona parte, si sentono traditi dalla società, in quanto l’eccessiva sicurezza di sbrogliare la situazione ha finito per ingrandire il senso di frustrazione alla luce della sentenza del Coni e ha fatto sorgere il sospetto che non tutto sia stato raccontato, lamentando una scarsa comunicazione da parte della gestione amministrativa, affidata negli ultimi mesi solo alla pagina Facebook. Per questo i tifosi (una parte dei quali avevano già rinnovato l’abbonamento per la prossima stagione e si chiedono anche se e quando saranno rimborsati) pretendono un confronto faccia a faccia con la società per tutte le delucidazioni del caso. Un gruppo di supporters ha deciso di organizzare per questo pomeriggio alle ore 19 una protesta pubblica in piazza Vittorio Emanuele II, davanti al Comune, mentre altri ritengono superflua e prematura una manifestazione di questo tipo. La rabbia di queste ore ha portato anche ad esternazioni e richieste estreme, probabilmente rivivendo gli scheletri dei passati fallimenti. Al punto che si è scatenata una presunta psicosi sulla scomparsa della targa di fianco all’ingresso della sede della società, come se la dirigenza avesse levato le tende di nascosto per evitare la tempesta (in realtà un componente della società avrebbe poi fatto sapere che la targa era stata temporaneamente rimossa per effettuare alcune migliorie). Striscioni sono stati affissi su alcuni muri centrali della città con inviti alla dirigenza ad andare via. Nel frattempo ancora una volta il Campobasso Calcio si è affidato al principale canale social per esternare la propria amarezza e rispondere ai dubbi dei tifosi. Servirà almeno in parte a placare gli animi?
Di seguito il testo:
“Il giudizio impietoso del Coni non ha estromesso dalla serie C un club di calcio. Ha cancellato dal calcio professionistico una città, una regione intera, un popolo. Una società che fino al giorno prima veniva considerata dalla Lega Pro un modello di fair play, equilibrio finanziario e lungimiranza. E che all’improvviso è diventata carne da macello su forte impulso proprio degli organi federali. Con i tanti giovani in organico, alcuni dei quali arrivati anche in serie A. Con il suo pubblico modello, un vero spot per il calcio. Tutto vanificato da un cavillo. Come se lo sport fosse solo materia contabile. E il resto non avesse importanza alcuna. Chissà per quale motivo, poi. Politica? Interessi? Noi, questo, ancora non riusciamo a spiegarcelo. E ci chiediamo: se errore c’è stato (perché ora la parola, sull’argomento, passa alla giustizia ordinaria) su una norma non chiara, il calcio italiano è un mondo migliore e sicuro dopo l’esclusione del Campobasso? La risposta è no. E quello che è toccato al Lupo, domani potrebbe capitare a chiunque, ovvero ritrovarsi fuori. Fuori e basta. Senza mezze misure, a prescindere dall’entità dell’infrazione. Tutti in carcere, senza appello. Sia chi ha ucciso che chi ha parcheggiato in divieto di sosta. Poi, magari, se hai milioni di euro di debiti o non riesci nemmeno a partire, vieni iscritto regolarmente. È giustizia, questa? Le regole si applicano sempre o talvolta vengono solo interpretate? Dov’erano Covisoc, Figc e Lega Pro? Dov’erano i massimi esponenti federali?
Oggi siamo in ginocchio, inutile nasconderlo. Ci spezzano il cuore i sorrisi spenti di quei bambini che hanno colorato i gradoni di Selvapiana con il loro entusiasmo. Le lacrime dei tifosi che si sentono traditi. La delusione che si è trasformata in rabbia. E che sappiamo di dover accettare, perché è un gesto d’amore: come esultammo insieme quella magica notte di giugno, quando il nostro pullman rientrò da Rieti tra ali di folla, allo stesso modo siamo consapevoli che ognuno stia elaborando a modo suo la triste giornata di ieri. Ma proprio questo dolore ci accomuna ancora. E se il sentimento è veemente, è perché il progetto che stavamo sviluppando insieme era forte. Era il sogno della gente di Campobasso e del Molise. Ma anche di questa società. E siamo profondamente dispiaciuti che possa interrompersi.
Di fronte a quella che riteniamo un’ingiustizia, però, non scappiamo né ci nascondiamo. Vogliamo reagire. Sappiamo che è dura, ma andremo fino in fondo affinché non venga depredato un patrimonio come la serie C. Se affidiamo il nostro pensiero ai social, oltretutto in forma tutt’altro che anonima, non è certo perché non intendiamo metterci la faccia, ma solo perché è il modo per raggiungervi più in fretta. Oggi non possiamo fermarci. Non possiamo lasciare spazio alle polemiche, ma solo continuare a combattere nell’interesse di tutti.
Le risposte, quelle precise, le daremo appena sarà tutto chiaro. Cosa possiamo dire, ad esempio, ai nostri abbonati se non conosciamo ancora di quale livello sarà il nostro campionato? Aspettiamo e poi ragioniamo insieme.
Sia chiaro: il confronto lo accettiamo sempre. Soprattutto se costruttivo. Nelle prossime ore, ad esempio, interloquiremo con il sindaco e con le altre istituzioni, a cui spiegheremo che andremo avanti con maggior forza. A breve interverremo con decisione e presenza anche sulla stampa.
Siamo ancora vivi. Feriti, ma vivi. E non vediamo l’ora di rialzarci.“